E' stato il Concistoro delle domande
Sessantanove interventi in due giorni e clima di grande serenità. Così è passato il Concistorio straordinario sulla famiglia, dove il dibattito è stato monopolizzato dalla questione dell'ammissione ai sacramenti dei divorziati risposati.
Sessantanove interventi in due giorni pronunciati in un clima "di grande serenità e soddisfazione da parte di tutti i presenti per l'ampiezza e la profondità degli interventi", sottolinea padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa vaticana. E' questo il bilancio sommario del Concistoro straordinario sulla famiglia voluto da Francesco per iniziare a discutere i temi che saranno più approfonditamente dibattuti e analizzati nel Sinodo del prossimo ottobre e in quello del 2015.
Nessuna decisione è stata presa, anche perché non era quella la sede, aveva già chiarito Lombardi, che non a caso parlava delle riunioni nell'Aula nuova del Sinodo come di una sorta di ouverture in attesa che il dibattito entri nel vivo in autunno. Il confronto tra i cardinali è stato libero, nessuna scaletta prefissata: qualcuno ha preferito lasciare per iscritto il proprio intervento. A orientare la discussione, però è stata la lunghissima (ci sono volute due ore per la lettura integrale) relazione del cardinale Walter Kasper, scelto personalmente dal Papa prima di Natale. E' a lui, al teologo tedesco autore del libro Misericordia citato da Francesco nel corso del suo primo Angelus, lo scorso marzo, che Bergoglio aveva chiesto "un'introduzione di taglio teologico sulla bellezza della famiglia". La consegna era chiara: porre interrogativi, non dare risposte. E così ha fatto Kasper.
Non c'è stato spazio per affrontare la questione delle unioni omosessuali, come era stato azzardato nelle settimana precedenti l'appuntamento concistoriale. Se più volte dai porporati è stata citata la Familiaris Consortio di Giovanni Paolo II, con richiami alla teologia del corpo del Pontefice polacco, il punto attorno al quale è ruotata principalmente la discussione è stata la riammissione ai sacramenti dei divorziati risposati. E' su questo che la maggior parte dei cardinali ha preso la parola, per lo più portando in assemblea esempi concreti vissuti nelle rispettive diocesi. Da quanto emerso riguardo la relazione (che non sarà divulgata integralmente), Kasper è stato chiaro: l'insegnamento cattolico sull'indissolubilità del matrimonio non può cambiare. Chi si attende svolte dottrinali, dunque, è destinato a rimanere deluso. E' il caso, ad esempio, del vescovo di Treviri, mons. Stephan Ackermann, che recentemente aveva invocato un mutamento dell'insegnamento cattolico per adeguarlo ai tempi correnti, dal momento che anche l'Humanae Vitae di Paolo VI, come dimostrano i risultati al questionario inviato alle diocesi lo scorso novembre, "crea solo confusione".
Ma non sembrano essere questi i piani di Francesco, stando anche a quanto affermato un paio di settimane fa dal cardinale Sean O'Malley, arcivescovo di Boston e influente membro statunitense nella speciale consulta incaricata di riformare la curia: "Non vedo alcuna giustificazione teologica per cambiare l’atteggiamento della Chiesa su questo argomento, anche perché la Chiesa non può cambiare le sue posizioni a seconda dei tempi". Qualcosa, invece, forse si potrà fare sul piano dei casi concreti, ha spiegato Kasper, in quanto "non è immaginabile che uno possa cadere in un buco nero da cui Dio non possa tirarlo fuori".
Torna alla ribalta il valore da attribuire alla misericordia, già oggetto di confronto (a tratti anche teso) tra il prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, il neocardinale Gerhard Ludwig Müller, e alcuni esponenti della gerarchia cattolica. Il custode dell'ortodossia era intervenuto lo scorso ottobre con un lungo articolo sull'Osservatore Romano, dove metteva in risalto il rischio di banalizzare il concetto di misericordia, dando quasi l'impressione "che Dio non potrebbe fare altro che perdonare". Avvertiva, Müller, che "al mistero di Dio appartengono, oltre alla misericordia, anche la santità e la giustizia" e che "se si nascondono questi attributi di Dio e non si prende sul serio la realtà del peccato, non si può nemmeno mediare alle persone la sua misericordia". Concetti che non erano piaciuti al cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Colonia, per il quale Muller non poteva permettersi di bloccare un dibattito avviato da altri. E anche il cardinale Oscar Maradiaga aveva stigmatizzato la posizione a suo dire troppo rigida del prefetto dell'ex Sant'Uffizio.
Sulla questione è intervenuto anche Kasper, che si è detto "d'accordo con Müller sulle questioni fondamentali", anche se ha rimarcato il suo essere "meno rigoroso sulle questioni concrete". Ed è questa la traccia che l'ex presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani ha seguito durante l'esposizione della sua relazione, lodata venerdì mattina dal Papa come esempio di ciò che si definisce "fare teologia in ginocchio". Secondo il porporato già assistente di Hans Küng a Tubinga, è indispensabile rimarcare che "misericordia e fedeltà vanno coniugate in modo credibile". Un chiaro invito a non fare della misericordia un sinonimo di tolleranza, dunque.
A ogni modo, il dibattito è aperto e dal concistoro non è emerso un orientamento unitario. Il dibattito è appena avviato e per conoscere i risultati bisognerà attendere il completamento del cammino sinodale, che durerà "quasi due anni", come ha ricordato il Papa nel breve intervento che ha chiuso il concistoro, venerdì pomeriggio.