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DOMANDE

Ecco cosa bisognerebbe sapere sullo Ior

"Con rispetto e devozione, vorrei porre una domanda a S.E.R. il Cardinale George Pell, il quale in quanto Prefetto della Segreteria per l’Economia sta gestendo la riforma delle finanze della Santa Sede". Così Ettore Gotti Tedeschi, presidente della Banca Vaticana dal 2009 al 2012, rompe il suo lungo silenzio con un articolo sul Catholic Herald.

Economia 09_01_2015
Ettore Gotti Tedeschi

Con rispetto e devozione, vorrei porre una domanda a S.E.R. il Cardinale George Pell, il quale in quanto Prefetto della Segreteria per l’Economia sta gestendo la riforma delle finanze della Santa Sede.

Sua Eminenza, è sicuro di essere stato sufficientemente informato riguardo la recente storia della Banca Vaticana, di cui sono stato Presidente dal 2009 fino a quando mi hanno sfiduciato nel 2012?

In un articolo su questo magazine (Catholic Herald, ndr) lo scorso mese, il Cardinale Pell ha spiegato perché lui creda che le finanze della Santa Sede siano in buono stato e che ora sia tutto finalmente sotto controllo. Spiega inoltre che la situazione finanziaria del Vaticano è molto più sana di quello che si pensi, visto che sono venuti alla luce centinaia di milioni di euro che non apparivano nei bilanci ufficiali del Vaticano.

L’articolo del Cardinale avrà certamente rassicurato i fedeli che compiono sacrifici economici sostanziosi per supportare la Chiesa, e avrà anche dato conforto alle tante organizzazioni religiose che confidano in quelle risorse per sbarcare il lunario. Tuttavia l’articolo sembra non aver tranquillizzato il portavoce della Sala Stampa Vaticana, il quale ha “corretto” il Cardinale Pell, anziché chiedere a lui stesso di dare direttamente chiarimenti, dicendo che non sono fondi “illegali, illeciti o male amministrati” quelli lasciati fuori dai bilanci ufficiali.

Il Cardinale mi ha citato esplicitamente nell’articolo, mettendo in luce che gli ultimi anni del Pontificato di Benedetto XVI sono stati molto turbolenti per l’Istituto delle Opere di Religione (IOR), chiamato colloquialmente Banca Vaticana. “Il Presidente della banca, Ettore Gotti Tedeschi, fu cacciato dal Consiglio laico”, ha scritto Pell, “e una lotta di potere in Vaticano ha portato alla fuoriuscita di informazioni”. Questa dichiarazione lascerebbe immaginare che sia stato il Consiglio laico a volere la mia cacciata e che anche ciò fosse legato a “lotte di potere”. Se ciò fosse vero, come mai non è stata nominata subito una commissione di inchiesta?

Vorrei pertanto suggerire qualche riflessione che spero possa essere utile al Cardinale, così come alla Chiesa intera, anche se ho sempre più l’impressione che si voglia dimenticare questi fatti “trascorsi”, che per me sono parte importante della mia vita che da questi stessi fatti è stata tragicamente cambiata. Ho mantenuto il silenzio per due anni e mezzo dalla mia rimozione , ma credo che ora sia il momento di mettere alcune cose (solo alcune) in chiaro.

Il Cardinale Pell ha assolutamente ragione a dire che la Santa Sede ha come principale desiderio quello di rispettare gli standard internazionali di trasparenza finanziaria. Questo è esattamente quello che Benedetto XVI aveva deciso di compiere quando lanciò la grande riforma delle finanze del Vaticano.

Questi nuovi standard sono così importanti che io stesso li ho definiti in un documento “I Patti Lateranensi del XXI secolo”. Essi vogliono far rientrare la Santa Sede in un contesto di trasparenza secondo le norme finanziarie internazionali, che nessuna organizzazione può più ignorare dopo i fatti dell’11 settembre 2001, nemmeno per ragioni di presunta riservatezza o “segretezza “. Fu Benedetto XVI a chiedermi di raggiungere questo obiettivo in modo “esemplare”, per poter garantire la credibilità della Chiesa come Autorità morale universale. Così facemmo partire questo processo, assieme al Cardinale Attilio Nicora, presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Santa Sede e con i maggiori esperti esterni ed interni al Vaticano.

Il Cardinale Pell nel suo articolo ha menzionato il famoso sequestro dei 23 milioni di euro della Banca Vaticana da parte della Banca d’Italia. Ha detto che i soldi furono congelati perché “le autorità che supervisionavano la Banca Vaticana non si mossero in modo sufficiente rapido” nell’applicare le leggi internazionali anti-riciclaggio.

Il sequestro avvenne non appena fui nominato Presidente della Banca Vaticana e appena cominciai a mettere in atto le riforme ordinate da Papa Benedetto XVI. Prima della mia nomina, il livello di trasparenza della banca era considerato da tutti insufficiente.

Il sequestro dei 23 milioni di euro e la successiva indagine del Pubblico Ministero di Roma furono conseguenza della mancanza di una legge anti-riciclaggio, di adeguate procedure in atto e di autorità dedicate che supervisionassero tutte le questioni di trasparenza finanziaria. Queste garanzie sono richieste a tutte le banche che operano nei paesi che vogliono essere inclusi nella cosiddetta “white list” – cioè, i paesi impegnati a contrastare il terrorismo e il riciclaggio di denaro sporco.

Con l’esplicita approvazione del Segretario di Stato e Presidente della Commissione Cardinalizia, Cardinale Bertone, decisi di farmi interrogare dal Pubblico Ministero di Roma, insieme con il direttore dell’Istituto. Era una cosa insolita per un Funzionario Vaticano, ma eravamo determinati a dimostrare che da quel momento in poi non volevamo avere nulla da nascondere e non volevamo nascondere nulla. Papa Benedetto aveva chiesto una totale trasparenza.

I soldi sequestrati furono così rilasciati alla diponibilità dell’Istituto – purché provvedesse ad osservare le norme sul trasferimento dei fondi – grazie alle capacità e alla credibilità del mio avvocato, la Professoressa Paola Severino, che successivamente divenne Ministro della Giustizia. Essa fu capace di convincere il Pubblico Ministero riguardo la determinazione della Santa Sede di raggiungere tre obiettivi tangibili entro la fine del 2010: l’approvazione di una legge anti-riciclaggio, l’introduzione di procedure interne alla Banca Vaticana (e alle altre Istituzioni interessate della Santa Sede) e la creazione di un corpo di supervisione generale, l’Autorità di Informazione Finanziaria Vaticana (AIF). Il 31 Dicembre 2010 Benedetto XVI firmò il motu proprio con cui ratificava la legge anti-riciclaggio, costituì l’AIF e nominò il Cardinale Nicora come suo Presidente.

Il Cardinale Pell non può immaginare quanto sforzo, quanti conflitti e quante difficoltà abbiamo incontrato quando nel 2011 cominciammo a mettere in atto la legge anti-riciclaggio e l’AIF cominciò il suo operato. Questi sforzi vennero riconosciuti quando gli Incaricati di Moneyval, il corpo di monitoraggio del Consiglio d’Europa, fecero la visita di prima valutazione nel Novembre del 2011 e i risultati furono molto positivi. Gli Incaricati di Moneyval addirittura espressero sorpresa per il nostro impegno e la nostra efficienza.

Ho il sospetto che il Cardinale Pell non sia al corrente di ciò che avvenne immediatamente dopo. Nel Dicembre 2011, subito dopo la positiva visita di Moneyval, venne realizzata con sorprendente fretta una bozza di una nuova legge che andava a modificare la legge anti-riciclaggio e il ruolo dell’AIF.

Venni informato dei cambiamenti solo nel gennaio 2012 dal Presidente dell’AIF, ma solo dopo che la bozza di legge era stata fatta. Per farla breve, il punto chiave di queste modifiche, oltre ad alcuni articoli modificati, stava nel fatto che l’AIF cessava di essere un corpo indipendente per finire sotto la supervisione della Segreteria di Stato, confondendo il ruolo di controllato con quello di controllore. Ciò mise in gran difficoltà il Cardinale Nicora, il Consiglio dell’AIF e il sottoscritto. Il Presidente dell’AIF scrisse allora un memorandum di dissenso e sconcerto al Cardinale Bertone, che fu poi misteriosamente pubblicato da uno dei principali quotidiani italiani.

Il sistema bancario internazionale rimase molto perplesso dalla successiva repentina applicazione della nuova legge che impediva lo scambio necessario di informazioni e lo considerò come un cambio di rotta rispetto al cammino di trasparenza concordato e rispetto ai risultati tangibili promessi. Come conseguenza Moneyval fece la seconda visita all’inizio del 2012 ed espresse forti dubbi sulla situazione – soprattutto sulla perdita di indipendenza dell’AIF.

Moneyval allora scrisse il secondo pre-report il 27 Aprile 2012 in cui rilevava che era stato fatto un “passo indietro”. Il Cardinale Pell è stato adeguatamente informato di questi eventi? Come risultato del cambio della legge, il Sistema bancario internazionale fu costretto ad interrompere le attività con la Banca Vaticana. Due tra le maggiori banche italiane fecero giungere direttamente a me per iscritto la loro perplessità. Il Cardinal Pell ha avuto accesso a queste spiegazioni documentate? Oppure, se è già stato informato, ritiene davvero che queste informazioni siano irrilevanti?

Quando poi il Presidente AIF chiese al Segretario di Stato di sospendere la ratifica dei cambiamenti, che erano da parte dell’AIF considerati come dannosi e rischiosi, detti cambiamenti vennero immediatamente ratificati dalla Segreteria di Stato, quasi un mese prima della scadenza formale di tre mesi. Non è curiosa tutta questa rapidità?

Vorrei ora chiarire, sempre per utilità del Cardinale Pell, la relazione tra la Banca Vaticana e il cosiddetto scandalo Vatileaks, in cui il cameriere del Papa, come è stato sentenziato, fece uscire documenti sensibili dalle mura vaticane. I giornali italiani pubblicarono un documento interno della Banca Vaticana (sulla relazione tra AIF e IOR) e il citato documento scritto dal Cardinale Nicora per il Segretario di Stato.

Al fine di minare la mia credibilità, accusarono me di essere il “corvo” e di aver fatto uscire i documenti. Ciò era ovviamente falso, e così richiesi una immediata indagine. Non accadde nulla. Successivamente si dimostrò che i documenti erano stati fatti uscire dal cameriere del Papa.

Vennero poi date nove ingannevoli ragioni per la mia successiva rimozione. Tra queste, fui accusato di non aver compiuto il mio dovere, di non aver tenuto informato il Consiglio dello IOR, e di avere tenuto una cattiva relazione con il management. Una delle ragioni si riferiva anche alla fuoriuscita dei documenti, nonostante fosse poi stato dimostrato che la responsabilità era di qualcun altro.

Il Cardinale Pell ha probabilmente bisogno di essere informato anche di quella che ritengo essere una ragione che potrebbe in parte spiegare la decisione del Consiglio dello IOR di sfiduciarmi.

Nell’Aprile del 2012 la Commissione Cardinalizia riconfermò la mia nomina, ma il 24 Maggio il Consiglio mi cacciò. Non mi è mai stata data la possibilità di spiegarlo, ma credo che la ragione di tale gesto fu la mia decisione (anticipata a chi di dovere) di presentare al Consiglio una proposta che avrebbe completamente cambiato il governo della Banca. Questo cambiamento era assolutamente necessario visti gli eventi precedenti.

Comunque, il Cardinale Pell potrebbe non sapere che la Commissione Cardinalizia non ratificò il voto di sfiducia verso di me del Consiglio dello IOR. Alcuni Cardinali infatti mi sostenevano nei miei sforzi e nella mia professionalità e si rifiutarono di approvare una tale decisione.

Forse non sa nemmeno che non mi fu mai concesso di rispondere in persona alle nove ragioni di sfiducia, nonostante molteplici richieste da parte mia e nonostante una nota scritta da me a riguardo e che non fu mai considerata.

Il Cardinale Pell è conosciuto per le sue capacità, per il suo coraggio e per la sua onestà intellettuale e morale. Ecco perché sono sicuro che non ha mai avuto accesso ai documenti e alle spiegazioni che sono essenziali per capire gli eventi che accaddero prima che fosse nominato a Roma.

Tra questi documenti, ne sottolineo in particolare tre:

Il pre-report di Moneyval dell’Aprile 2012, verso il Report del 4 luglio (vedi sopra);

Diversi report di Deloitte del 2011, che riguardano gli ostacoli alla messa in atto delle nuove procedure;

Il report sulle ragioni di chiusura del conto di JP Morgan (Marzo 2012).

Se il Cardinale Pell potesse leggere questi documenti capirebbe quale responsabilità ha gravato sulle mie spalle durante quel periodo. Se potesse leggere la mia nota in risposta alle nove ragioni di sfiducia potrebbe comprendere la vera natura della mia sofferenza. Sofferenza che è cresciuta negli ultimi tempi, grazie alla indifferenza verso la mia implorazione di ricerca di verità.

Vorrei incoraggiare Sua Eminenza a leggere l’intervista del segretario del Papa, l’arcivescovo Georg Gänswein rilasciata a “Il Messaggero” nell’Ottobre 2013, in cui dice che Benedetto XVI fu “molto sorpreso” del voto di sfiducia e che mi teneva in “grande stima”. Dovrebbe anche sapere ciò che il Segretario di Stato mi disse personalmente da parte di Benedetto XVI il 7 Febbraio 2013: il Papa aveva deciso di riabilitare immediatamente la mia figura – una decisione che non fu mai messa in atto dopo le dimissioni di Benedetto XVI. Vorrei anche che Sua Eminenza sapesse quanto mi manca Papa Benedetto…

Infine, credo che il Cardinale Pell dovrebbe svelare questi quattro misteri, anche se sono certo che ormai è troppo tardi, almeno per me:

Chi cambiò la legge anti-riciclaggio del Vaticano nel Dicembre 2011, e perché?

Chi decise davvero che dovevo essere rimosso dal Consiglio laico come presidente della Banca Vaticana il 24 Maggio 2012, e perché?

Chi fu a disobbedire a Benedetto XVI che voleva la mia riabilitazione?

Chi decise di ignorare le implorate richieste di essere interrogato sui fatti di cui sopra? Chi non vuole venire a conoscenza della mia versione della verità, e perché?

*Articolo pubblicato in inglese sul Catholic Herald, 8 gennaio 2015