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Fiducia supplicans in Russia: pregare sì, benedire no

I vescovi cattolici russi ricordano che la Chiesa non ha mai rifiutato a nessuno preghiere di intercessione, ma questo non equivale a una benedizione di coppie irregolari e omosessuali, che resta "inaccettabile". 

Borgo Pio 13_03_2024
foto da: https://catholic-russia.ru/

Inevitabilmente anche Fiducia supplicans rientra fra i temi principali all'ordine del giorno dell'Assemblea plenaria dei vescovi cattolici della Russia (KKER), svolta il 28-29 febbraio a Listvyanka, nell'Oblast' di Irkutsk, presenti anche il nunzio apostolico mons. Giovanni d'Aniello e il consigliere della nunziatura mons. Mislav Hodžić. Il messaggio conclusivo è firmato da mons. Paolo Pezzi, arcivescovo della Madre di Dio a Mosca e presidente della KKER, insieme al segretario padre Stefan Lipke SJ. L'assemblea è stata inoltre preceduta da una giornata di raccoglimento con il card. Giorgio Marengo, prefetto apostolico in Mongolia.

Preghiere di intercessione sì, benedizioni no: si potrebbe sintetizzare così il messaggio della KKER, in merito ai «malintesi sorti riguardo alla dichiarazione Fiducia supplicans» che rendono «necessario sottolineare che l'insegnamento cattolico sulla famiglia e sul matrimonio rimane immutato». I vescovi russi ricordano che «la Chiesa non ha rifiutato e non rifiuta la preghiera di intercessione alle persone nelle più diverse situazioni, chiedendo per loro la grazia di Dio necessaria per la conversione», ma questa è cosa ben diversa dal benedire e pertanto, al fine di «evitare tentazioni e confusione», affermano che «le benedizioni di qualsiasi tipo di coppia che persistono in relazioni irrisolte dal punto di vista della moralità cristiana (conviventi, seconde nozze, persone dello stesso sesso) sono inaccettabili».

Una distinzione chiara, che richiama alla mente un recente tentativo di avallare le benedizioni promosse da Fiducia supplicans (arruolando persino il defunto Joseph Ratzinger) proprio in virtù di un salto semantico tra "pregare" e "benedire". Che non si equivalgono, come ricordano i vescovi della Russia.