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SUMMUM IUS SUMMA INIURIA

Formigoni condannato: sentenza lontana dalla realtà

Da governatore della Lombardia, Formigoni ha applicato il principio della sussidiarietà, creato il miglior sistema sanitario d’Italia, favorito la libertà di educazione, difeso la vita e costruito infrastrutture più di chiunque altro. La sua ingiusta condanna, sostanzialmente “politica”, è figlia di accanimento giudiziario. Il punto è che dava fastidio un convinto cattolico che aveva dimostrato di essere anche bravo.

Editoriali 23_02_2019

Caro direttore,

SUMMUM IUS SUMMA INIURIA: questo antico detto latino mi è tornato in mente quando, con immenso dolore, mi è giunta la notizia che la Corte di cassazione ha confermato, con una incredibile sentenza, la condanna di  Roberto Formigoni per corruzione. Sentenza incredibile perché lontana dalla realtà, sia in relazione al merito sia in relazione alla forte e onesta personalità di Formigoni, di cui certamente non si può dire che sia un corruttore. Su questo metto la mano sul fuoco.

In realtà, Formigoni è stato - senza ombra di dubbio - il miglior “governatore” della Lombardia e, molto probabilmente, il miglior governatore di tutto il Paese. Egli ha applicato, con grande sagacia, il fondamentale principio della sussidiarietà e con essa ha creato il miglior sistema sanitario d’Italia, ha favorito la libertà di educazione della famiglia, ha difeso la vita in tutti i suoi aspetti, ha costruito infrastrutture più di chiunque altro.

E allora mi chiedo: a che cosa è dovuto questo singolare accanimento giudiziario nei confronti di Formigoni? Non era mai successo ad altri di subire una quindicina di processi dai quali, prima di questo, è sempre uscito assolto. Non era quasi mai accaduto che un processo di appello aggravasse la pena rispetto al primo grado, come è accaduto a lui; non era mai accaduto che a un imputato venisse pignorata l’intera pensione, quando anche i bambini sanno che essa può essere pignorata solo fino al quinto, e ciò è accaduto solo a Formigoni. Eppoi, ci si è messo anche questo governo di giustizialisti alla Di Maio (ma Salvini dov’era?) ad aggravare la situazione, abolendo, per il reato di corruzione, tutte le pene alternative al carcere.

Perché, dunque, questo accanimento senza precedenti? Perché si è voluta fermare la politica nuova che aveva in Formigoni il rappresentante più autorevole. Perché, in un mondo dominato da una cultura “statalista” dava evidentemente fastidio la politica a favore della sussidiarietà, che tende ad aiutare chi, nella società, è già riuscito a trovare le soluzioni più adatte ad affrontare i problemi delle persone. Perché era chiara ed evidente l’invidia per i grandi successi elettorali e popolari di Formigoni, che riusciva a interpretare le esigenze vere della gente. Perché dava fastidio un convinto cattolico che aveva dimostrato di essere anche bravo ed efficiente e che poteva contrastare i poteri acquisiti. E poi, come indica il detto latino iniziale, quando la giustizia vuole strafare finisce con il non essere più giusta, perché diventa ideologica.

A fronte di questo accanimento e di questa condanna, molti si chiedono “che fare?” E molti vorrebbero esprimere anche pubblicamente il proprio sdegno per una sentenza ritenuta ingiusta, perché sostanzialmente “politica”. Penso che, innanzitutto, deve continuare l’amicizia, come è già stato notato, verso la persona di Formigoni: moltissimi si stanno esprimendo in questo senso, a conferma che, a parte le solite iene, tanti hanno capito il valore personale di Formigoni e il valore politico e amministrativo di tutta la sua attività pubblica. Ma noi sappiamo che una vera amicizia è sempre anche operativa e, in questo senso, abbiamo il dovere di continuare la nostra presenza cristiana in ogni ambiente della società, per cercare di rendere vera la nostra vocazione e aiutare i nostri fratelli uomini a vivere positivamente la famiglia, il lavoro, lo studio, la fede. Questa ingiusta sentenza ci deve spronare a rendere ancora più incisiva e costante la nostra presenza operosa, com’è stato operoso Formigoni.

Caro Roberto, sappi che ti siamo sempre molto vicini e che l’antica amicizia non viene incrinata dalle ingiustizie del mondo. Sappi, dunque, che rimaniamo insieme, perché il nostro legame “ontologico” supera anche le mura di un carcere. Con tanti amici, e questo è di conforto, so anche che la lunga educazione ricevuta ti aiuterà a dare un senso a una vicenda che sembra non avere senso, perché sappiamo che la memoria di Cristo sosterrà la tua terribile prova e la nostra tristezza di non averti tra di noi. So  che tale “memoria” ti aiuterà anche a perdonare i tuoi persecutori e tutti gli immemori del grande bene che tu hai fatto, con la tua attività, non solo alla Lombardia. Un forte abbraccio anche da parte di tutti gli amici che in queste ore hanno vissuto con sgomento le decisioni giudiziarie.