Family Day 2016, in due milioni per dire: Sì alla famiglia, No al ddl Cirinnà
Il Family day ha davvero il sapore di qualcosa di storico. Perché due milioni di persone hanno deciso di affrontare la fatica di un lungo viaggio pur di metterci la faccia ed essere presenti qui per testimoniare a tutta l’Italia la bellezza della famiglia e soprattutto per dire un secco no al ddl Cirinnà e all’istituzione delle unioni civili, per dire che un figlio non è un diritto.
I NUMERI CHE DANNO FASTIDIO da Libertà e Persona
L’area del Circo Massimo inizia già dalla tarda mattinata a riempirsi di una marea di persone. Sono famiglie con bambini piccoli al seguito, tantissimi giovani e adolescenti, persone di diversi movimenti di ispirazione cattolica, ma anche tanti appartenenti ad altre confessioni religiose.
Saranno in due milioni alla fine a riempire il Circo Massimo per una giornata, quella del Family day, che ha davvero il sapore di qualcosa di storico. Perché due milioni di persone hanno deciso di affrontare la fatica di un lungo viaggio pur di metterci la faccia ed essere presenti qui per testimoniare a tutta l’Italia la bellezza della famiglia e soprattutto per dire un secco no al ddl Cirinnà e all’istituzione delle unioni civili, per dire che un figlio non è un diritto, che i bambini non si comprano e gli uteri non si affittano. Perché, dopo il già grande successo della prima manifestazione di Piazza san Giovanni, si tratta dell’ennesima conferma che in Italia in questi anni un popolo ha cominciato ad alzare la testa e a prendere coscienza della sua responsabilità di difendere la verità del matrimonio e i diritti dei bambini.
“Oggi avete cambiato la storia di questo Paese perché una piazza così non si era mai vista: Adesso il palazzo vi ascolti!” ha scandito Mario Adinolfi nel corso della prima parte della giornata in cui hanno preso la parola i membri del Comitato Difendiamo i Nostri Figli, promotore dell’evento. “Questa piazza oggi ha parlato! un popolo dato per disperso e irrilevante oggi si è manifestato attraverso di voi per dire che i diritti civili esistono e sono i diritti dei bambini perché i figli non si pagano. Il ddl Cirinnà vuole attaccare il cartellino del prezzo al ventre delle madri e accanto al nome dei nostri figli: questo non sarà concesso! No al ddl Cirinnà!”
Lo slogan viene scandito più volte dalla folla oceanica: a testimoniare il desiderio della piazza anche i tanti striscioni che espressamente chiedono il ritiro del ddl sulle unioni civili, tra cui spicca un significativo #Renziciricorderemo.
“Ancora una volta siamo qui per dimostrare l’ovvietà, cioè che la famiglia è composta dall’unione di una donna e di un uomo, che un bambino ha bisogno di un papà e una mamma e che non si può mercificare il corpo di una donna per il desiderio egoistico di due uomini: ecco perché ci opporremo a questo indigeribile pasticcio giuridico senza se e senza ma,” è stato invece l’intervento di Gianfranco Amato, presidente di Giuristi per la Vita. “Vogliamo anche dare una parola di speranza a questo uomo di oggi così smarrito, per dirgli che esiste un Dio tenero e misericordioso che lo ama di un amore infinito”.
Sul palco è intervenuta anche Costanza Miriano che ha anche ringraziato tutti coloro che hanno permesso la realizzazione materiale del Family Day attraverso le loro donazioni. Di utero in affitto, abominevole pratica che il ddl Cirinnà andrebbe implicitamente a sdoganare, ha parlato Jennifer Lahl, fondatrice e presidente del Center for bioethics and culture network che si batte proprio contro la pratica dell’utero in affitto: “La maternità surrogata sfrutta le donne, le rende schiave e le tratta come fabbriche di bambini a pagamento. Tratta i bambini come oggetti da comprare e rivendere, da progettare in base ai gusti dei genitori e da scartare quando non sono più graditi”.
Ha preso poi la parola Zelijka Markic, leader dell’iniziativa “Nel nome della famiglia” che in Croazia, a fronte dell’approvazione della legge sulle unioni omosessuali da parte del governo, è riuscita nell’impresa di indire un referendum (il primo di indizione popolare nella storia dello Stato balcanico) che ha poi stabilito costituzionalmente che il matrimonio si basa sull’unione tra un uomo e una donna. “Il matrimonio è il fondamento della famiglia, prima cellula della società, ed è il luogo migliore per generare e crescere i figli ed è per questo che lo Stato protegge il matrimonio,” ha detto dal palco del Circo Massimo. “Avere cura in primis del proprio matrimonio è fondamentale ma non basta, perché questa ideologia che si sta imponendo nella nostra società ha effetto su tutti: non possiamo far pagare ai nostri figli il prezzo di una battaglia che siamo noi a dover combattere”.
A concludere questa storica manifestazione di piazza l’intervento del portavoce nazionale del comitato Difendiamo i Nostri Figli, il dottor Massimo Gandolfini: “si sente dire che l’Italia è il fanalino di coda dell’Europa perché l’unica nell’Europa occidentale a non avere una legislazione sulle unioni civili. L’Italia invece è il faro che sta indicando la civiltà al nostro continente,” ha scandito il neurochirurgo. “Perché è profondamente incivile programmare la nascita di un orfano, è incivile l’idea di comprare l’utero di una donna: non si può trasformare un desiderio in un diritto”.
Parlando del ddl Cirinnà, Gandolfini ha poi detto che “è assolutamente necessario fare un’operazione radicale: non si tratta di cambiare qualche parola per rendere accettabile questo testo… Deve essere totalmente respinto!”. Ai tanti politici presenti, Massimo Gandolfini ha poi ricordato la loro responsabilità di essere rappresentanti in parlamento di questa richiesta precisa formulata dalla piazza, la stessa piazza a cui dovranno rispondere al momento delle elezioni.
“La storia dell’Europa dimostra che non di rado salti qualitativi nella sua cultura sono stati propiziati dalla testimonianza, spesso pagata con il sacrificio personale, di pochi coraggiosi, perché la forza della verità si impone da sé, perché è la verità,” ha concluso Gandolfini. “Non possiamo mai dire che tutto e perduto. A noi la battaglia a Dio la gloria”.