Emiliano, gaffe sul boss. Dov'è la superiorità morale Dem?
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La frase choc di Michele Emiliano in difesa del sindaco di Bari Decaro ci ricorda che la Sinistra non può esercitare quella superiorità morale che ha sempre vantato. Anche se il fatto potrebbe essere ingigantito dal centrodestra, i Dem sfruttano lo stesso populismo che rimproverano agli avversari.
Una imbarazzante gaffe che i suoi sostenitori provano a minimizzare e che il diretto interessato, ex magistrato e ormai politico di lungo corso, rettifica. Rimane inquietante l’uscita del governatore della Puglia, Michele Emiliano, che sabato a Bari, nella piazza radunata per sostenere il sindaco Antonio Decaro, ha raccontato di aver portato quest’ultimo, quando era ancora assessore, dalla sorella di un boss per cercare protezione. Frase detta male e probabilmente fraintesa, ma il giallo rimane. «Uno gli aveva messo una pistola dietro la schiena a Bari vecchia. Lo presi e andammo a casa della sorella del boss di quel quartiere, Antonio Capriati. Le dissi che se ha bisogno di bere, se ha bisogno di assistenza, te lo affido», le sue equivoche parole.
Ricordiamo che la frase choc è stata pronunciata durante la manifestazione Giù le mani da Bari, nata dall'iniziativa di migliaia di cittadini in segno di solidarietà al sindaco Antonio Decaro dopo la decisione del ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, su richiesta dei parlamentari pugliesi del centrodestra, di nominare una commissione di accesso per valutare l'esistenza di condizionamenti mafiosi nel Consiglio comunale. La decisione del Viminale è stata presa dopo i 130 arresti delle scorse settimane (tra cui la consigliera comunale Maria Carmen Lorusso e suo marito Giacomo Olivieri, ex consigliere regionale) che hanno svelato un sistema di voto di scambio politico-mafioso alle elezioni comunali del 2019 e dopo che la magistratura ha disposto per l'Amtab, la municipalizzata dei trasporti, l'amministrazione giudiziaria per l'infiltrazione dei clan. Il ministro Piantedosi reputa sacrosanta la sua iniziativa, mentre il centrosinistra la trova sospetta, considerato il fatto che fra tre mesi i cittadini baresi voteranno per rinnovare l’amministrazione comunale.
Le affermazioni di Emiliano sono state definite sconcertanti da molti esponenti politici, a cominciare dal capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, che ha commentato su Twitter: «Se i boss minacciano si va in Procura non a casa loro». «Le frasi sconcertanti di Michele Emiliano, peraltro pronunciate da un palco che avrebbe voluto e dovuto essere contro le mafie, sono sconcertanti e preoccupano perché descrivono un contesto culturale e socio-politico inquinato. Stupiscono ancor di più perché pronunciate da un ex pm. Chiederemo alla presidente della Commissione Antimafia di audire Emiliano e Decaro», ha detto il vicepresidente del gruppo Noi Moderati e componente della commissione Antimafia, Pino Bicchielli. «Scusate, non posso crederci. Ma davvero sono state pronunciate queste parole? Da Michele Emiliano, un magistrato», ha postato su X Rita Dalla Chiesa.
«Per anni abbiamo fatto campagne, chiesto ai cittadini, agli imprenditori e a tutti i minacciati dalla mafia di denunciare per assicurare questi malavitosi alla giustizia e spezzare delle catene che attanagliano il meridione da troppi anni. Oggi scopriamo che abbiamo sempre sbagliato, forse avremmo dovuto chiedere ad Emiliano, che proprio oggi dal palco barese a sostegno di De Caro, ha raccontato in totale tranquillità, come fosse una cosa normale, che quando l’attuale sindaco di Bari era suo assessore ebbe problemi con la malavita lui lo raccomandò alla moglie di un boss per lasciarlo in pace ed assisterlo in tutto e per tutto. Queste parole non possono passare inosservate, sono molto gravi e voglio credere che Emiliano chiarisca al più presto quali sono i suoi reali rapporti con la malavita e dipani tutti quei dubbi che le sue parole hanno messo nelle nostre menti», è quanto ha scritto in una nota Ignazio Zullo, senatore di Fratelli d’Italia.
Fin qui le reazioni, che in realtà sono state ancora più numerose e indignate. Per carità, potrebbe anche darsi che abbia ragione Licia Ronzulli, vicepresidente del Senato, esponente di Forza Italia, che prende almeno in parte le distanze dal centrodestra e ritiene comunque sbagliato questo far west, scatenato dalla sua parte politica rispetto a presunte infiltrazioni mafiose nell’amministrazione comunale del capoluogo pugliese.
Il centrodestra potrebbe anche essersi fatto prendere un po' la mano, nel tentativo di mettere le mani su quel Comune, in vista delle prossime elezioni comunali, ammesso che iniziative del genere sortiscano gli effetti sperati e non si traducano in veri e propri boomerang per chi le attiva. Sono tanti i cittadini baresi che attribuiscono un movente elettorale alle decisioni del Viminale. Ora bisognerà capire se la situazione si assesterà o se il clima politico comunale, assai avvelenato da questa vicenda, vivrà una vera e propria escalation.
Tra le anomalie di questa vicenda risalta anche il silenzio di Giuseppe Conte e dei grillini, che sono arrivati al potere in nome della moralizzazione della politica e, in quanto giustizialisti, chiedevano le dimissioni di chiunque venisse accusato di collusioni con la malavita. In questo caso tacciono, mostrando un sospetto imbarazzo. Viene da chiedersi: se al posto di Decaro ci fosse stato un sindaco di centrodestra, come avrebbero reagito l’“avvocato del popolo e i suoi accoliti? E allora la diversità morale storicamente rivendicata dalla sinistra in che cosa consiste? Nel definirsi al di sopra della legge qualora qualcuno disponga un’ispezione prevista da leggi dello Stato? Da sempre il Pd tuona contro il populismo del centrodestra che tenderebbe a parlare alla pancia degli italiani per buttarla in caciara. Ma cos’altro è stata la manifestazione di Bari se non una lampante dimostrazione di populismo del duo Emiliano-Decaro timoroso di una disfatta elettorale?