Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
GIORNATA DELLE VITTIME DELL'IMMIGRAZIONE

Emigrazione illegale, in Senegal è caccia ai criminali trafficanti

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L'Europa viene descritta come un Eldorado dalle organizzazioni criminali che fanno traffico di esseri umani. Sono queste organizzazioni le responsabili delle vittime nel Mediterraneo. Pugno duro in Senegal per combatterle.

Attualità 03_10_2024
Mar Rosso, vittime della tratta

“Vous tuez nos fils”, “State uccidendo i nostri figli”. L’accusa è rivolta alle organizzazioni criminali alle quali circa il 90% degli emigranti irregolari ricorrono per raggiungere l’Europa e contro le quali in Senegal la popolazione, esasperata per il numero di giovani che perdono la vita in mare, chiede più controlli e pene più severe. L’accusa è risuonata il 24 settembre in un’aula del tribunale di Mbour, una città costiera, dove si stava esaminando il caso di Cheikh Sow, un uomo accusato di aver partecipato all’organizzazione del viaggio che avrebbe dovuto portare un centinaio di giovani senegalesi in Spagna, conclusosi invece con un naufragio. Il suo compito era stato di riunirli, badare a loro per alcuni giorni e, al momento opportuno, condurli all’imbarcazione scelta per effettuare la traversata. Dopo di lui quel giorno alla sbarra c’erano altri 16 imputati tutti con la stessa accusa. «È per colpa di persone come voi che assistiamo a una tragedia dopo l’altra – ha detto il pubblico ministero alzando la voce – state uccidendo i nostri figli e pretendete di continuare con le vostre vite come se niente fosse». 

L’udienza ha avuto una risonanza particolare perché due giorni prima 38 corpi senza vita erano stati rinvenuti a bordo di una imbarcazione alla deriva a 70 chilometri dalla costa della capitale Dakar. Di recente contro le organizzazioni criminali che gestiscono i viaggi illegali verso l’Europa il governo senegalese ha notevolmente potenziato la Divisione nazionale per la lotta al traffico di emigranti e alle pratiche correlate (Dnlt) che adesso ha sezioni in tutto il paese. Il risultato è un consistente aumento delle imbarcazioni intercettate in mare, che nella prima metà del 2024 sono state 61 contro le 25 dell’anno precedente, e un maggior numero di arresti e condanne, passati da 127 nel 2023 a 210 sempre nei primi sei mesi del 2024.

A settembre inoltre il presidente Bassirou Diomaye Faye ha annunciato una “caccia senza tregua” ai trafficanti e l’istituzione di un numero verde per denunciarli. Ma questo non basta a scoraggiare chi vuole emigrare illegalmente. Dal Senegal continuano a partire tanti giovani. Bisogna colpire tutti, dice Khatab Gueye, il capo della Dnlt, «da chi intercetta i possibili “clienti” e li convince a partire a chi si occupa di loro in attesa di che possano imbarcarsi a chi riscuote il denaro e organizza i viaggi fino ai piloti (in Italia li chiamiamo scafisti) che formano l’equipaggio, procurano l’imbarcazione ed effettuano la traversata. La difficoltà è catturarli tutti contemporaneamente». Solo così infatti si smantella un'organizzazione criminale. Inoltre ci vogliono condanne severe che fungano davvero da deterrenti. «Una persona che ha guadagnato 120 milioni di franchi CFA (183mila euro) grazie agli emigranti illegali – dice l’avvocato Oumar Sene che è per comminare condanne a dieci anni senza condizionale – posso già dirvi che non lo fermeranno sei mesi di prigione».

Dall’inizio del 2024 sono riuscite a raggiungere la Spagna via mare quasi 41mila persone, oltre 49mila sono sbarcate in Italia e poco più di 35mila in Grecia per un totale di circa 136mila arrivi. I morti e i dispersi sono 1.009. Lo scorso anno, su 270mila arrivi, sono stati 4.110.

In Italia il 3 ottobre ricorre la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione, istituita nel 2016 per commemorare chi «ha perso la vita nel tentativo di emigrare verso il nostro paese per sfuggire alle guerre, alle persecuzioni e alla miseria». Dal 2015 se ne contano 18.290 morti o dispersi durante la traversata dalle coste africane e dalla Turchia a quelle italiane, senza contare quelli che sono morti mentre percorrevano le rotte di terra per raggiungere il Mediterraneo, un numero impossibile da quantificare. Quanti fossero in fuga da guerre, persecuzioni e miseria non è dato sapere, ma presumibilmente erano pochi: dalla miseria forse nessuno visto il costo molto elevato dei viaggi illegali organizzati dai trafficanti; e, poiché gli emigranti che hanno completato il viaggio possono ritenersi rappresentativi, pochi da guerre e persecuzioni come dimostrano la situazione dei paesi da cui provengono e la percentuale esigua delle richieste di asilo fondate e quindi accolte.

È il caso dei senegalesi. Il loro paese dal 1995 registra ogni anno un prodotto interno lordo in crescita (un tasso del 3,7% nel 2023), dall’introduzione del multipartitismo nel 1974 si distingue da molti altri stati africani per una stabilità politica costante e processi elettorali regolari. Solo nel 2024 si sono registrate tensioni sfociate in manifestazioni di protesta a causa del rinvio delle elezioni generali.

 «Qui la gente non parte perché non ha niente, se ne va perché vuole di meglio e di più» aveva spiegato nel 2015 l’allora ministro dei senegalesi all’estero, Souleymane Jules Diop, intervistato dal The Wall Street Journal: impiegati, commercianti, artigiani, persino studenti universitari che usavano le loro borse di studio per pagare i trafficanti e andare in Libia. Tanti fattori sono responsabili dell’illusione, in Senegal e in tanti altri paesi africani e asiatici, di trovare in Europa quel “di meglio e di più”. Un ruolo importante, forse in certi casi decisivo, lo svolgono proprio le reti criminali alle quali gli emigranti illegali si affidano. Vendono un prodotto, un viaggio illegale, ed è loro interesse renderlo allettante a quante più persone possibili contribuendo a descrivere l’Europa come un Eldorado.

La Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione, se vuole salvare vite umane oltre a piangere quelle perdute, dovrebbe servire a rinnovare gli argomenti contro l’emigrazione illegale, contro chi e che cosa la favorisce. Scorrendo le notizie sugli eventi in programma, si conferma invece anche quest’anno come occasione per giustificare l’illegalità, deplorare chi vi si oppone, reclamare accoglienza a oltranza come dovere morale e civile, accusare i paesi scelti come destinazione di essere responsabili della sorte degli emigranti irregolari fin da quando si mettono in viaggio.