Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
CRIMINI DEL COMUNISMO

Foibe, la verità prevarrà sui negazionisti

Foibe, oggi è la Giornata del Ricordo. Ma l’Anpi di Rovigo sostiene che le foibe siano una pura invenzione. Gli Antifascisti di Parma mettono in relazione quei massacri con l’occupazione italiana. Serve una legge Mancino anche per chi nega i crimini del comunismo? No, solo la verità

Cultura 10_02_2019
Gli antifascisti fiorentini espongono la bandiera di Tito

Negazionisti, revisionisti, riduzionisti. Non stiamo parlando dell’Olocausto ebraico, ma delle foibe, al cui Ricordo è dedicata la Giornata di oggi. Nonostante si parli di atrocità risalenti al 1943-‘45, la ricorrenza nazionale è stata istituita solo nel 2004. Oggi commemora i 15.000-20.000 italiani che furono gettati, parte di loro ancora vivi, negli inghiottitoi carsici dai partigiani comunisti di Tito, supportati da quelli nostrani.

Ma non tutti sono d’accordo: l’Anpi di Rovigo, ad esempio, sostiene che le foibe sono una pura invenzione fascista, mentre gli Antifascisti di Parma tendono più al “giustificazionismo” e mettono in relazione quei massacri con l’occupazione italiana.

C’è, tuttavia, una domanda, grossa come una casa, che sembra ancora non essere stata sollevata: perché secondo la legge Mancino vengono perseguiti penalmente i negazionisti/revisionisti dell’Olocausto e invece non si procede in modo analogo contro quelli delle foibe e degli altri crimini del comunismo?

Dopotutto, i numeri per giustificare un simile provvedimento ci sarebbero.  Nel “Libro della Memoria”, ed. Mursia, l’autrice Liliana Picciotto ha elencato tutti i nomi dei circa 6000 ebrei che, su 7.200 deportati, sono morti nei campi di concentramento nazisti: un terzo degli italiani infoibati, dunque.

Quanto alle vittime generali del comunismo, secondo l’autorevole storico inglese Robert Conquest, il numero dei morti provocati nei vent'anni seguenti alla presa del potere di Lenin, ammonta a più di 21 milioni. Quindi, tre volte e mezzo i sei milioni di ebrei morti nei lager.

Perché due pesi e due misure? Questo pericoloso interrogativo è lì, come una spada lucida e pronta all’uso in attesa, purtroppo, che qualcuno la brandisca.

A questo punto si aprono due strade: o si apre una “corsa agli armamenti” nel brandire la memoria e la censura sugli studi storici  come un martello, da una parte e dall’altra, oppure si opta per una scelta di libero dibattito storico.

Nel primo caso c’è il rischio che si apra una spirale di severe rivendicazioni. Se venisse approvata una nuova legge tipo la Mancino per i crimini del comunismo, si potrà un giorno mettere in galera chi nega tutti i crimini compiuti dai sovietici? E chi volesse proporre uno studio al ribasso sul numero dei morti delle bombe di Hiroshima e Nagasaki?

Come zolle tettoniche galleggianti su un magma incandescente, nuove istanze di verità e giustizia si spostano con moto lento e inesorabile_ è infatti di pochi mesi fa, non a caso, il ricorso presentato alla Corte europea per i 300.000 stupri perpetrati dalle truppe coloniali francesi,  ai danni di donne, uomini, bambini italiani, dalla Sicilia alla Toscana per un anno intero (1944-’45). Anni fa sarebbe stato impensabile. Gli episodi orrendi e misconosciuti del ‘900 sono tanti ed enormi, pericolosi bubboni che covano fra le pagine della storia censurata. Se si impedisse la messa in discussione storica anche su questi episodi, creando figli e figliastri,  dove si andrebbe a finire?

Stiamo dunque attenti con le censure sulla storia, perché c’è il rischio di creare uno smisurato ritorno di fiamma. La galera e il bavaglio non fanno che conferire dignità, interesse e risonanza alle tesi “di rottura”. A riprova di ciò, il caso di Robert Faurisson (1929-2018) un professore della Sorbona, rovinato professionalmente, perseguito penalmente e pestato fisicamente per le sue tesi revisioniste sulla Shoà, è oggi divenuto una “martire” dell’estrema destra e le sue tesi circolano furtivamente anche sul web, con tutta la fascinosa attrattiva della “verità nascosta”. Al contrario, quando nel 1976 in America vennero fuori le teorie che negavano fosse mai avvenuto lo sbarco sulla Luna,  la Nasa e il governo americano non perseguirono nessuno, nonostante il gravissimo, potenziale danno di immagine per gli Usa. Fu una saggia decisione, tanto che oggi i sostenitori del complotto lunare sono considerati poco più che un’accolita di buontemponi, stessa sorte che sta toccando ai “terrapiattisti”, oggi grassamente dileggiati sui social.  Senza leggi di censura, probabilmente anche Faurisson farebbe oggi parte di questi gruppi.

Nostra opinione è che come cattolici, laddove provenisse - da studiosi seri - una volontà intellettualmente onesta di fare luce ulteriore sulle foibe dovremmo accogliere con apertura anche le posizioni che negano i massacri comunisti o ne riducono le vittime. Magari fosse! Certo è, però, che negazionisti e revisionisti dovranno dimostrare le loro verità con documenti inoppugnabili o deduzioni di ferrea logica, anche e soprattutto per il rispetto dovuto a quei morti.

Dimostrateci che tutto quell’orrore è stato solo un sogno, il fantasioso frutto di un’invelenita propaganda postbellica. Dimostrateci che quei metri cubi di ossa nel fondo degli inghiottitoi non sono altro che i lacerti di pestilenze secentesche o il risultato di trasferimenti di antichi cimiteri. Dimostrateci che quel titolo di Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone – concesso nel ’69 dal presidente socialista Saragat al maresciallo Tito – è stato un giusto riconoscimento per le buone opere da lui svolte per i popoli italiano ed ex jugoslavo. Magari!

Omnia tempus revelat: è un motto latino che ritorna in tante opere della arte sacra cristiana.  Noi crediamo che più passa il tempo, più divenga difficile tenere in piedi le menzogne. A noi cattolici interessa la Verità, che emerge tanto meglio quanto più viene lasciato libero il dibattito storico. “Darwinianamente” si depositerà la verità più forte e più documentata. Dovrebbe essere interesse di tutti fare sempre più luce su cosa è veramente accaduto durante tutti i genocidi e i crimini di guerra.

Se uno studio serio e veritiero può sottrarre anche solo pochi numeri a un triste computo di morti ammazzati, non possiamo che rallegrarci per aver tolto qualche mattoncino ai muri di odio che la storia – scritta sempre dai vincitori -  ha eretto fra popoli, razze, etnie e religioni.  Potremo impiegare la verità appurata per capire ancor meglio come funziona il cuore dell’uomo. A  ognuno sarà così dato il proporzionato risarcimento, saranno tributate scuse davvero puntuali e precise, senza continuare tenere in piedi odi e rancori per i secoli a venire. Questo almeno è ciò che fa parte della tradizione cristiano-cattolica.