Genitori contro lo Stato per la transizione di genere della figlia
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L'incubo di una famiglia svizzera: dall'età di 13 anni la figlia, in cura per problemi mentali, vuole la transizione di genere. Lo Stato, tramite la scuola, la asseconda e tra ordinanze e battaglie legali ora è guerra con i genitori.
Una famiglia svizzera sta vivendo un incubo: la loro figlia di 16 anni ha iniziato ad avere problemi di salute mentale durante il periodo COVID, quando aveva solo 13 anni, dopodiché ha espresso una "confusione di genere" e dichiarato di volersi trasformare in un ragazzo. I genitori della bambina si sono opposti ai suoi desideri di transizione e hanno invece iniziato un percorso con la ragazza attraverso un'assistenza privata per la salute mentale, resistendo ad ogni tentativo di darle dei "bloccanti della pubertà". I genitori della ragazza avevano dunque informato la sua scuola della situazione e di come la stavano affrontando, ma la scuola invece di rispettare la scelta dei genitori, ha iniziato la transizione sociale della figlia contro la volontà espressa dai suoi genitori.
L’istituto scolastico ha successivamente contattato l'agenzia governativa per l'assistenza all'infanzia, che ha accusato i genitori di "abusi" perché non avrebbero facilitato il cambio di sesso per la loro figlia. Un tribunale svizzero ha ordinato che fosse portata in un centro di accoglienza per giovani finanziato dal governo nell'aprile 2023, l'organizzazione “Le Refuge” di Ginevra, una struttura di una organizzazione per la difesa dei transgender. Tutto ciò con il sostegno di diverse decisioni e ordinanze dei tribunali che hanno privato i genitori dell'autorità di prendere decisioni mediche e hanno interrotto il trattamento di salute mentale che essi avevano deciso per la loro figlia.
Ovviamente nel centro di promozione per la transizione in cui si trova la bambina da tre anni, si viene incoraggiati a perseguire interventi medici per la "transizione", in palese violazione dei diritti dei genitori. «Non posso credere che viviamo in una società in cui tuo figlio può essere portato via da te semplicemente per aver cercato di proteggerlo», ha commentato il padre in un video pubblicato da ADF International, l’organizzazione di esperti e giuristi che accompagnano la famiglia nel contenzioso legale per vedersi riconosciuti e rispettati i propri diritti. Negli ultimi giorni si è passati alle minacce di possibili sanzioni penali nei confronti dei genitori se non aiuteranno gli organismi sanitari statali nel facilitare il “cambio di sesso” della loro figlia adolescente, secondo un'ordinanza della corte d'appello emessa la scorsa settimana.
I genitori, che non hanno rivelato pubblicamente i loro nomi, sono coinvolti in battaglie legali con gli organi governativi svizzeri da circa tre anni, per impedire ai funzionari pubblici di assecondare il desiderio della figlia di cambiare il proprio sesso. L’ordinanza del tribunale richiede ai genitori di fornire ai funzionari governativi i documenti legali, da loro sottoscritti e nei quali si dichiara il loro consenso alla «transizione sessuale della figlia» che consentiranno allo Stato di procedere con la transizione e con i successivi e relativi adempimenti amministrativi.
Lo Stato non dovrebbe avere questo potere, visto che la bimba aveva 13 anni da quando le strutture pubbliche hanno assecondato e promosso il desiderio di transizione. Infatti, secondo la legge svizzera, solo i minori di 16 e 17 anni possono cambiare il loro sesso legale senza il consenso di un genitore o di un tutore, anche sottoponendosi ad interventi chirurgici per il cambio di sesso, ma in questo caso solo quando i genitori siano privati della autorità legale.
Secondo il legale della famiglia, Felix Böllmann, l'avvocato dell'ADF, il tribunale si rifiuta «di riconoscere i diritti fondamentali di questi genitori di prendersi cura della loro figlia. Il tribunale dovrebbe sostenere i diritti dei genitori che agiscono nel migliore interesse del loro bambino invece di usare la legge come arma per promuovere ideologie pericolose che creano un cuneo tra genitori e figli e aumentano la probabilità di danni psicologici e fisici». Il video in cui i genitori hanno deciso di raccontare il proprio dramma, da poche settimane on-line, ha raggiunto ben più di un milione di visualizzazioni.
L'interferenza delle autorità statali e di altre istituzioni pubbliche contro i diritti e le responsabilità dei genitori nei confronti dei propri figli, sta diventando un gravissimo fenomeno mondiale. I genitori che considerano l'educazione dei loro figli come un loro diritto e dovere si trovano di fronte a scuole, ospedali e governi che interferiscono con la scusa di "proteggere” al meglio i bambini dai loro genitori.
I genitori hanno il diritto naturale (e anche il dovere) di crescere i propri figli, uno dei diritti pre-politici che pre-esistono a governi, stati e organizzazioni internazionali e riconosciuto come tale dalla “Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo” agli artt. 18, 26 e 23; dalla “Convenzione sui diritti del fanciullo”. Tuttavia contengono passaggi che vengono utilizzati per minare questi diritti genitoriali, in particolare l’art.14 e gli artt. 8, 17 e 18 della Convenzione Europea dei Diritti Umani, così come di tutta la prima parte della Carta Sociale del Consiglio di Europa che, da qualche settimana, ha eletto proprio lo svizzero Alain Berset, già presidente della Confederazione elvetica, come proprio Segretario Generale per il prossimi 5 anni.