Ecco la scuola di scrittura «al femminile». E di Sinistra
Apre i battenti una scuola di scrittura intitolata alla statunitense Ursula Le Guin. Sei le discipline che verranno insegnate, compresa la scrittura di testi di canzoni. Si capisce che la retta dovrà costare un bel po’ di soldi. E, al vedere l’elenco dei docenti (c’è anche Vladimir Luxuria), balza agli occhi un’altra cosa: sarà un tantino sbilanciata a Sinistra.
La moda, tanto per cambiare, è partita dagli Usa. Qui la «scrittura creativa» viene insegnata in molte università. Poiché, da sempre, acuti vignettisti americani hanno messo il simbolo del dollaro al posto delle stelle sulla bandiera nazionale, uno dei modi di fare tanti soldi e subito (è questo il «sogno americano») è “creare” da zero qualcosa che si possa tradurre in dollari. In fondo, gli Stati Uniti sono nati proprio per questioni di soldi, quelli che i coloni americani non volevano più versare, come tasse, alla madrepatria britannica.
Ora, il romanzo è una forma creativa che, meglio dell’effimero pop, può dare la «felicità» (come da Dichiarazione di Indipendenza) anche con un one-shot, una sola opera, si pensi a Via col vento o Il buio oltre la siepe: le autrici, non a caso donne, scrissero un solo libro, ma bastò a farle entrare nel mito (americano). Ebbene, negli anni le scuole di scrittura creativa si sono moltiplicate e diffuse anche nelle periferie dell’impero.
In Italia, che io sappia, ancora le università sono restie ad ammettere corsi del genere, e così dette scuole rimangono appannaggio della libera iniziativa di questo o quell’autore. Se l’autore in questione è famoso di suo, bene, avrà molti allievi che concorreranno al suo cespite. Sennò, dovrà accontentarsi di quel che passa il convento. Se andate in Internet vedrete quante scuole di scrittura creativa ci sono (le più, va detto, tenute da perfetti sconosciuti).
L’ultima idea è una scuola di scrittura «al femminile», che apre i suoi battenti a Roma. Così Il Messaggero, quotidiano romano (l’unico, si dice, che papa Francesco ami scorrere), che ne ha dato notizia il 19 giugno scorso: «Una scuola di scrittura pensata, progettata e realizzata al femminile. Intitolata alla celebre scrittrice statunitense Ursula Le Guin, diretta da una donna e con moltissime donne tra i suoi docenti». E sarà una cosa faraonica, mica roba da Internet: «La Scuola, fondata e diretta da Eugenia Romanelli, scrittrice e giornalista, vicedirettore David Riondino, per il suo valore scientifico ha il patrocinio dell'Istituto Italiano dell'Enciclopedia Treccani».
Il lancio è questo: «È nata a Roma la “Scuola delle Scritture Ursula Le Guin”, per insegnare in un solo corso sei diverse discipline: scrittura giornalistica, web writing, scrittura narrativa, scrittura per il fumetto, sceneggiatura, scrittura metrica e song writing. Novecento ore di lezioni». Insomma, le donne impareranno pure a scrivere i testi delle canzoni.
Voi forse direte: ma chi è Ursula Le Guin? In effetti, se non siete lettori di «Urania», Ursula K. Le Guin può essere che non l’abbiate mai sentita nominare. Certo, non era (è scomparsa l’anno scorso) Sigrid Undset, donna e premio Nobel 1928 per la letteratura, ma i suoi romanzi fantascientifici avevano un certo successo; e poi era americana, anarchica e di fede taoista (così Wikipedia). Stranamente, la sua pur vasta produzione non ebbe grande eco sugli schermi, a parte, se non andiamo errati, un cartone animato giapponese.
Il Messaggero fornisce anche una lista parziale di quelli che saranno i docenti nella Scuola in questione: «Edoardo Albinati, Lucia Annunziata, Giulio Anselmi, Ernesto Assante, Stefano Benni, Bianca Berlinguer, Stefano Bollani, Massimo Bray, Margherita Buy, Ascanio Celestini, Roberto D’Agostino, Marco Damilano, Martina Dell’Ombra, @Dio (sic), Donatella Di Pietrantonio, Niccolò Fabi, Peter Gomez, Giancarlo Leone, Vladimir Luxuria, Milo Manara, Neri Marcorè, Melania Mazzucco, Laura Morante, Mario Morcellini, Michela Murgia, Antonio Padellaro, Melissa P., Romana Petri, Marina Rei, @Osho (ari-sic), Rosella Postorino, Rancore (sic 3), Sergio Staino, Elena Stancanelli, Angelo Valori, Vauro, Sandro Veronesi, Dario Vergassola, Paolo Virzì».
Se l’elenco vi pare a prima vista sullo sbilanciato a sinistra, direi che non sbagliate. Ci sono anche alcuni attori che, lì per lì, non si capisce che cosa c’entrino con la scrittura, così come Vladimir Luxuria. Ma non sottilizziamo. L’unica cosa lampante è che una roba così costa un sacco di soldi. Chissà quanto costa la retta… Forse, in futuro, da cotanto vivaio usciranno le bestselleriste di domani, magari le creative che Giancarlo Leone, uno dei docenti, figlio di un presidente della repubblica democristiano e, se non andiamo errati, presidente dell’Associazione produttori televisivi, potrà scegliere come nuovi talenti delle fiction Rai, chissà. Cosa si possa imparare da Luxuria, però, lo sanno solo i bambini di Rai3.