Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Cecilia a cura di Ermes Dovico
INTERVISTA

Gandolfini: «Il popolo delle famiglie non si ferma»

Il portavoce del Family Day attacca i senatori cattolici che hanno votato il ddl Cirinnà: «Hanno tradito l'anima cattolica, non c'è niente da dire». Alfano? «Nessun patto. Ci ha chiamato il giorno del Family Day per dire che condivideva la battaglia, poi si è visto come è andata». L'impegno diretto in politica del Comitato? «Ci sono molte proposte sul futuro, è una scelta che va ben ponderata. Decideremo tutti insieme». E per il referendum costituzionale... 


- LA LETTERA: Caro Lupi, difendi l'indifendibile, di G. Amato

Famiglia 29_02_2016
Massimo Gandolfini al Family Day

Massimo Gandolfini è stato, insieme a tutti i membri del Comitato Difendiamo i Nostri Figli, protagonista indiscusso della battaglia sul ddl Cirinnà. Con una grande capacità di coinvolgimento dal basso per ben due volte, lo scorso 20 giugno e sabato 30 gennaio, Gandolfini si è fatto portavoce di un popolo che ha riempito prima piazza San Giovanni e poi il Circo Massimo. Adesso, dopo che il Senato che ha approvato il maxiemendamento al ddl Cirinnà, molti guardano a lui, e a tutti i suoi compagni di ventura, per cercare la rappresentanza di un popolo che sembra intenzionato a  voler continuare a dire la sua.

Gandolfini, cosa dire di questo ddl sulle unioni civili che ha avuto il via libera al Senato?Siamo profondamente delusi, perché se da una parte bisogna considerare la vittoria che il popolo del Family Day ha registrato ottenendo che venisse stralciato l'articolo 5 relativo alla cosiddetta stepchild adoption, d'altra parte tutto quello che noi abbiamo invocato è stato brutalmente dimenticato e non considerato. Per cui siamo contrari praticamente in toto a questo maxiemendamento che è stato approvato, oltretutto con quell'ignobile stratagemma del voto di fiducia.

Sappiamo che il maxiemendamento è stato approvato con il voto di tanti senatori che si dicono cattolici. Si è consumato un tradimento da parte di questi senatori rispetto al popolo del Circo Massimo?
Io ho già detto, anche prima del voto, che se fosse passato un ddl così, dove ci sono tantissimi punti di contatto tra il nuovo istituto e il matrimonio ex art. 29 della Costituzione, sarebbe stato un vero e proprio tradimento dell'anima e della tradizione cattolica. Perché un ddl che propone modelli diversi di famiglia, rispetto a quello fondato su di un padre, una madre e i figli, nell'ottica del Magistero, ma anche della cultura e della tradizione cattolica, è uno sfregio. Per cui, in questo senso, è un vero e proprio tradimento da parte di tutti i parlamentari cattolici che hanno votato a favore, indipendentemente dal partito nel quale militano. 

Proprio la mattina del Family Day lei aveva incontrato il ministro Alfano. Forse avevate riposto in lui troppa fiducia?
Intanto bisogna chiarire una cosa: quella mattina sono andato dal ministro Alfano, perché il ministro mi ha chiamato per dirmi che sarebbe voluto venire in piazza, ma non poteva per ragioni istituzionali. Mi disse anche che voleva rappresentarmi la sua condivisione per le nostre ragioni e la nostra battaglia. In effetti, quando lo ho incontrato ho registrato questa sua condivisione verso il popolo del Family Day. Nulla più, non è stato fatto nessun patto, di nessun genere, tutto quello che qualcuno ci ha costruito sopra è pura fantasia. 

Quindi non avevate riposto alcuna particolare attesa sul ministro Alfano e su NCD?
No, anche se è innegabile che ci si sarebbe aspettati qualcosa di più. Perché quello che io avevo chiesto a tutti, ivi compreso il ministro Alfano, era quello di giocare il tutto per tutto al fine di fermare questo disegno di legge. È sotto gli occhi di tutti che alcuni parlamentari lo hanno fatto, giocandosi e sacrificandosi di persona, ed altri non lo hanno fatto. Con l'occasione mi sento di ringraziare quei politici che si sono impegnati per portare avanti le nostre istanze non votando la fiducia.

A questo punto diciamo che sono molte le voci che parlano di un vostro prossimo impegno diretto in politica. Vero o falso?
Falso, nel senso che non ne abbiamo mai parlato in maniera organica. Si tratta di una scelta che va ben ponderata e che richiede un lavoro profondo di tipo culturale e strategico, da farsi con estrema cautela. Colgo l'occasione per dire che, siccome ci sarà un incontro nei prossimi giorni a Roma [Dal Family day al Family Italia?, NdA], quell'incontro non è un incontro di fondazione di alcunché. Certamente devo dire che vi sono decine di spinte per un nostro impegno diretto in politica, decine di proposte. Per il momento le stiamo considerando, ma la decisione non spetta a me: dovremo riunirci insieme e poi decidere cosa fare. Per il momento non c'è nessuna chiara decisione.

Vi accusano di fare minacce al Governo quando dite di voler far boicottare il prossimo referendum sulle riforme di ottobre. Cosa rispondete?
La nostra non è una minaccia, ma è un ragionamento. Il premier Renzi si è portato a casa una legge con quel maxiemendamento che tutti conosciamo; ciò è stato fatto evitando che questa legge delicatissima e divisiva venisse discussa in Commissione giustizia, poi con il tentativo del cosiddetto canguro, infine ponendo la fiducia. Perciò, di fatto, qualsiasi tipo di discussione, di confronto democratico, è stato sfregiato e abolito. La domanda viene da sé: che cosa succederà domani, quando, invece, di esserci due Camere ce ne sarà soltanto una? E magari quando in questa unica Camera il partito di maggioranza avrà dominio bulgaro, e potrà farvi passare qualsiasi cosa gli venga in mente? Aver messo la fiducia sul ddl Cirinnà, nelle modalità che tutti conosciamo, è stato come dire ai senatori: “Guarda che di quello che pensi tu non me ne importa niente”. Ma questo è il metodo democratico? Ecco perché al prossimo referendum sulle riforme diciamo che se la Camera decisionale rimane una rischiamo un ulteriore riduzione di democrazia. E questo non è un vantaggio per nessuno.

Quindi rimane valido quello striscione #Renziciricorderemo che campeggiava al Circo Massimo?
Nessuno vuol minacciare nessuno, però di fronte a chi si è presa una responsabilità così grande di non tenere minimamente in considerazione le istanze che sono sorte dal popolo del Family Day, e che dice di giocarsi la carriera politica sul referendum dell'ottobre prossimo, io mi permetto di dire alle persone che erano in piazza di ricordarsi. Di ricordarsi se quella persona vi ha considerato o meno su tematiche così importanti come sono quelle della famiglia e dei bambini.

- LA LETTERA: Caro Lupi, difendi l'indifendibile, di G. Amato