Esercizi spirituali nei boschi, fuori da Roma
Papa Francesco rompe gli schemi: i prossimi esercizi spirituali per la Curia romana, in programma la prima settimana di Quaresima, si terranno fuori Roma, sul lago Albano. Non succedeva dal 1964. A tenere le meditazioni non sarà un cardinale, ma un parroco: Angelo De Donatis.
Gli esercizi spirituali per la Curia romana, come da tradizione in programma la prima settimana di Quaresima, nel 2014 si terranno per la prima volta lontano dalle stanze del Palazzo apostolico. Il Papa porta tutti fuori le mura di Roma per cinque giorni. Non era mai accaduto, almeno fin dal 1964, anno in cui Paolo VI instaurò la prassi di riservare qualche giorno alla preghiera e alla meditazione in prossimità della Pasqua. Francesco, invece, ha per tempo deciso di cambiare. La motivazione è semplice, e a darla è il vicedirettore della Sala stampa vaticana, padre Ciro Benedettini dopo che nella mattinata di oggi si erano diffuse indiscrezioni sulla novità a suo modo storica: «I gesuiti pensano che gli esercizi spirituali vadano tenuti in un luogo diverso da quello ove si risiede. E il Papa, che è gesuita, ha deciso di fare così». Alla Curia, dunque, viene applicato uno degli elementi cardine della Compagnia: la meditazione in un luogo appartato, isolato, diverso dall'ambiente comune in cui si abita normalmente. La meta scelta è la Casa Divin Maestro, ad Ariccia. Fondata dal beato Giacomo Alberione, la casa della Famiglia Paolina (a disposizione ci sono 124 stanze) è situata in mezzo ai boschi che scendono verso il lago Albano, non distante dalla villa pontificia di Castel Gandolfo. Si tratta di un ambiente "raccolto" che offre "condizioni ottimali per la preghiera, la riflessione e la meditazione", spiega il sito internet della Casa, corredato da numerose foto esplicative.
Il Papa si è mosso con largo anticipo, dal momento che la comunicazione ai capidicastero sullo spostamento è stata già spedita e firmata l'11 ottobre scorso dall'ormai ex segretario di stato, il cardinale Tarcisio Bertone. «A nome del Santo Padre – si legge nel testo – si sollecita la conferma della presenza entro il 30 novembre». In attesa che monsignor Pietro Parolin entri effettivamente in servizio (si trova ricoverato in un ospedale del Veneto per un piccolo intervento chirurgico) tra qualche settimana, a sovrintendere la pratica ci penserà il Sostituto della Segreteria di stato, monsignor Becciu. I partecipanti (è prevedibile che per la "prima volta" di Bergoglio le adesioni saranno assai numerose) si ritroveranno così a trascorrere insieme cinque giorni (dal 9 al 14 marzo) lontano dai clamori romani e dalle rispettive scrivanie.
Ma non è l'unica novità, perché a tenere le meditazioni non sarà un cardinale, bensì un semplice parroco romano. La scelta di Francesco è ricaduta su monsignor Angelo De Donatis, parroco di San Marco al Campidoglio, chiesa nel pieno centro di Roma. Cinquantanove anni, De Donatis è stato in passato direttore spirituale del Pontificio seminario maggiore di Roma. Ora, da responsabile di una parrocchia che conta appena sessanta famiglie "e novanta anime", ha trasformato San Marco in un piccolo centro spirituale per «pregare costantemente e quotidianamente per la città», diceva qualche mese fa a un giornale locale. Il martedì pomeriggio organizza approfondimenti biblici, il primo venerdì di ogni mese la Scuola di vita per i giovani. E poi catechesi, lectio divina per i sacerdoti, corsi di preparazione per i matrimoni. Inoltre, sono attive ben tre comunità neocatecumenali. Tutti elementi che non potevano passare inosservati davanti a Papa Francesco. L'impegno di monsignor De Donatis coincide perfettamente con il modello di sacerdozio attento e attivo che Bergoglio va spiegando da mesi, fin dall'omelia pronunciata durante la Messa del Crisma, pochi giorni prima della scorsa Pasqua.
Ancora una volta, dunque, il Pontefice argentino rompe gli schemi. Dimostra che le consuetudini possono essere cambiate e, se necessario, anche stravolte. L'ultimo cardinale a predicare gli esercizi spirituali era stato Gianfranco Ravasi, nei giorni immediatamente successivi alla storica rinuncia di Benedetto XVI, lo scorso febbraio. Negli anni precedenti, si erano alternati arcivescovi emeriti (il cardinale Giacomo Biffi nel 2007, ad esempio) a prelati in carica: nel 2012 l'onore toccò al cardinale Laurent Monsengwo Pasinya, biblista e arcivescovo di Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, apprezzato sia da Joseph Ratzinger che dal suo successore, che l'ha voluto nella consulta degli otto porporati incaricati di riformare la curia.