Fusioni editoriali e nuovi colossi di carta: ci sarà più informazione?
L’annuncio è arrivato soltanto ieri: nasce il polo Repubblica-Stampa, che controllerà circa il 20% del mercato della carta stampata. Gruppo Editoriale L’Espresso e Itedi hanno firmato un memorandum d’intesa finalizzato alla creazione di un gruppo editoriale leader in Italia e in Europa nell'informazione quotidiana e digitale.
L’annuncio era nell’aria, ma è arrivato soltanto ieri: nasce il polo Repubblica-Stampa, che controllerà circa il 20% del mercato della carta stampata. Gruppo Editoriale L’Espresso e Itedi hanno firmato un memorandum d’intesa finalizzato alla creazione di un gruppo editoriale leader in Italia e competitivo in Europa nel settore dell’informazione quotidiana e digitale. L’accordo si basa sulla fusione per incorporazione di Itedi con il Gruppo Editoriale L’Espresso ed è stato siglato dalla Cir di De Benedetti, azionista di controllo del Gruppo Editoriale L’Espresso, da Fca (FiatChryslerAutomobiles) e Ital Press Holding S.p.A. (Famiglia Perrone), azionisti di Itedi.
Le due società editoriali nel 2015 hanno registrato complessivamente ricavi pari a circa 750 milioni di euro, con la più alta redditività del settore, e non sono gravate da debiti. Le testate coinvolte nell’operazione sono: La Repubblica, La Stampa, Il Secolo XIX e i 18 giornali locali del Gruppo L’Espresso, che nel 2015 hanno raggiunto nel loro insieme circa 5,8 milioni di lettori e oltre 2,5 milioni di utenti unici giornalieri sui loro siti d'informazione. Nel 2015 il Gruppo editoriale l'Espresso ha totalizzato un utile netto pari a 17 milioni di euro, il doppio rispetto agli 8,5 milioni registrati nel 2014. Il fatturato è stato pari a 605,1 milioni, in calo del 6% sull'anno precedente.
Come si legge nel comunicato ufficiale, l'operazione presenta un significativo valore industriale poiché punta a integrare due gruppi con attività complementari e mira a realizzare crescenti economie di scala. Grazie ad un'offerta completa di contenuti multimediali e di servizi di informazione su carta e digitale, il nuovo gruppo avrà la forza patrimoniale e le dimensioni adeguate per rispondere alle sfide del settore, promuovendo progetti innovativi e originali sviluppati per una molteplicità di piattaforme distributive. La fusione avverrà sulla base di un concambio che sarà stabilito puntualmente negli accordi definitivi, subordinatamente alla due diligence e ad altre condizioni. All'esito dell'operazione, Cir resterà azionista di controllo, con una quota superiore al 40% del Gruppo Editoriale L'Espresso. La società risultante dalla fusione resterà quotata alla Borsa Italiana. Le testate manterranno piena indipendenza editoriale.
La guida operativa del polo editoriale sarà affidata a Monica Mondardini, oggi amministratore delegato di Cir e del Gruppo Espresso. Bisognerà ora verificare se l’operazione supererà lo scoglio dell’Antitrust, trattandosi di una concentrazione assai robusta di voci del panorama editoriale, soprattutto della carta stampata. La Repubblica, sulla base dei dati Ads, si è confermato peraltro il primo quotidiano d'informazione per copie vendute in edicola, abbonamenti e altri canali di legge, e, sulla base dei dati Audipress, ha registrato 2,2 milioni di lettori giornalieri dell'edizione tradizionale. I quotidiani locali, la cui readership media giornaliera in base alle rilevazioni Audipress ammonta a 2,9 milioni di lettori, hanno registrato un calo delle diffusioni significativamente meno pronunciato di quello settoriale. Nelle edizioni digitali delle testate del gruppo, nel 2015 si sono registrati 93 mila abbonati medi.
Intanto, però, la fusione è stata salutata con entusiasmo sui mercati finanziari, perché già ieri le voci che circolavano con insistenza circa un imminente accordo tra i due colossi avevano fatto volare in Borsa i titoli L’Espresso e Rcs Mediagroup. Sul piano politico e della storia dell’editoria italiana, l’annuncio di ieri segna l’inizio dell’uscita della Fiat dall’editoria italiana dopo oltre un secolo. Elkann diventa pressoché irrilevante in ambito editoriale, dal momento che i soldi di Exor, cassaforte di famiglia, li ha investiti sul settimanale globale The Economist. C’è chi ipotizza che Diego Della Valle e Urbano Cairo vogliano rilevare la quota di controllo di Rcs.
Cosa cambia, invece, quest’operazione nella geografia del mondo dell’informazione italiana? Entrambe le principali testate di riferimento dei due soggetti che si fondono (La Repubblica e La Stampa) sono fortemente filogovernative e continueranno ad esserlo. Ma i movimenti nell’editoria potrebbero non finire qui. Da tempo si vocifera anche di una fusione tra altri due autorevoli organi d’informazione: il Sole 24 ore e il Corriere della Sera, entrambi sempre più tiepidi nei confronti dell’esecutivo. Il protagonista di questa seconda operazione potrebbe essere Gianfelice Rocca. L’attuale presidente di Assolombarda potrebbe agevolare l’ascesa del bolognese Alberto Vacchi nella corsa alla presidenza di Confindustria e in cambio ottenere la presidenza del Gruppo editoriale Il Sole 24 Ore.
Si sta, infatti, facendo strada l’idea di accorpare i due giornali visto che Confindustria è già nel mirino di molti suoi affiliati per la sua pletoricità e non avrebbe più tantissimi soldi da investire nell’editoria. Presto si capirà se i principali quattro quotidiani italiani, pur dopo una serie di passaggi intermedi, siano destinati negli anni a diventare due, con inevitabili ripercussioni sul mercato, sia in termini di realizzazione di posizioni dominanti, sia in termini di riduzione della manodopera giornalistica, in virtù di dichiarate economie di scala.