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lettera

Fine (o quasi) della pandemia per la Cei

Dopo l'annuncio dell'Oms anche i vescovi italiani sanciscono il ritorno alle «modalità consuete» pre-2020 per tutte le attività. 

Borgo Pio 09_05_2023

Con una lettera di ieri, 8 maggio, la Conferenza Episcopale Italiana segna il quasi totale ritorno alla normalità a tre anni dalla pandemia. 

La lettera della Cei segue l'annuncio del «direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità», il quale, «condividendo l’indicazione dell’apposito Comitato tecnico, ha annunciato lo scorso 5 maggio che il Covid-19 non costituisce più un’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale». Pertanto, prosegue la lettera dei vescovi, «accogliendo la comunicazione dell’OMS, segnaliamo che tutte le attività ecclesiali, liturgiche, pie devozioni, possono tornare a essere vissute nelle modalità consuete precedenti all’emergenza sanitaria».

Tutte le attivitàCon qualche eccezione a discrezione dei vescovi diocesani che possono «disporre o suggerire alcune norme prudenziali come l’igienizzazione delle mani prima della distribuzione della Comunione o l’uso della mascherina per la visita ai malati fragili, anziani o immunodepressi». 

Ma il riferimento alle «modalità consuete precedenti all'emergenza sanitaria» lascia intendere, per esempio, che sia tornato il precetto festivo (fatto non sempre chiaro in precedenza). Si dichiara infatti «opportuno che cessino, o quantomeno siano diminuite nel loro numero, le celebrazioni trasmesse in streaming».  E se tutto torna alla normalità pare che non ci siano più ragioni per lo zelo sanitario di alcuni sacerdoti che continuano a imporre la comunione soltanto sulle mani (il che peraltro è stato già chiarito almeno da un anno, con la lettera del 1° aprile 2022, laddove si dice «preferibilemente», non «esclusivamente»). Via libera allo zelo per le anime.