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FECONDAZIONE

Gammy e i dottor Stranamore della vita

Il piccolo Gammy e i dottor Stranamore della vita, i manipolatori della vita, i trafficanti di embrioni su commissione. Una partita che si gioca ogni giorno nel silenzio discreto dei laboratori ipertecnologici, nelle cliniche linde e moderne dell'Occidente evoluto e progressivo.

Vita e bioetica 03_08_2014
Il piccolo Gammy

Il piccolo Gammy e i dottor Stranamore della vita, i manipolatori della vita, i trafficanti di embrioni su commissione. Una partita che si gioca ogni giorno nel silenzio discreto dei laboratori ipertecnologici, nelle cliniche linde e moderne dell'Occidente evoluto e progressivo. Un gioco che tuttavia ha il suo primo tempo dall'altra parte del mondo, nei Paesi della fame e dello sviluppo asimmetrico. Ci voleva Gammy a strappare il velo di questo indecente scambio diseguale, a mettere a nudo, in diretta mondiale, cosa bolle sotto i fumi ghiacciati delle case provette dove sono parcheggiati gli embrioni in attesa di trapianto.

Nel contratto non era previsto che uno dei due gemelli, affittati a una madre thailandese, potesse risultare “difettoso”, cioè affetto da sindrome down. Dunque, come da contratto, la merce che per qualche motivo giunge a destinazione manipolata e compromessa, va subito rispedita al mittente. E questo hanno fatto i coniugi australiani che avevano “comprato” i bambini in Thailandia: si sono tenuti la femmina, perfettamente sana, e hanno rifiutato, perché guasto, il maschietto, di nome Gammy, down. Malattia ormai anacronistica: non nascono più bambini down al mondo, non già perché si sia trovato un antidoto alla Trisomia 21, quanto perché quei bambini si abortiscono. Pure Gammy, era destinato a finire nel nulla. La ragazza thailandese ha invece tenuto per sé il piccolo affetto anche da una grave malformazione cardiaca e tutto il Paese si è mobilitato per raccogliere fondi per pagare l’intervento e assicurargli un futuro meno difficile. La sorella gemella, invece, quel futuro ce l’aveva già assicurato a migliaia chilometri di distanza, nella casa dei coniugi australiani che hanno esercitato il loro diritto di prima scelta.

Allucinante, vero? Anche la vita artificiale a volte regala i suoi imprevisti. Già immaginare quel contratto sulla vita di essere umani è aberrante, da moderno mercato degli schiavi dove la nave negriera è sostituita da internet e dalle e-mail degli smarphone e la selezione della razza sana è nell’incrociarsi silenzioso di embrioni e dna nei laboratori della vita liquida e senza volto. E allora, quel “dettaglio” imprevisto, quell’incidente nelle cellule di Gammy sfuggito alla più perfetta selezione eugenetica, è l’elemento scientificamente imponderabile, tanto devastante quanto provvidenziale.Sì, positivo e provvidenziale nella sua tragica casualità perché ha rivelato il lato oscuro e imbarazzante della presunzione scientifica: l’incidente molecolare ha reso carne l’imperfezione, le ha dato un nome e un volto: baby Gammy, bimbo nato con un con un cromosoma in più e con qualche battito del cuore in meno.

Il fallimento della scienza onnipotente e creativa, lo scacco del desiderio elevato a delirio divino, la presunzione di poter disporre e manipolare la natura e l’umano a proprio piacimento e capriccio. Ma il limite, l’impotenza, la natura storta sono lì a ricordarci che la vita è dono e non è disponibile, né al ricercatore eugenetco né alla coppia alla disperata ricerca del figlio che non c’è. Ecco, forse a questo potrà servire la vicenda orribile del bimbo ordinato e poi rifiutato, della ragazza thailandese ridotta a fattrice e incubatrice umana di figli altrui, della coppia che dall’Australia fa l’ordine di acquisto e poi attende con pazienza e trepidazione nove mesi perché la Dhl a servizio della tecnologica cicogna consegni a domicilio il “pacco” dono gemellare. Con la clausola del rimborso, in caso di inadempienza sulle regole di ingaggio. 

Ma c’è un altro aspetto che il bimbo Gammy riporta all'attenzione. E' il nuovo supermarket globale del bambino, l’outlet della “madri fattrici sane”dove acquistare quello che meglio si addice ai nostri trend affettivi, senza trascurare pure il lato estetico della faccenda (maschio, femmina, biondo, bruno, occhi azzurri o verdi).  Lo sanno tutti: da anni la Thailandia è il mega store della maternità a pagamento, dopo aver surclassato l’India per prezzi bassi e leggi permissive.  E gli australiani sono i migliori clienti del settore. I conti li ha fatti il quotidiano Avvenire: fra il 2012 e il 2013 oltre 400 bambini di questa nazionalità sono nati in Thailandia e 600 in India. Si stima che ogni anno almeno 500 coppie gay si diano al turismo riproduttivo dall’Australia, dove pagare un utero è proibito, verso Paesi in via di sviluppo.

Succede in Thailandia ma potrebbe essere la stessa cosa anche nella nostra civilissima Italia. Se con la fecondazione omologa si vietava l’ingresso nella procreazione di un donatore esterno alla coppia, di un terzo estraneo, ma ora, dopo la sentenza della Consulta tutto è permesso, dunque possibile.  Ecco, se Gammy è venuto al mondo beffando ogni programmazione e mettendo a soqquadro l’asettico supermarket degli embrioni è urlare a tutti che il bambino nasce da una mamma e da un papà naturale e per essere amato così com’è. E anche per ricordarci che nessun dottor Stranamore della vita può violentare e sconvolgere la natura senza pagare un terribile prezzo.