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LETTERA

Ecco cosa voterò a Milano

Caro direttore, c'è in questo periodo una sorta di omertà tra i cattolici riguardo alla declinazione del voto alle amministrative, il timore di esprimere pubblicamente la propria opinione. Non credo sia giusto, per questo vogliodire pubblicamente che a Milano voterò per Parisi sindaco.

Politica 19_05_2016
Elezioni

Caro direttore,

si respira una strana aria tra i cattolici. Da varie parti, è stato loro raccomandato che non possono non interessarsi di politica, in vista del raggiungimento del bene comune. In tal senso si sono espressi lo stesso Papa Francesco, il Consiglio Episcopale della Diocesi di Milano, il Coordinamento delle associazioni e movimenti della stessa nostra Diocesi (bella novità) e tante altre giuste prese di posizione. Tutte raccomandazioni da condividere appieno, senza se e senza ma. E penso che tutti i cattolici, senza alcuna distinzione, le condividano.

Ma è a questo punto che si respira quella “strana aria”. I cattolici pare abbiano timore di parlare tra di loro delle scelte concrete che, in occasione del voto, saranno obbligati a fare. A fronte dei propri percorsi personali per arrivare alla decisione ritenuta più adeguata alle varie situazioni, sembra che i cattolici abbiano timore di esprimere pubblicamente la propria opinione, forse per timore di incrinare la propria unità. Timore infondato, perché la propria unità non è fondata sulle opinioni particolari, ma sulla chiamata di Cristo nella sua Chiesa. È Cristo che fonda la nostra unità e quindi non dovremmo avere timore di parlarci tra di noi sulle scelte politiche che facciamo.

Giuliano Ferrara, recentemente ed a proposito di altra questione politica americana,così scriveva: «Bisogna dire che la politica il suo fascino struggente lo mostra proprio qui, nel mettere alle corde l’amicizia personale sotto il segno dell’inimicizia su questioni pubbliche». Questo pericolo, per i cristiani, non dovrebbe esserci, perché è  Altro che dà senso alla vita e quindi anche all’azione. Il problema è che essi mantengano alto l’ideale per il quale si impegnano in politica e per il quale operano le scelte elettorali. Penso anche che sarebbe augurabile che pure sul piano delle opinioni politiche ci fosse una espressione di unità. Ma, in questo periodo, occorre anche stare alla realtà.

Caro direttore, con questa mia lettera vorrei contribuire a rompere questa sorta di omertà timida e silenziosa, comunicando a te ed ai tuoi lettori le ragioni della mia scelta, che si riferisce alla città di Milano, dove io stesso sono chiamato a votare, il 5 giugno, per il sindaco, il consiglio comunale ed il consiglio di zona, precisando, naturalmente, che anche altre scelte sono più che legittime, anche se da me non condivise. Con questa scelta intendo non indebolire, ma rafforzare la comunione che mi lega a tanti fratelli, accettando di approfondire un dialogo sempre più costruttivo e proficuo.

Innanzi tutto, inviterei ogni lettore a rientrare in tempo dagli eventuali ponti; in tempo, dico, per votare. Le nostre autorità si lamentano sempre del fatto che molta gente diserti le urne e poi fissano le elezioni proprio durante un lungo ponte. Ma tant’è! Andiamo a votare in tanti.

Dopo aver letto e riletto tutte le raccomandazioni a cui ho fatto cenno, sono arrivato alla conclusione che per il sindaco di Milano non possa e non debba avere dubbi: voterò senza alcuna esitazione per Stefano Parisi, perché ritengo che egli meglio possa attuare le nostre preoccupazioni in tema di sussidiarietà e di solidarietà. Infatti, Parisi è più limpidamente di altri preoccupato di essere fedele a tutte le tematiche che riguardano il grande tema della libertà, con particolare riferimento alla libertà di assistenza, alla libertà di educazione ed alla libertà della famiglia. E sono sicuro della efficacia della sua azione, perché egli sa come condurre una squadra omogenea.

D’altra parte, il candidato Sala è troppo dipendente dall’ala sinistra del suo schieramento e lo si è visto in modo clamoroso quando non ha potuto accogliere nella propria lista civica l’amico Massimo Ferlini della Compagnia delle Opere. E l’ala sinistra non può che continuare un percorso centralista e burocratico, che è sempre più insopportabile. Ed anche sui diritti civili non mi fido di Sala, che nei giorni scorsi ha partecipato ad una festa di c.d. famiglie LGBT. Non è vero che Parisi e Sala siano la stessa cosa: c’è una grande differenza. Dunque, Parisi.

Meno semplice la scelta per il consiglio comunale, perché, in questo caso, ho visto che vi sono molti amici candidati, tutti molto seri e credibili. Spero che molti di essi possano riuscire vincitori. Ma purtroppo (o per fortuna) occorre scegliere e, pur rimanendo intatta la mia totale stima per tutti gli altri, ho deciso di appoggiare la candidatura di Luigi Amicone, perché penso che egli meriti un premio ed un riconoscimento per tutte le nobili battaglie che  ha condotto in questi anni come direttore di Tempi a favore della vita, della famiglia, della libertà di educazione, della sussidiarietà, etc.. Penso che potrà dare un contributo creativo all’amministrazione comunale sui grandi temi della cultura, della scuola e dell’assistenza.