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PAOLO IL CALDO

Eco-reati Inutili grida sull'ambiente

Neanche in campo ambientale vige nel nostro Paese una piena legalità. Perché mancano le leggi? No, perché ce n'è troppe, semmai. Come per le tasse, quando ce n'è troppe, non si rispettano. Eppure l'istinto sovietico dei legislatori ha portato all'approvazione della nuova norma sugli "ecoreati".

Editoriali 21_05_2015
Terra dei fuochi

Neanche in campo ambientale vige nel nostro Paese una piena legalità. Ciò è determinato da un insieme di cause: l’incuria e spesso la complicità degli amministratori locali; l’ignoranza del pubblico sui veri motivi dell’inquinamento, spesso provocata o utilizzata strumentalmente dai vari movimenti ambientali; la sfrenata spinta al guadagno che orienta molti imprenditori a seguire modi di produzione più economici anche se più inquinanti; ma anche l’eccessività dei costi necessari agli operatori per rispettare di tutte le norme ambientali, e la loro incoerenza e complicazione. È lo stesso discorso delle tasse, che se sono troppe non si pagano. 

Per ragionare su questo – ed è possibile ragionare insieme su rispetto dell’ambiente e pagamento delle tasse: sono due obblighi derivanti da norme fondate sul diritto naturale, ma solo attraverso un lungo processo di affinamento nell’elaborazione giuridica – abbiamo due punti di partenza: una frase del più grande statista della storia dopo Giulio Cesare, Winston Churchill, ed una formula matematica. La frase è questa: “Avere diecimila regole distrugge il rispetto della norma”. E chi potrebbe non essere d’accordo? La frase vale tanto per l’ambiente quanto per le tasse, che se sono troppo alte incoraggiano i contribuenti ad evaderle. Questo principio fu elaborato dall’economista dell’UCLA Arthur Laffer; ne discende una formula matematica che lega pressione fiscale e gettito, stabilendo che se l’imposizione aumenta oltre il sopportabile il gettito diminuisce, mentre aumenta col diminuire delle aliquote: tale formula costituì la base teorica sulla quale Ronald Reagan basò la sua politica fiscale, che determinò una crescita senza precedenti dell’economia americana. E, in certo modo, costituisce un’espressione equivalente, in termini matematici, a quanto sostenuto in termini morali e giuridici fino ai giorni nostri da tanti moralisti cattolici, da Sant’Agostino a San Tommaso d’Aquino, e via via fino ai giorni nostri, passando tra gli altri attraverso il Papa della Rerum novarum, Leone XIII. 

Per quanto riguarda i comportamenti contro l’ambiente, anche la recente approvazione della legge sugli “ecoreati” non è destinata a produrre frutti positivi. Proclamare pene più severe non è utile per estirpare i comportamenti delittuosi, Manzoni ci ha insegnato parlando delle famose “grida”: occorre l’effettività della pena, che in Italia non esiste e che non comincerà certo ad esistere finché tanti magistrati oziosi, ignoranti e settari continueranno ad occupare gli scranni dei tribunali. Allora, visto che il sistema del recupero dei debiti (dei privati) funziona in maniera efficiente, non era meglio seguitare a punire i violatori delle norme ambientali con sanzioni amministrative, magari più gravi, che sarebbero state effettivamente irrogate ed effettivamente pagate? Fermo restando l’obbligo di bonifica, peraltro mai messo in discussione dal punto di vista normativo (è stato confermato col d. lgs. 152/2006) e poco praticato per la pigrizia, l’ignoranza e la corruzione dei funzionari che dovrebbero applicarlo.

Manifestazione di Lega Ambiente

La mania del costruire reati dovunque è lo stigma che identifica il paleoambientalismo, e deriva dalla formazione politica antilibertaria dei suoi vecchi leader. Essi avrebbero voluto organizzare una società staliniana, nella quale il ruolo di Stalin, di Beria e della NKVD fosse riservato a loro: chi non obbedisce, in galera! Il coraggio di dire: “Al gulag!” non l’hanno mai avuto, ma il desiderio! Quello si, e forte.

Di questo atteggiamento è testimonianza l’attività del noto Gianfranco Amendola (si, proprio il fine giurista che ha fatto condannare esponenti della S. Sede per “getto di oggetti pericolosi” in relazione alle emissioni di Radio Vaticana): stavolta si scaglia contro le terre di scavo e di bonifica, che vorrebbe fossero qualificate “rifiuti” mentre la normativa nazionale, confermata e imitata a livello europeo, stabilisce che possano essere riutilizzate, salvo verifica dell’indice di rischio.

Per chi abbia a cuore la cura dell’ambiente non è utile emettere grida o minacce di condanna; realismo, accettazione dei risultati delle analisi e giudizio prudente: è questa la strada giusta.