Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
GRANDE FRATELLO MONETARIO

Farage insegna: le banche controlleranno le nostre idee

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La chiusura del conto bancario di Nigel Farage per le sue idee politiche è un segnale lanciato per colpire un personaggio politicamente esposto. Ma è solo l'inizio: le banche stanno gradatamente includendo le norme effetto dell’Agenda 2030. 

Editoriali 26_07_2023 English Español

Non va presa sottogamba la decisione della direzione della banca Coutts di Londra di sospendere il conto del deputato Nigel Farage. Egli ha rivelato di aver avuto il conto chiuso “poco gentilmente” dopo molti anni di rapporto continuativo. L’antica Banca Coutts è parte di un gruppo controllato dalla NatWest, la National Westminster, guidata dalla banchiera Alison Rose, che ieri però si è dimessa ed è stata sostituita. La ragione della chiusura? I comunicati usciti in veloce successione hanno prima affermato che la decisione era stata presa perché Farage non aveva abbastanza soldi sul conto, essendo andato sotto il milione di sterline investite, “limite di ricchezza” richiesto dalla banca di Private Equity, cioè di gestione di patrimoni consistenti.

Quando Farage è rientrato in quei limiti, la decisione di chiudere il conto non è cambiata ed è stata confermata. Nei mesi scorsi, la banca ha stilato un rapporto interno su Farage con «commenti profondamente inappropriati» per punirlo come cliente e cittadino a causa delle sue visioni definite «xenofobe, scioviniste e razziste», giudizi che paiono falsi. Il rapporto del Comitato per la Reputazione della Banca Coutts dichiarava che Farage rappresentava un rischio per l’istituto, accusandolo per i suoi commenti «sgradevoli che sembrano sempre più fuori contatto con la società in generale». La chiusura dunque è dovuta a ragioni ideologiche.

La reputazione della Gran Bretagna come terra di libertà di espressione è stata danneggiata dalla notizia. La presidente del gruppo bancario NatWest, la citata Alison Rose, ha cercato di correre ai ripari  dopo aver udito le dichiarazioni del primo ministro inglese Rishi Sunak e altri membri del gabinetto, che hanno criticato il fatto che un conto venisse chiuso per «opinioni espresse». Sunak ha avvertito che «non sarebbe giusto se i servizi finanziari fossero negati a chi esercita il proprio diritto alla libertà di parola all’interno della legge». Il ministro dell'Interno, invece, Suella Braverman, ha definito la decisione «sinistra». Per questi interventi, evidentemente volti a limitare i danni sul sistema bancario inglese che conta innumerevoli conti aperti da cittadini stranieri, arabi ad esempio, che probabilmente nutrono a loro volta sentimenti poco “inclusivi”, secondo il metro del politicamente corretto, proprio come Farage, Alison Rose si è scusata e ieri si è dimessa.

Giovedì 13 luglio, Farage ha ringraziato per le scuse, aggiungendo di aver ben compreso che queste erano arrivate soltanto per pressioni del governo, imbarazzato che una banca importante come la NatWest scrivesse dossier con osservazioni di tipo politico e ideologico. La Rose, scusandosi in modo poco convincente, ha affermato che i commenti, preparati dagli esperti per il rischio di «reputazione patrimoniale» di Coutts, «non riflettono il punto di vista della banca», cioè non della Coutts ma della controllante NatWest. E ha aggiunto: «Nessun individuo dovrebbe leggere tali commenti e mi scuso con il signor Farage per questo». 

Vere scuse? No, un tattico «controllo del danno». Soltanto chiacchiere, a cui non è seguito alcun fatto, perché la decisione è stata confermata, il conto non è stato riaperto e la presidente ha invitato Farage ad aprire un conto piuttosto presso NatWest accettando di abbandonare Coutts. Farage ha commentato: «Nella vita è sempre bello ricevere delle scuse, quindi grazie dame Alison per essersi scusata. Quello che però mi è stato effettivamente detto, in privato, è che lei è stata costretta ad agire così perché pressata dal Ministero del Tesoro».

Farage ha inoltre affermato di aver saputo che si stanno valutando le posizioni di migliaia di altre persone. E questo ha gettato allarme ulteriore. A maggior controllo del danno Andrew Griffith, segretario economico al Tesoro, ha detto che le banche devono consentire a «tutti di esprimersi liberamente» senza timore di perdere l'accesso alle attività bancarie e che il governo valuterà di chiedere alle banche di «spiegare e ritardare» qualsiasi decisione di chiudere i conti e di avviare una revisione delle norme che disciplinano il modo in cui le banche trattano le «persone politicamente esposte» (PEP: Politically Exposed Person) come Farage.

Queste sono soltanto promesse, ma il fatto grave resta e il precedente è creato. Il governo inglese avvierà una revisione lunga per esaminare se allentare «le rigide regole ereditate dall'UE sui Pep nazionali» mantenendole sugli stranieri. Da questa frase apprendiamo che le persone politicamente esposte sono valutate allo stesso modo in tutta l’area UE.

Al di là di scuse e promesse, Farage è stato espulso dalla banca con cui aveva un rapporto da anni, pur disponendo di un deposito consistente. In questo modo questa banca – e non è l’unica – fa sapere di tenere sotto controllo le idee e le opinioni dei propri clienti. Si può sospettare che, in un prossimo futuro, rifiutare la realtà del “cambiamento di sesso” o l’indottrinamento gender nelle scuole da parte di drag queen o mettere in dubbio il cambiamento climatico antropico possa bastare per essere considerati “non inclusivi” o “non sufficientemente green” e vedersi chiudere conti o mutui.

Un’esagerazione? Mica tanto. Le banche stanno gradatamente includendo le norme e i cosiddetti principi ESG (Environmental, Social and Governance), effetto dell’Agenda 2030 e degli altri documenti dei Politburo del politicamente corretto. Questo fa temere i principi imposti su ambiente, sessualità, società, possano mettere a rischio finanziario, in un prossimo futuro, i cittadini che non si adegueranno. È chiaro che colpire un personaggio politicamente esposto come Farage è un segnale, così come è stato un segnale in Canada nel febbraio scorso il blocco dei conti dei camionisti che protestavano per l’imposizione di una misura simile al Green Pass italiano.

In quel caso, la Royal Canadian Mounted Police ha congelato in automatico 206 fra conti bancari e aziendali di singoli o società. La misura, resa possibile da una legge canadese, la Emergencies Act, ha avuto – per quanto se ne sa – un tempo limitato. Ma sono segnali che si moltiplicano e il caso di Farage non è l’unico. Tutto ciò ci fa capire quanto sia pericoloso dipendere totalmente da circuiti digitali unificati e, nel futuro prossimo, dalla sola moneta digitale. La pressione esercitata in questo caso su singoli e famiglie può risultare intollerabile soprattutto se prodotta da una non conformità ideologica a temi come gender, sessualità e religione, che dovrebbero attenere, in un mondo normale, alla più intima e libera sfera privata. Anche il congelamento di decine di migliaia di conti di incolpevoli cittadini russi e bielorussi, – persino studenti, studentesse, pianisti, professori – in tutta l’area UE, è un precedente gravissimo. Le ritorsioni possono abbattersi su chiunque in ogni momento a causa delle tensioni internazionali.  

Le banche hanno sempre avuto il diritto di chiudere un conto corrente nel caso emergano possibili reati finanziari ed elevati livelli di rischio, secondo le disposizioni delle Banche centrali. Anche le indagini condotte dalla magistratura possono essere la base per questa decisione. Così era anche in Inghilterra, così è in Italia e nei paesi UE, ma l’adesione di norme ESG che vincolano a comportamenti ed espressione di idee i dipendenti delle banche, ma che evidentemente possono essere estese ai clienti, come dimostra il caso Farage, rende le acque che stiamo navigando estremamente rischiose.

Del resto, il mondo bancario fa chiaramente sapere in tutti i modi che è ormai poco interessato al risparmio privato. Vive di derivati, di speculazioni, di bond future, un mondo completamente staccato dall’industria, dal lavoro e dalla realtà. Per recenti decisioni, in Francia, ad esempio, un correntista straniero con conto aperto per pagare utenze di una sua proprietà in quel paese si vede chiudere il conto stesso a meno che non domicili pensioni o stipendi. Dove sta andando a finire la tanto sbandierata utilità dell’Unione Europea a protezione dei cittadini? E le banche, ormai istituti speculativi-finanziari, si scoprono del tutto disinteressati ai rapporti con singoli clienti e al benessere delle società in cui operano.



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