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GOVERNO CONTE

Economia: dai sogni alla dura realtà dei conti pubblici

Si avvicinano le elezioni e il governo vara il Documento di economia e finanza (Def), che ha un profumo prettamente elettoralistico. Per ora il Def è un contenitore vuoto, con tante etichette che si chiamano flat tax, congelamento dell’aumento dell’Iva, rilancio investimenti, sblocca cantieri e tanto altro. Ma i conti non tornano.

Editoriali 11_04_2019
Il ministro Tria

Il varo, due giorni fa, da parte del Consiglio dei Ministri, del Documento di economia e finanza (Def) ha un profumo prettamente elettoralistico. Si avvicina il voto europeo, non bisogna scontentare l’elettorato, è bene annunciare tutto ciò che si vuole fare, senza preoccuparsi che ci siano le risorse per farlo. Peccato che quanto annunciato contrasti già in modo stridente con ciò che era stato sbandierato ai quattro venti dal premier e dai due vicepremier soltanto pochi mesi fa (“Il 2019 sarà un anno bellissimo”, “Abbiamo sconfitto la povertà”, e frasi simili).

Le tensioni tra il ministro dell’Economia e i due azionisti di governo la dicono lunga sulle incertezze che aleggiano attorno alla prossima manovra di bilancio, che in autunno dovrà assumere contorni definiti e dovrà contenere numeri certi, documentati e non aggirabili. Per ora il Def è un contenitore vuoto, con tante etichette che si chiamano flat tax, congelamento dell’aumento dell’Iva, rilancio investimenti, sblocca cantieri e tanto altro. Quando bisognerà riempirlo di misure precise e dettagliate, anche con cifre, probabilmente il ministro Giovanni Tria non occuperà più il suo posto e chi lo sostituirà avrà in mano la patata bollente di dover far quadrare i conti senza scontentare nessuno e senza rovinare la perenne campagna elettorale di Lega e Cinque Stelle.

Il titolare del dicastero di via XX Settembre è stato chiaro con Matteo Salvini: se si fa la flat tax, l’Iva dovrà aumentare per forza. La coperta è troppo corta per far pagare meno tasse al ceto medio e nel frattempo sterilizzare le clausole di salvaguardia che prevedono l’automatico aumento dell’imposta sul valore aggiunto. Luigi Di Maio, per differenziarsi dall’alleato, tira fuori dal cilindro l’incostituzionalità della flat tax e quindi, “affinchè non avvantaggi i ricchi”, vuole che essa sia progressiva. Il che è una contraddizione in termini: come fa una tassa piatta a diventare progressiva? In fondo già la nostra tassazione è ispirata al criterio di progressività sancito all’art.53 della Costituzione italiana.

La polemica è destinata a crescere di intensità man mano che si avvicinerà l’appuntamento con le urne e i sondaggi indicheranno con maggiore attendibilità quali riflessi sull’elettorato stanno avendo i proclami delle forze di governo. Siamo però di fronte a un dilemma: visto che anche le ultime stime di crescita del sistema Italia elaborate dal Fondo monetario internazionale parlano di uno striminzito +0,1%, generato (forse) dalle due misure simbolo del governo gialloverde (Quota 100 e Reddito di cittadinanza), cosa dovrà e potrà inventarsi l’esecutivo per dare una scossa al sistema Italia senza farlo definitivamente sprofondare nella recessione?

Lega e Cinque Stelle di riduzione della spesa (e dunque dei servizi pubblici) non vogliono neppure lontanamente sentir parlare. La vicenda Alitalia con l’ossessione della nazionalizzazione testimonia la propensione statalista dell’esecutivo, che preferisce continuare a finanziare interventi in deficit, sperando che l’Europa post-26 maggio allenti la morsa sulle finanze dei singoli Stati. Sarebbe forse così se vincessero le forze populiste, sicuramente non sarà così se prevarranno i partiti che attualmente governano l’Unione. Non va affatto esclusa una manovra “lacrime e sangue” per l’autunno sebbene il governo, sempre e solo per scopi elettorali, continui ad escludere una manovra correttiva, senza peraltro indicare come potrà finanziare gli interventi promessi.

Il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, leggendo il Def, parla di “bagno di realismo del Governo”. Secondo il numero uno degli industriali "è evidente che lo stesso governo prevede un incremento della crescita dato lo Sblocca cantieri e il decreto Crescita, su cui le aspettative chiaramente si elevano". "Speriamo - ha aggiunto - che questi due provvedimenti siano all'altezza delle previsioni che il Governo fa. Bene questo bagno di realismo, perchè un'operazione verità è determinante per il Paese e per il Governo stesso".

Protestano, invece, le opposizioni politiche : “O si dà una scossa strategica all’intera politica di governo”, ha detto l’azzurro Antonio Tajani, “con una visione che sia omogenea, coerente, condivisa, o questo Paese è destinato a una decrescita molto infelice”. Serve uno “choc”, ha aggiunto, o la crisi non si supera. Dal Pd gli attacchi sono invece per Di Maio, che nel novembre scorso preannunciò i primi effetti benefici della manovra del governo già nel primo trimestre 2019. Ma evidentemente non è successo. Il deputato Pd Michele Anzaldi è caustico: “Quando chiederanno scusa agli italiani per le balle continue?”.

Neppure i sindacati sembrano soddisfatti e paventano anche la possibilità di uno sciopero generale. La Uil chiede un incontro urgente al governo, visto che del Def girano parecchie versioni, senza una precisazione del tipo di tassazione che si intende introdurre. Stesso discorso per la leader Cisl, Annamaria Furlan: "Abbiamo deciso un crescendo di manifestazioni per dire al governo che deve cambiare passo. Sta a lui decidere se farlo o no. Il Def comunque ci appare come una scatola vuota, un pannicello caldo con scelte sbagliate come la Flat Tax". "Nella bozza di Def il governo boccia se stesso; insiste nelle inesattezze e certifica gli errori fatti sulle stime della crescita; prevede un calo nell'occupazione e un aumento della disoccupazione. Il governo - tuona il leader Cgil Maurizio Landini - continua a prendere il giro gli italiani con misure di propaganda elettorale come la flat-tax, che privilegiando i ricchi contrasta con il principio costituzionale di progressività. Crediamo che non ci sia più tempo da perdere. Così non si regge, rischiamo seriamente di andare a sbattere".

Se il clima è questo, c’è veramente da chiedersi come potranno fare Lega e Cinque Stelle a reggere l’urto di tutte queste critiche da parte delle forze sociali e produttive del Paese. La loro unica fortuna è la debolezza delle opposizioni politiche, che di andare a votare anticipatamente non hanno alcuna voglia. Basterà questo per garantire lunga vita al governo Conte?