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ISLAM

Fratelli Musulmani, alla conquista dell'Europa

L’internazionale dei Fratelli Musulmani sta sfruttando il relativismo altrui per imporre il proprio assolutismo islamico anche in Europa, in modo silenzioso e astuto, come predicano apertamente i suoi ideologi.

Esteri 09_04_2014
Yusuf al Qaradawi

«Per quanto concerne i Fratelli musulmani, ritengo sia importante verificare di avere compreso a fondo che cosa sia questa organizzazione, che cosa rappresenti, quali ne siano i legami, quali ne siano le convinzioni circa l’estremismo e l’estremismo violento, quali siano le sue connessioni con altri gruppi, quale sia la loro presenza nel Regno Unito. Ritengo si tratti di un lavoro importante poiché le misure intraprese per essere giuste dovranno seguire una vera comprensione dell’organizzazione con cui abbiamo a che fare». Queste le parole del primo ministro britannico David Cameron quando lo scorso 1 aprile ha annunciato un’indagine più approfondita sull’operato della Fratellanza e sull’attentato nella località turistica egiziana di Taba lo scorso febbraio.

Non si è fatta attendere la reazione da parte della Fratellanza che ha immediatamente pubblicato sul proprio sito in inglese un comunicato in cui, tra l’altro, si legge: “I Fratelli musulmani hanno sempre avuto una storia altamente rispettabile e verificabile così come una corretta interpretazione della religione sin dalla loro fondazione, più di 86 anni fa. Il gruppo è pronto e disponibile a cooperare con tutto l’impegno per fare comprendere le proprie convinzioni, le proprie politiche e le proprie posizioni. Denuncia altresì tutte le campagne mediatiche che cercano di demonizzare il gruppo e lo collegano a incidenti violenti che ha, a suo tempo, condannato senza ambiguità all’epoca dei fatti, il più recente dei quali è stato l’attacco a un autobus turistico a Taba […]” Seguono una serie di precisazioni circa il rapporto tra Fratelli musulmani, Regno Unito e Occidente: “La Fratellanza è rimasta colpita dalle recenti affermazioni, poiché tutti i governi britannici sono stati informati, da elevati esperti, circa le posizioni del gruppo e il suo approccio pacifico. […] I princìpi e la ideologia del gruppo, che sono stati insegnati per più di ottant’anni in tutte le parti del mondo, da Oriente a Occidente, sono state annunciate, pubblicate e analizzate a fondo da molti studiosi musulmani e non, ricercatori e centri di ricerca nel mondo intero – tutti hanno affermato, ripetutamente, che l’approccio del gruppo è totalmente pacifico e che tutti i suoi metodi sono non violenti. Il comportamento e le azioni di tutti coloro che sottoscrivono i principi e gli insegnamenti del gruppo, tutti coloro che appartengono alla Fratellanza, sono palesemente un esempio di obbedienza alle leggi e alle regole delle nazioni in cui risiedono e servono altresì le nazioni in cui sono cresciuti […]”.

Il comunicato è intelligentemente accompagnato da una fotografia raffigurante Cameron che stringe la mano al presidente islamista Mohammed Morsi. Di fatto, i Fratelli Musulmani hanno a disposizione una lunga storia di rapporti, diretti e indiretti, ufficiali e ufficiosi con la Gran Bretagna. Nel 2010 Mark Curtis pubblica Secret Affairs: Britain’s Collusion with Radical Islam (Serpent’s Tail, Londra), un documentato saggio che potrebbe da un lato risparmiare a David Cameron tante ricerche, ma che, al contempo, lo costringerebbe a indubbie e serie riflessioni circa la ragion politica. Curtis scrive: “Un rapporto dell’ambasciata britannica al Cairo della fine del 1951 affermava che la Fratellanza ‘possiede un’organizzazione terroristica di lunga data che non è mai stata smantellata da un’azione di polizia’, nonostante i recenti arresti. Tuttavia il rapporto minimizzava le intenzioni della Fratellanza nei confronti dei britannici, affermando che stavano ‘progettando di inviare terroristi lungo il Canale di Suez’ ma ‘non intendono mettere in azione l’organizzazione contro le forze di Sua Maestà’. Un altro rapporto sottolineava che, sebbene la Fratellanza fosse stata responsabile di alcuni attacchi contro i britannici, si era trattato probabilmente di ‘indisciplina’, e ‘in conflitto apparente con la politica dei loro leader’». Si sottolinea quindi la connivenza, ma soprattutto il relativismo nell’approccio britannico al movimento fondato da Hasan al-Banna.

Hanno quindi ragione i Fratelli musulmani a stupirsi dell’atteggiamento del Primo Ministro britannico che dovrebbe conoscere alla perfezione i rapporti tra l’organizzazione islamica e il proprio Paese. Stupisce altresì che David Cameron debba avviare un’inchiesta per meglio comprendere la natura dei Fratelli Musulmani, si tratta semplicemente di accettare la nuda e cruda verità oppure di ignorarla. La nuda e cruda e verità è che nei movimenti islamisti esistono solo diverse tattiche, diverse modalità, ma l’obiettivo è unico: conquistare il potere per imporre la sharia in uno Stato islamico.

In un video, Yusuf al-Qaradawi, teologo di riferimento della Fratellanza e presidente del Consiglio Europeo per la Fatwa e la Ricerca con sede a Dublino e più volte invitato nella capitale londinese all’epoca del sindaco Ken Livingstone, ha dichiarato: «Conquistare Roma, l’Italia e l’Europa, significa che l’islam tornerà in Europa. Questa conquista sarà necessariamente raggiunta con la guerra? No, è possibile vincere con mezzi pacifici. Questa conquista pacifica ha la sua origine nella religione. Perciò credo che l’islam conquisterà l’Europa senza usare la violenza». Intervistata nel 2010 dal giornalista iracheno Walid al-Qubaysi, l’ex Guida Suprema dei Fratelli musulmani Mahdi Akef aveva dichiarato: «Il sogno dei Fratelli musulmani è istituire uno Stato islamico unito. Istituire dove? Non lo so. Noi musulmani siamo attualmente diffusi dovunque. Numerose nazioni e differenti gruppi. Il progetto dei Fratelli musulmani in Europa è introdurre questa religione in Europa. Questa è la nostra religione. Con tutta la sua bellezza, grandezza, purezza e progresso. Nulla di più».

Le dichiarazioni di Qaradawi e Akef vengono ulteriormente chiarite da quelle, del leader del Partito socialista egiziano al-Tagammu’ Refaat al-Said: «Mahdi Akef e io eravamo amici. Cosa è accaduto? Eravamo insieme nella prigione di Wahat. Lui vi rimase per diciassette anni, io per quattordici. Quando divenne Guida suprema, venne da me. Tentando di aprire canali di comunicazione. Una volta gli ho sussurrato: “Non governerai mai questo paese, non ci pensare”. Mi rispose: “Sei un ingenuo. Io non voglio diventare il leader, ma quando tutte le donne indosseranno il velo e tutti gli uomini porteranno la barba, mi pregheranno di guidarli”». In questo consiste la cosiddetta moderazione dei Fratelli musulmani.

Per tornare all’accusa di terrorismo basterebbe leggere il versetto coranico la cui prima parola compare nel logo della Fratellanza: “E preparate contro di loro forze e cavalli quanto potete, per terrorizzare il nemico di Dio e vostro, e altri ancora, che voi non conoscete ma Dio conosce, e qualsiasi cosa avrete speso sulla via di Dio vi sarà ripagata e non vi sarà fatto torto” (Corano VIII, 60). Il termine “terrorizzare” ha la stessa radice della parola araba che indica il terrorismo irhab. Non solo, ma il commento al versetto di Sayyid Qutb, il principale ideologo dei Fratelli musulmani, ci illumina ulteriormente: “L’obiettivo è quello di seminare il terrore nei cuori dei nemici di Allah che sono anche nemici dei sostenitori dell’islam sulla terra. Vi sono quelli evidenti e che sono quindi conosciuti dai musulmani, mentre altri stanno sulle retrovie e quindi non sono noti, altri non dichiarano apertamente la loro ostilità. Allah conosce bene i loro segreti e le loro verità. Costoro sono terrorizzati dalla forza dell’islam anche se non sono stati raggiunti in prima persona. I musulmani devono essere forti, raccogliere tutta la forza di cui sono in grado per terrorizzare, di modo che la parola di Allah regni suprema e che la fede sia tutta rivolta a Allah. I preparativi impongono avere a disposizione del denaro e il sistema islamico si fonda sul sostegno reciproco. L’invito al jihad va di pari passo con l’invito a versare denaro sulla via di Allah. […] Così l’islam chiede il jihad e il versamento di denaro sulla via di Allah che viene purificato da ogni fine terreno, da ogni scopo personale e da ogni sentimento nazionale e di classe. È sempre puro, compiuto sulla “via di Allah” per realizzare la parola di Allah e guadagnarsi il Suo compiacimento” (Sayyid Qutb, Fi zilal al-Qur’an, III, Il Cairo 1968, 1543, 1544). Il collegamento di questo al jihad, che di fatto è l’argomento principe della Sura del Bottino, leva ogni dubbio riguardo l’espressione “terrorizzate”.

D’altronde l’intellettuale egiziano Farag Foda, assassinato da estremisti islamici nel 1992, nel saggio Il terrorismo (al-Irhab) scriveva: “Il terrorismo politico-religioso è iniziato con la nascita dei Fratelli musulmani, nel momento in cui il giuramento di fedeltà [alla organizzazione] veniva recitato sul Corano e sulla ‘pistola’ come ha ricordato la Guida Suprema Abu Nasr nelle sue memorie pubblicate sul quotidiano al-Ahrar quando narra che Hasan al-Banna si illuminò e si rallegrò immensamente nel momento in cui Abu Nasr estrasse la sua pistola affermando che la pistola era la soluzione.[…]” (p. 39)

Questo è il sostrato del movimento dei Fratelli musulmani, volenti o nolenti. Se esistono sfumature, ed esistono, si tratta di adattamenti, adeguamenti dovuti al momento, al pragmatismo, ma il fine è quello espresso dalla ex Guida Suprema Mahdi Akef. Il 4 aprile Ibrahim Munir, che viene definito il responsabile del movimento in Europa e guarda caso residente da vent’anni a Londra, intervistato dal quotidiano egiziano Al-Masry al-Yom ha candidamente dichiarato: «Il governo britannico sa bene che sono un membro dell’Ufficio della Guida dei Fratelli musulmani, e non mi vergogno di essere descritto in quanto tale, il governo britannico sa chi ci reca visita e chi condivide il nostro pensiero perché ci segue e ci controlla, sia indirettamente sia direttamente contattando me e il movimento, e in tanti altri modi diversi». Munir è stato altresì molto esplicito nella descrizione dei Fratelli musulmani in Europa: «L’operato islamico in Europa è diverso, è una struttura del tutto indipendente che si chiama Federazione delle Organizzazioni Islamiche in Europa (FIOE), registrata presso l’Unione Europea, ha una sede a Bruxelles ed è conosciuto a livello europeo, e su questa base collaborano. Noi dobbiamo obbedire alle leggi dei nostri paesi e loro alle leggi dei loro paesi. In tutte le nazioni europee esistono organizzazioni islamiche che trasmettono il messaggio dei Fratelli Musulmani e altre che non lo fanno. Tutte queste organizzazioni operano per il bene del loro paese e in base alle leggi di quel paese». Quanto alla sede londinese ribadisce che si tratta di «un’associazione di ricerca registrata presso il governo britannico». Il messaggio ancora una volta è evidente e chiaro: i Fratelli musulmani sono una realtà affermata e riconosciuta dalle istituzioni europee.

Il problema quindi non sono certo i Fratelli Musulmani, abili camaleonti che non si distolgono un solo istante dal loro fine ultimo, il problema è la schizofrenia di chi un giorno li condanna e un giorno va a braccetto con loro, di chi, come l’Arabia Saudita, li considera un nemico interno, ma un possibile alleato in Siria, di chi come Cameron lascia che nei tribunali civili del suo paese si possa ricorrere alla sharia e poi vorrebbe mettere i Fratelli musulmani sulla lista dei terroristi, di chi mette, come Stati Uniti e Gran Bretagna, nella lista delle organizzazioni terroristiche Hamas, nel cui statuto all’articolo 2 si legge chiara l’affiliazione alla Fratellanza, e non i Fratelli Musulmani.

Concludendo, l’internazionale dei Fratelli Musulmani ancora una volta sta sfruttando il relativismo altrui per imporre il proprio assolutismo in modo silenzioso e astuto, proprio come predetto da Yusuf Qaradawi. Non solo, ma si sta già preparando a opporsi democraticamente, sul piano legale, a un’eventuale definizione di “organizzazione terroristica” da parte del governo britannico. Il 5 aprile il giornalista Adel Darwish ha riportato sul quotidiano Al-Sharq al-Awsat, che sarebbero già stati versati circa 31 milioni di dollari a un pool di avvocati locali. Ancora una volta la storia dà ragione a Winston Churchill secondo cui “la persona accondiscendente è colui che nutre il coccodrillo nella speranza di essere mangiato per ultimo”.