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"ISLAMOFOBIA" ED ELEZIONI

Erdogan specula politicamente sull'attentato in Nuova Zelanda

Il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdoğan ha mostrato il video dell'attacco alle moschee in Nuova Zelanda, durante una manifestazione elettorale. Montando le immagini nel frattempo censurate in tutto il mondo, ha lanciato l'ultima fase della sua campagna elettorale, puntando tutto sulla lotta all'islamofobia dell'Occidente (e dei suoi avversari laici in Turchia).

Esteri 18_03_2019
Recep Tayyip Erdogan in campagna elettorale

Il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdoğan ha mostrato il video dell'attacco alle moschee in Nuova Zelanda, durante una manifestazione elettorale. Montando le immagini nel frattempo censurate in tutto il mondo - con una musica di sottofondo che ricorda quella di certi trailer per film d'azione hollywoodiani -, intervallate da frasi evidenziate del manifesto pubblicato dal terrorista, e da discorsi di comizi politici turchi. 

Ma è praticamente dalla notizia dell'attentato che Erdoğan non ha mai spostato i riflettori dall’“incubo dell'islamofobia”. La cui minaccia è diventata immediatamente oggetto di propaganda elettorale. Il 31 marzo la Turchia torna alle urne per le amministrative, e il presidente sta girando il Paese per blindare il suo partito in un largo successo. Come si vede dalle immagini e dai filmati pubblicati da Abdullah Bozkurt, giornalista turco, il presidente è tornato sull'argomento in ogni dove, fino a diffondere il suddetto montaggio. L'evento elettorale è di quelli importanti. Non è una semplice manifestazione di piazza, si vede la zona riservata alle autorità, e ce ne sono davvero tante, ci sono le televisioni nazionali che trasmettono in diretta la folla gremita - composta anche da bambini - in religioso silenzio leva anche un canto sacro islamico alla fine del filmato. Ma prima di cliccare il tasto 'play' sul maxi schermo, Erdoğan paragona il terrorista delle moschee neozelandesi al presidente israeliano Netanyahu. Sostenendo che agiscono per il medesimo obiettivo e, rivolgendosi a quest'ultimo, ha intimato, “stai attento, sei un tiranno in Israele”. Mentre qualcuno tra la folla agitava il saluto dei Fratelli Musulmani. 

Nel corso del filmato il presidente turco si scaglia contro gli Stati Uniti per non aver etichettato come meritava il terrorista, e ha poi fatto ascoltare alcune dichiarazioni del capo del principale partito popolare repubblicano dell'opposizione (CHP), Kemal Kılıçdaroğlu, accusandolo di alimentare l'odio contro il mondo musulmano. “A questo punto sei con i terroristi”, ha detto Erdoğan, riferendosi a un discorso di Kılıçdaroğlu del 15 marzo, in cui il leader laico affrontava l'estremismo islamico. “Pagherà per queste parole il 31 marzo”, ha concluso. Il CHP ha replicato chiedendo al Consiglio Supremo della Radio e Televisione turca (RTÜK) d’impedire la trasmissione di raduni caratterizzati da un simile incitamento all'odio. Ma la risposta si sta facendo attendere. Mentre scriviamo è in corso un altro evento elettorale dove il presidente sta mostrando per il secondo giorno di fila il filmato.

A diffondere la notizia del video in lingua inglese è stato quasi solo Bozkurt. Che non è un personaggio da poco per il mondo dell'informazione turca: parliamo, infatti, del caporedattore di Zaman, il giornale che nel 2016 è stato commissariato ed è finito sotto il controllo diretto del governo. E che allora raccontava, “posso fare il mio mestiere di giornalista solo raccontando le cose via Twitter”. Ed è attraverso il social network che ha diffuso la notizia che nessuno ha rilanciato tranne la Reuters.

“Il cancro dell'islamofobia e la persecuzione musulmana” sono, così, di nuovo al centro della retorica propagandistica del presidente, che insistendo sulla paura, e per rendere ancora più saldo il senso di appartenenza alla comunità islamica, agisce sulla falsa riga tipica di tutti i regimi. Ma la propaganda non è finita lì. Il presidente ha infatti raccontato alla platea che Brenton Tarrant - l'attentatore delle moschee - era già stato in Turchia due volte e ha avvertito che le autorità turche stavano da tempo indagando sulle sue visite e sui suoi contatti. Una fonte della sicurezza turca aveva dichiarato che Tarrant era entrato nel Paese due volte nel 2016, per una settimana a marzo e per più di un mese a settembre. Il presidente l'ha poi marchiato come “feccia”, emblema di un Occidente ostile all'islam, alla Turchia e a lui stesso.

“La persona malvagia che ha martirizzato 49 fratelli e sorelle sta dicendo che dobbiamo rimanere sul lato anatolico, non possiamo passare al lato europeo. Chi pensi di essere?”, ha aggiunto Erdoğan. D’altronde non è la prima volta che il presidente turco insiste sulla difficoltà dell’ingresso nell’Unione europea, che sarebbe da attribuire a "motivazioni islamofobiche". La sentita preoccupazione, comunque, per quanto accaduto in Nuova Zelanda, s'è levata da tutti i leader del mondo musulmano.