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IL PERSONAGGIO

Emer Cooke, la scalata di Lady Pharma all'Ema

La recente nomina di Emer Cooke a direttrice esecutiva dell'Ema apre molti interrogativi sul ruolo svolto dall'Agenzia europea del farmaco nella promozione dei vaccini. Il suo curriculum dimostra che non sembrerebbe affatto indifferente agli interessi delle famose Big Pharma​, avendoci collaborato in modo organico in passato. 

Attualità 20_05_2021

Negli ultimi mesi lo scenario della pandemia ha visto crescere di importanza un organismo di cui nel primo anno di emergenza epidemica si era sentito parlare molto poco: l’EMA, l’ente europeo del farmaco, l’organizzazione che presiede all’approvazione, alla vigilanza e al controllo dei farmaci. Un ruolo diventato cruciale nel momento in cui si è trattato di autorizzare l’immissione sul mercato dei nuovi vaccini anti Covid.

E proprio in tale occasione l’EMA ha cambiato la figura al suo vertice, con la nomina, a novembre, dell’Irlandese Emer Cooke come Direttrice esecutiva. È questa laureata in farmacia al Trinity College di Dublino, sessant’anni appena compiuti, che gestisce le scelte di politica vaccinale europea. È lei che ha approvato Pfizer, Moderna, AstraZeneca e ora Johnson&Johnson, senza alcun problema. È lei che valuterà a breve la documentazione che Pfizer presenterà per ottenere l’autorizzazione a vaccinare anche i bambini. È lei che in una intervista di pochi giorni fa ha dichiarato «credo che servirà un terzo richiamo» delle vaccinazioni. In base a quali evidenze scientifiche? La dottoressa Cooke non l’ha spiegato. Però ha rassicurato che «tutti i vaccini funzionano bene». Senza dati, senza valutazioni epidemiologiche, ma con quella fede granitica che un tempo nel suo Paese di provenienza era riposta in san Patrizio e in Gesù Cristo e che ora si è spostata su nuove divinità farmacologiche.

Il fatto che Emer Cooke sia irlandese non è un dettaglio di colore: l’Irlanda è un vero e proprio Paradiso per l’industria farmaceutica, a partire dagli anni ’90, gli anni dell’esplosione dell’economia irlandese, che ne fecero la famosa “Tigre Celtica”. Questa crescita impetuosa non fu certo dovuta alla birra scura o al turismo nei magnifici villaggi dell’isola, ma soprattutto all’industria farmaceutica. L’85% delle principali aziende farmaceutiche ha sedi operative e stabilimenti di produzione in Irlanda. La parte del leone la fa la Pfizer, che ha diverse sedi, una delle quali in un paese vicino a Cork che ormai è noto come “Viagra Town” perché interamente dedicato alla produzione della celebre pillola del sesso che ha procurato nel corso degli anni profitti immensi al suo produttore.

L’Irlanda è inoltre il terzo maggior esportatore di farmaci al mondo. Emer Cooke cresce professionalmente in questa situazione estremamente favorevole a Big Pharma. Dopo la laurea in Farmacia, si specializza in management sanitario e si dedica anima e corpo all’attività di lobbysta dell’industria farmaceutica, ossia alla promozione negli ambiti istituzioni e governativi dei prodotti e degli interessi di tale industria. I suoi inizi sono tra il 1985 e il 1991, quando lavora nel settore farmaceutico irlandese come valutatore farmaceutico presso l'autorità di regolamentazione dei medicinali irlandesi. Da Dublino avviene poi il salto in Europa: la signora Cooke lavora per la Federazione europea delle industrie e associazioni farmaceutiche (EFPIA) come responsabile degli affari scientifici e normativi dal 1992 al 1998.

L’EFPIA è l’organizzazione di lobbying dei più grandi gruppi farmaceutici. Il lavoro della Cooke consisteva nel promuovere attivamente gli interessi dei Big 30 dell’industria farmaceutica​ europea, e i suoi clienti erano Pfizer​, AstraZeneca​, Novartis​, Johnson​&Johnson, e così via.

Poi, dal 1998, avviene il suo passaggio diretto dal privato all’amministrazione pubblica: diventa Amministratore Principale nell'Unità Farmaceutica della Commissione Europea, con responsabilità per le ispezioni, le attività internazionali e le iniziative legislative.  

In seguito, nel 2002, approda all’EMA, dove lavora fino al 2016, ricoprendo varie posizioni compresa quella di Responsabile delle ispezioni e Responsabile degli affari internazionali. Quindi nel 2016 passa all’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’OMS, diventando Direttore responsabile di tutte le attività normative relative ai prodotti medici.

La Cooke resta a Ginevra fino al novembre del 2020, quando viene posta alla guida dell’EMA in un momento assolutamente cruciale. Certamente può vantare oltre 30 anni di esperienza in questioni normative internazionali, di cui più di 18 in ruoli di leadership, non è una ricercatrice, non è una scienziata, ma è una manager, una tecnocrate esperta di normative e amministrazione aziendale. Conosce molto bene la macchina della burocrazia sanitaria, e il suo passaggio da funzionario di alto livello dell’OMS a Direttrice dell’EMA è significativo.

Si deve prendere atto che il curriculum dell’attuale leader dell’agenzia europea del farmaco, organismo che si occupa di valutare gli indici di rischio in base ai quali mettere in commercio un vaccino, dimostra che Emer Cooke​ non sembrerebbe affatto indifferente agli interessi delle famose Big Pharma​, avendoci collaborato in modo organico in passato. Formalmente oggi non c’è un aperto conflitto di interessi, ma è indubbio che è l’EMA che può consentire alle aziende di ottenere o meno enormi profitti, e se alla guida dell’agenzia c’è una persona che per molti anni ha lavorato per promuovere i loro prodotti, qualche ragionevole dubbio che si stia facendo solo l’interesse dei cittadini europei può sorgere. La Cooke è responsabile di un budget di circa oltre 300 milioni di euro per le attività dell’Agenzia, e il 90% di questo budget proviene dalle industrie farmaceutiche.

Il ruolo dell’EMA, come sappiamo, è fondamentale, sia in materia di autorizzazione, che di vigilanza. All’EMA toccherebbe il compito di valutare gli effetti avversi, ed eventualmente ritirare un vaccino, cosa che finora è avvenuta solo con AstraZeneca, e per un periodo molto limitato.

La direzione dell’EMA è dunque un ruolo chiave, dove l’apparato della burocrazia sanitaria europea e mondiale sembra aver messo la persona giusta, quella che nega la validità ad alcuni farmaci e approva tutto quello che l’industria farmaceutica propone. La combinazione perfetta.  Quando entrò in carica, la Cooke dichiarò: «La mia priorità numero uno sarà promuovere la risposta dell’EMA alla pandemia e il lavoro già in corso per supportare lo sviluppo e l’approvazione di vaccini». Non ci sono dubbi che questo sarà il suo obiettivo.