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LA VISITA

Erdogan in Germania cerca di ricucire i rapporti perduti

Il presidente turco in visita in Germania, accolto da 3 milioni di turco-tedeschi. E adesso che Erdoğan ha messo le mani su tutto spera che tutto gli possa essere condonato. Spera che i rapporti tornino ad essere buoni (sempre che lo fossero) come prima del golpe del 2016 e prima della massiccia violazione dei diritti umani.

Esteri 28_09_2018
Erdogan e la moglia sbarcano in Germania

Il presidente turco Recep Tayyip  Erdoğan  è stato accolto con gli onori militari a Berlino, dove è arrivato giovedì per una visita di Stato controversa. E che mirerebbe, sulla carta, alla riconciliazione tra i due Paesi.

Mentre il corteo di auto blindate riprendeva l'arrivo, Erdoğan ha dato il suo saluto alla Germania della cancelliera più famosa d'Europa, abbassando di poco il finestrino e agitando la mano con le quattro dita e il pollice stretto nel palmo: il gesto di saluto della Fratellanza Musulmana balzato agli onori della cronaca nell'agosto del 2013, quando i Fratelli Musulmani in Egitto protestavano contro la rimozione del presidente Muhammad Morsi. E' in questo solco che s'inserisce la visita del capo di stato turco in Europa: sotto lo spettro, o la benedizione, dei Fratelli Musulmani.

La tensione è, e sarà, alle stelle. Il capo di Stato, che resterà in Germania fino a sabato, dovrà anche provare a dipanare la questione degli arresti di cittadini tedeschi: cinque reporter tedeschi restano dietro le sbarre in Turchia. Giovedì sera, una cena di benvenuto che molti politici e leader di partito hanno deciso, però, di boicottare. C'era con tutti gli onori del caso il Presidente della Repubblica, Frank Walter Steinmeier, ma la Merkel ha chiesto che non venisse aggiunto un posto anche per lei. Dopo un pranzo informale, infatti, lo incontrerà domani e a seguire ci sarà la conferenza stampa congiunta. Christian Lindner, leader del partito Liberaldemocratico, ha criticato la visita di Stato come una "vittoria della propaganda" per Erdoğan. E nel frattempo i tedeschi non si sono risparmiati manifestazioni di protesta. 

Eppure Erdoğan, in Germania, si sente quasi a casa. La presenza di turchi nel Paese ammonta a circa 3 milioni e negli ultimi anni ha solo dato prova di una connaturata incapacità e impossibilità di convivenza e integrazione. Alle ultime elezioni si è presentato alle urne il 47% degli aventi diritto tra i turchi, e il 67% di questi ha votato Erdoğan. In Germania risiedono anche tantissimi curdi e questo è motivo di scontri e tensioni che stanno aumentando. Non va poi dimenticato che Erdoğan, con il suo carisma, esercita una grande influenza su molte comunità islamiche in Europa, soprattutto su quella dei siriani accolti dalla Germania, che superano quota un milione.

I turchi tedeschi sono la sua gente, e il saluto dei Fratelli Musulmani non è altro che un ideale abbraccio ai suoi. Quella di Erdoğan è la prima visita ufficiale da quando è stato eletto per la prima volta Capo di Stato nel 2014. In missione speciale in Europa, il leader islamico s'è posto come obiettivo che “tutto torni come prima”. Sebbene, poi, i rapporti con Berlino non sono mai stati idilliaci. Vorrebbe che le cose tornassero a prima del golpe fallito del 2016. Cioè quando anche Berlino ha iniziato a muovere pesanti obiezioni sull'assenza dei diritti umani in Turchia, cosa che prima del tentativo di colpo di stato faceva con discrezione: di mezzo c'era l’accordo sui migranti firmato dalla Merkel. Ma quando sono arrivate le purghe, i cittadini turco-tedeschi arrestati, i migliaia che hanno chiesto asilo politico e le accuse di razzismo e islamofobia a Germania e Olanda per aver impedito al presidente in pectore di tenere comizi sui loro territori nazionali, la cancelliera non ha più potuto fingere di non notare nulla di strano. 

E adesso che Erdoğan ha messo le mani su tutto spera che tutto gli possa essere condonato. E ne ha anche bisogno. La lira turca è svalutata da mesi, l’economia nazionale è in ginocchio - anche se il presidente giura che non è così drammatica la storia - i rapporti con gli Usa di Trump sono pessimi, gli resta solo la Ue - ma solo all'occorrenza. La Germania, questa volta, sembra averlo capito e Erdoğan potrebbe tornare a casa esclusivamente con una serie di condizioni da rispettare. Anche il programma della visita presidenziale è abbastanza eloquente. Il presidente turco ha pranzato con Angela Merkel, la stessa a cui ha dato dell’islamofoba e razzista pochi mesi fa. 

Al di là delle dichiarazioni della vigilia e dei sorrisi di facciata, non sembra che Erdoğan avrà la strada spianata. La Germania vuole una restaurazione dello Stato di diritto in Turchia, ma sa anche molto bene che, finché ci sarà il presidente islamico, la cosa è irrealizzabile. Intanto, però, Erdoğan una cosa, e non piccola, l’ha ottenuta. Sabato a Colonia inaugurerà una delle moschee più grandi d’Europa finanziata proprio da una associazione turca. Là si sentirà ancora più a casa, la folla sarà oceanica, e quello che dirà sarà fondamentale.

Come normale, intanto, a Berlino stanno molto più a cuore i problemi in casa propria. E in questo momento non sono pochi. La Merkel è un'anatra zoppa, parola di Oettinger. E le vicinissime elezioni in Baviera pesano di più di quelle di Midterm. L'insofferenza dei tedeschi all'immigrazione islamica è ormai ingestibile ed anche per questo le parole e le mosse della cancelliera hanno tutti gli occhi contro. In più il caso dell’ex capo dei Servizi di sicurezza interni tedeschi Bundesamt für Verfassungsschutz, BfV, Hans-Georg Maassen, rimosso dal governo per aver riferito che il governo aveva diffuso una fake news quando ha dichiarato che nel Paese era scoppiata una caccia all'immigrato, resta una spina nel fianco per l'esecutivo della Merkel.