Furia giustizialista su Woelki: "Toglietegli lo stipendio"
Il portavoce di "Noi siamo Chiesa" ha chiesto che l'arcivescovo di Colonia, il cardinale Rainer Maria Woelki, sia lasciato senza stipendio, sebbene ne abbia diritto per legge e nonostante sia uscito completamente pulito dalle accuse di copertura emerse nel report abusi. Gli attacchi in questi giorni si sono moltiplicati su un vescovo "reo" di non appoggiare il nuovo corso della Chiesa tedesca.
"Più umanità invece di condanne generalizzate" e "più disponibilità alla riconciliazione anziché spietata durezza e severità" sono due tra gli obiettivi dichiarati di Wir sind Kirche ("Noi siamo Chiesa"), il movimento ultra-progressista perennemente in lotta con il Magistero. Eppure è un programma che non vale per il cardinale Rainer Maria Woelki, in ritiro spirituale dalla metà di ottobre fino all’inizio della Quaresima dell’anno prossimo dopo la conclusione della visita apostolica nell'arcidiocesi di Colonia.
Il portavoce di "Noi siamo Chiesa", infatti, ha chiesto che il porporato sia lasciato senza stipendio, sebbene ne abbia diritto per legge. Woelki ed il suo stipendio, però, non sono finiti nel mirino soltanto del movimento di base ma di buona parte dell'opinione pubblica tedesca e del laicato cattolico impegnato. Il periodo nero dell'arcivescovo di Colonia, cominciato con la decisione di non pubblicare per errori metodologici un report abusi inizialmente commissionato ad uno studio legale di Monaco, non si arresta a terminare.
Woelki non aveva insabbiato lo scandalo, ma si era rivolto ad un altro team di avvocati che aveva prodotto un nuovo rapporto poi pubblicato a marzo in cui la posizione dell'arcivescovo - al netto di alcune indiscrezioni 'colpevoliste' uscite in quei mesi sui giornali locali - ne era uscita riabilitata. Nonostante ciò, per la gestione comunicativa dell'accaduto e per le responsabilità emerse sul conto dei suoi predecessori, Roma aveva inviato a Colonia una visita apostolica guidata dal cardinale Anders Arborelius e da monsignor Johannes van den Hende. Lo scorso mese, al termine dell'indagine, Papa Francesco ha ricevuto Woelki in Vaticano e, pur confermandogli la sua fiducia, ha accettato la sua richiesta di "un tempo spirituale fuori diocesi".
La pausa, prevista per metà ottobre, non ha fatto in tempo ad iniziare che la stessa macchina mediatica ininterrottamente in azione per pretendere le sue dimissioni si è rimessa di nuovo in moto per chiedere di lasciarlo senza alcun sostentamento economico. In Germania, infatti, il vescovo è inquadrato come un dipendente pubblico ed arriva ad un livello di stipendio da funzionario B10, ovvero ad un mensile lordo di quasi 14mila euro a carico dei contribuenti. Una retribuzione che, come ha spiegato una fonte dell'arcivescovado, non verrà meno durante il periodo di ritiro spirituale concesso dal Pontefice: "L'arcivescovo è ancora in carica e una pausa spirituale non è una vacanza", ha detto un portavoce al quotidiano "Kölner Stadt-Anzeiger".
Nonostante sia un suo diritto e nonostante Woelki sia uscito completamente 'pulito' dalle accuse di copertura emerse nel report abusi su Colonia, gli attacchi in questi giorni si sono moltiplicati. Oltre al movimento "Noi siamo Chiesa", critiche sono arrivate anche dall'associazione dei contribuenti della Renania Settentrionale-Vestfalia. Fonti vicine al porporato, in ogni caso, hanno fatto trapelare la sua intenzione di donare "una parte considerevole" del suo stipendio alle vittime di abusi ed hanno rivelato che il cardinale va comunque considerato on duty perché in questi mesi di dedicherà a "scoprire di più sulle modalità di cura pastorale nelle chiese vicine, specialmente nei Paesi Bassi”.
Occorre ricordare, inoltre, che sin dal suo insediamento l'attuale arcivescovo di Colonia ha deciso di "ridurre significativamente" il suo stipendio rispetto a quello del suo predecessore, il cardinale Joachim Meisner. Non è da escludere che il dossier Colonia sia stato al centro dell'udienza concessa lunedì mattina da Papa Francesco a monsignor Nikola Eterovic, nunzio apostolico in Germania a cui era toccato il compito di dare comunicazione sia della visita apostolica in arcidiocesi e che della pausa concessa a Woelki.
Nella stessa mattinata, peraltro, il Santo Padre ha ricevuto anche monsignor Heiner Wilmer, giovane vescovo di Hildesheim reduce dalla pubblicazione di un rapporto sugli abusi su minori avvenuti nella sua diocesi in cui sarebbero emerse responsabilità del predecessore Heinrich Maria Janssen. Nel 2018 Wilmer, favorevole alle iniziative di Maria 2.0 e di altri gruppi ultra-progressisti che chiedono abolizione del celibato, ordinazione delle donne e parrocchie 'miste' coi protestanti, era stato rimproverato a distanza da Woelki per aver sostenuto che "l'abuso di potere è nel dna della Chiesa".
L'attuale vescovo di Hildesheim si era 'vendicato' qualche anno dopo, definendo "molto deplorevole" la gestione del caso abusi a Colonia. Da fonti tedesche arriva una suggestione: potrebbe essere proprio Wilmer il prossimo arcivescovo di Colonia? Una scelta che avrebbe del clamoroso: fino ad oggi si è dato per scontato che Woelki, finito il periodo di pausa nel marzo 2022, farà ritorno al suo incarico.
Nel comunicato della nunziatura, però, si è voluto rimarcare come sarebbe "evidente che l’arcivescovo e l’arcidiocesi hanno bisogno di una sosta, di un tempo di rinnovamento e di riconciliazione". Una formula che, specialmente alla luce della pressione mediatica su di lui non ancora destinata a diminuire, non esclude l'ipotesi di un cambio alla guida dell'arcidiocesi tedesca col più alto numero di fedeli. Nel frattempo, l'amministratore apostolico entrato in carica è monsignor Rolf Steinhäuser, colui che fino ad oggi è stato vescovo ausiliare e che avrà come delegato monsignor Markus Hofmann, vicario generale e collaboratore di fiducia dell'arcivescovo 'a riposo'. Una soluzione interna che ha fatto storcere il naso al presidente del consiglio diocesano, Tim Kurzbach, deluso per il fatto che Steinhäuser avrebbe detto che Woelki "dovrebbe tornare dopo la pausa". Dovrebbe, condizionale.