Forza Italia e la Sinistra, trame per sopravvivere un po'
Berlusconi ha ormai capito che la legislatura durerà fino alla scadenza naturale e non vuole rimanere ai margini dei giochi di potere. Preferisce far pesare i suoi voti, soprattutto al Senato, e ottenere vantaggi per sé e per le sue aziende, anche a costo di uccidere il centrodestra, che lui stesso ha fatto nascere oltre 25 anni fa.
La telefonata di ieri tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi non deve trarre in inganno. La pace di facciata serve per camuffare una frattura profonda che, se resa evidente, indebolirebbe entrambi. Ormai, però, gli indizi sono tanti. E’ tornato il Patto del Nazareno. Tra Forza Italia e maggioranza di governo non c’è solo un clima di cortesia istituzionale. Silvio Berlusconi ha ormai capito che la legislatura durerà fino alla scadenza naturale e non vuole rimanere ai margini dei giochi di potere. Preferisce far pesare i suoi voti, soprattutto al Senato, e ottenere vantaggi per sé e per le sue aziende, anche a costo di uccidere il centrodestra, che lui stesso ha fatto nascere oltre 25 anni fa, conducendolo alla vittoria. Matteo Salvini e Giorgia Meloni hanno una prospettiva temporale diversa: vogliono picconare il governo senza condividere in alcun modo le misure impopolari di questi mesi, per poi candidarsi a guidare il Paese fra due anni e mezzo, quando si voterà per le politiche.
Non è la prima volta che sboccia l’idillio tra sinistra e Berlusconi. Basta sfogliare gli album delle legislature precedenti per rivivere i ciclici ammiccamenti tra postcomunisti e Cavaliere, a cominciare dalla fine degli anni novanta, quando Massimo D’Alema riuscì a diventare Presidente del Consiglio anche grazie alla sponda berlusconiana. Oggi peraltro c’è un alibi di ferro: il Covid. Raccogliere l’appello del Presidente della Repubblica alla collaborazione istituzionale significa, quindi, per il leader di Forza Italia prendere la palla al balzo e proporsi come interlocutore affidabile sia del governo che del Partito popolare europeo e mettere nell’angolo il mai amato Matteo Salvini.
Quest’ultimo ha dalla sua la giovane età e un partito che veleggia tra il 23 e il 24%, mentre Forza Italia in tutti i sondaggi non va oltre il 6%. Messa così non ci sarebbe partita, ma purtroppo per il Capitano i rapporti di forza in Parlamento sono ben diversi. Le pattuglie leghista e forzista più o meno si equivalgono, sia a Montecitorio che a Palazzo Madama e sarà questo Parlamento ad eleggere il prossimo Presidente della Repubblica.
E qui arriva uno dei moventi della attuale piena sintonia tra gli azzurri e i giallorossi. Silvio Berlusconi ambisce al Quirinale, e questo non è un mistero, ma tale aspirazione appare irrealistica per tante ragioni, una su tutte il fatto che i grillini, dopo aver contrastato per anni il Cav, non potrebbero mai votarlo come Presidente della Repubblica, a meno di non perdere definitivamente la faccia. E siccome i gruppi parlamentari più numerosi, in ragione dei risultati delle politiche del marzo 2018, sono proprio quelli pentastellati, le chance del Cavaliere di salire al Colle sono praticamente nulle. Soltanto un accordo tra centrodestra e Pd, escludendo Luigi Di Maio e soci, potrebbe realizzare questa prospettiva, ma non ne esistono le condizioni.
Ecco perché Berlusconi è già rassegnato al piano B: diventare determinante per l’elezione del successore di Mattarella, che potrebbe essere lo stesso Mattarella, magari con una riconferma a tempo.
Ma non può spiegarsi un dinamismo così sfrenato del leader di Forza Italia (anche tramite Gianni Letta) semplicemente con il desiderio di non restare fuori dai giochi per il Quirinale. Evidentemente c’è di più. Anzitutto il futuro di Mediaset, appeso al filo della possibile scalata di Vivendi. Le partite Tim e Mediaset viaggiano in parallelo, con i diversi incroci proprietari che coinvolgono la famiglia Berlusconi e il gruppo guidato da Vincent Bollorè. La legislazione in materia è decisiva e non a caso l’ammorbidimento dell’atteggiamento di Forza Italia verso il governo Conte è avvenuto in concomitanza con la presentazione in Parlamento dell’emendamento “salva Mediaset”, scritto peraltro dal Ministro dello sviluppo economico, Stefano Patuanelli, grillino.
Inoltre ci sono alcune importanti decisioni in arrivo: dalla nomina degli alti vertici della sicurezza nazionale (entro fine anno) a quella dei vertici Rai (in primavera), passando per altre designazioni in importanti aziende come Ferrovie dello Stato.
Considerata la liquefazione irreversibile di Forza Italia, meglio capitalizzare la sua attuale forza parlamentare al tavolo delle trattative e delle spartizioni, piuttosto che giocare una partita ideale per il rafforzamento del centrodestra che, nella migliore delle ipotesi, potrà tornare al governo nel 2023. Questo il pragmatico ragionamento che si fa ad Arcore, dove perfino la diaspora di parlamentari azzurri verso i lidi leghisti viene vissuta con indifferenza, mentre in altri tempi il Cav avrebbe cercato fino all’ultimo di convincere i dissidenti a rientrare nei ranghi, anzi sarebbe stato lui stesso a fare campagna acquisti in altri gruppi.
Pensandoci bene, però, anche a Salvini potrebbe convenire questa liaison tra Berlusconi e le forze di governo. Molti grillini vivono con crescente insofferenza il patto con il Pd e considerano il Cavaliere un nemico storico, per cui potrebbero scegliere di passare con la Lega, nella speranza di proseguire la loro esperienza politica, considerato che anche il Movimento Cinque Stelle nella prossima legislatura avrà molti meno parlamentari di oggi. Le trame per il Quirinale paiono quindi destinate a provocare un vero e proprio terremoto nei gruppi parlamentari e a scompaginare entrambi gli schieramenti. Tanto più se si tornerà al sistema elettorale proporzionale. Che, non è un caso, piace a Berlusconi e ai grillini, ma non a Salvini e Meloni.