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Condizione femminile

Essere donna in India

Stupri, riduzione in schiavitù, aborti selettivi. Milioni di bambine vengono abortite, una vita difficile attende quelle che nascono, siano esse fuori casta o figlie di ricche famiglie

Svipop 13_09_2021

La Thomson Reuters Foundation nel 2011 ha svolto una indagine per individuare quali sono i paesi più pericolosi per le donne e l’ha ripetuta nel 2018. Nel 2011 l’India risultava quarta, preceduta da Afghanistan, Repubblica democratica del Congo e Pakistan. Nel 2018 si è classificata al primo posto, in particolare per il numero elevato di donne che subiscono violenze sessuali e a causa di istituzioni culturali e tradizionali che favoriscono, ad esempio, l’infanticidio selettivo. Sempre nuovi casi di violenza sessuale vengono denunciati soprattutto ai danni di bambine dalit, i fuori casta. A luglio nello stato del Karnataka una ragazza dalit è stata violentata da cinque uomini. La stessa sorte è toccata il 24 agosto a un’altra ragazzina di 14 anni nell’Uttar Pradesh. Infine il 31 agosto a Delhi una ragazzina di 13 anni è stata violentata e uccisa, probabilmente da un parente del suo padrone di casa. Anche gli aborti selettivi continuano a essere praticati. Tra il 2007 e il 2016 si stima che siano state abortite 5,5 milioni di bambine, circa il 60 per cento in più rispetto al decennio 1987-1996. Secondo un nuovo studio pubblicato ad aprile sulla rivista Lancet sono aumentati quasi in tutti gli stati della federazione. Si verificano soprattutto nelle famiglie in cui è già nata una femmina e più spesso in famiglie ricche che desiderano limitare il numero delle doti che dovranno pagare se vogliono veder sposate le figlie. Può sembra un abuso minore rispetto a crimini come lo stupro e l’aborto, ma è indicativo della considerazione in cui le bambine vengono tenute il rito propiziatorio svoltosi il 7 settembre in un villaggio del Madhya Pradesh, rivolto al dio della pioggia per chiedere che conceda una buona stagione delle piogge. Sei bambine completamente nude sono state portate in processione di casa in casa, seguite da donne che cantavano inni, per raccogliere offerte di cereali poi donati al tempio del villaggio. Il magistrato distrettuale ha detto alla Bbc che i genitori delle bambine erano d’accordo, e anzi hanno partecipato al rituale, e che quindi “in casi del genere l’amministrazione non può far altro che spiegare alla gente quanto simili superstizioni siano inutili e far capire che tali pratiche non danno i risultati sperati”.