Figli fabbricati e replicanti come in Blade Runner
Bimbi nati in laboratorio, senza mamma né papà, figli di uteri in affitto o di fecondazioni omo/etero, concepiti in provetta o chissà dove. Ma c’è dell’altro, “prodotti” più semplici e meno cari: bebé “on demand”, pupi da zero a tre anni, maschietti e femminucce, a misura di ogni desiderio. Copie perfette, in materiale hi-tech, replicanti di quelli veri.
Bimbi nati in laboratorio, senza mamma né papà, figli di uteri in affitto o di fecondazioni omo/etero, concepiti in provetta o chissà dove. Care mamme, il catalogo è questo. Ma c’è dell’altro, “prodotti” più semplici e meno cari: anche in Italia arrivano i bebé “on demand”, pupi da zero a tre anni, maschietti e femminucce, a misura di ogni desiderio. Copie perfette, replicanti di quelli veri. I “neonati” portano ancora il cerotto sull’ombelico, altri, di qualche mese più grandicelli, indossano caldi vestitini in cachmere, gonnelline con delicati pizzi, camiciole dai motivi floreali. C’è poi chi cerca coccole stringendo al petto animaletti di peluche. Potrebbero anche lacrimare o dire qualche parola, tanto sembrano veri e reali. Ma questi bimbi non sono bimbi. Sono cloni, copie di figli mancati, ma così perfette e naturali da sembrare veri. Sono i figli artificiali, mica nati in provetta ma in laboratori artigiani e confezioni con le più sofisticate tecnologie.
É l’ultima follia, il costoso regalo ambito da molte coppie italiane. Si chiamano Reborn Doll, si possono spupazzare e portare a spasso per la città tenendoli in fasce o nelle carrozzine. Come farebbe una vera mamma. Terribile, eppure vero. Il giocattolo ''per adulti'' è pubblicizzato su diversi siti internet (www.laurareborndolls.it) ed è in vendita in alcuni megastore di Roma e Milano: i prezzi partono dai 200 euro, ma possono superare i duemila. Labbra tumide, grinze nella pelle e dettagli curati, dall'alluce fin sopra ai capelli; a facilitarne l'effetto surreale sono i materiali con cui vengono realizzate le bambole: ceramit o vinile pregiato, molto simile alla morbida e liscia pelle di un neonato, lavorato con una tecnica chiamata reborn (rinato).
Non hanno tuttavia un cuore che batte, come gli androidi di Blade Runner, ma questo non basta a scoraggiare i finti genitori che su internet o nei negozi specializzati comprano i pargoletti plastificati, preferendo il termine ''adottare'' a quello di ''acquistare''. C’è qualche mamma virtuale che ne ha già comperati una decina in pochi anni (il costoso gadget, infatti, è in circolazione da tempo), ma tengono il segreto in famiglia, vergognose di questa maternità di plastica. Altrei, vicine ai 50 anni, li portano in passeggino o li tengono in fasce come farebbe una vera mamma. Terribile, ma non sono storie inventate. Quest’anno il baby clone ha raggiunto vendite record, regalo tra i ricercati tanto che per i modelli di alcune marche, bisogna prenotarli con mesi d’anticipo. Nel caso qualche coppia chieda di riprodurre il proprio figlio deceduto in tenera età, per continuare a ricordarlo così com'era, allora viene messo in contatto con alcuni artisti tedeschi: con le foto dell’originale il risultato è strabiliante.
Insulsa e infelice moda? Certo, il più delle volte e così, ma non sempre. Perché escludere che in questa corsa al baby clone si nasconda qualcosa di più? A dare retta ai chi vende questi “non bambini”, il “di più” è una finestra sull’indicibile, sul desiderio, a volte impossibile, ma implacabile, di avere un figlio vero, di una maternità per qualche ragione negata eppure sempre inseguita. L’ultima spiaggia, per chi non ha sufficiente iniziativa o coraggio di tentare altre strade: la fecondazione artificiale o l’adozione di un bambino in carne e ossa. Oppure l’estrema consolazione di chi un figlio l’ha avuto ma gli è stato crudelmente strappato. Illusioni che rasentano la follia, inutile ricerca di un volto e di un corpo perduto da toccare e amare una seconda volta, nell’inganno (accettato e voluto) di un suo fantasma sintetico.
Forse nelle Reborn Doll c’è tutto questo. Dunque la questione è seria. Quasi cristiana, verrebbe da dire, anche se di uno strano Vangelo apocrifo. Reborn, cioè rinato, si chiamano quei bambolotti freddi e senza cuore. E che altro è il cristianesimo se non la Nascita, cioè Dio rinato nella carne d’uomo che rende eterne, uniche e intoccabili tutte le altre nascite del mondo e della storia?
Nessuno osi giudicare quelle mamme per finta e quel desiderio incompiuto e per questo traviato di maternità. Ciascuno guardi nel profondo del proprio guazzabuglio se vuole sperare di capirci qualcosa. Siamo fatti per essere amati e ricambiare, per generare e non per finire. Forse quei bambini di plastica vogliono dirci questo. Forse….