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SIRIA

E ora russi e americani sono assieme contro i jihadisti

Kerry e Lavrov hanno raggiunto un accordo ieri per garantire una tregua in Siria. Le condizioni preliminari prevedono una cessazione dei bombardamenti e l'apertura di corridoi umanitari. Ma soprattutto si creerà un coordinamento, anche militare, di Usa e Russia per combattere l'Isis e Fateh al Sham (ex al Nusrah), i gruppi jihadisti più radicali. Cambiano ancora tutti gli schieramenti.

Esteri 11_09_2016
John Kerry e Sergej Lavrov

Come ai tempi della guerra fredda, quando Mosca e Washington scatenavano conflitti mobilitando i loro alleati regionali e li risolvevano al tavolo dei negoziati, Russia e Stati Uniti cercano oggi di imporre la “loro” tregua al conflitto siriano.

Un piano accolto con favore da molti dei tanti Stati che giocano un ruolo nella guerra scatenata nel 2011 per far cadere il regime di Bashar Assad in cui secondo l’Onu hanno perso la vita circa mezzo milione di persone (300 mila secondo l’Osservatorio siriano dei diritti umani vicino ai ribelli moderati) mentre su 22 milioni di abitanti 4,8 milioni sono fuggiti all'estero e 6 sono sfollati all'interno del Paese arabo. In un contesto bellico intricato in cui al conflitto contro lo Stato Islamico si aggiunge la guerra dei molti gruppi ribelli contro il regime di Damasco e ultimamente la campagna turca contro i curdi siriani, è difficile valutare quali possibilità concrete possa avere la tregua negoziata da russi e americani di portare la pace in Siria che dovrebbe entrare in vigore il 12 settembre.

L’intesa enunciata dai ministri degli Esteri John Kerry e Sergei Lavrov dovrebbe consentire "una significativa riduzione della violenza in Siria" e spianare la strada per "una pace negoziata. Non è ancora stato reso pubblico un documento ufficiale ma l’accordo sembra prevedere 5 punti chiave.

1 - La sospensione del bombardamenti del regime su aree predefinite in cui l'opposizione armata è presente. Una disposizione che rappresenta, secondo Kerry, il "fondamento" dell'accordo stesso. Essa non si applica alle zone controllate dal gruppo Stato Islamico (Isis) o il Fronte Fateh al-Sham (ex Jabat al-Nusra), che ha rinunciato alla sua affiliazione ad al-Qaeda, ma è ancora considerato "terrorista" da Washington e Mosca. Se i gruppi ribelli anti-Assad vogliono conservare la loro legittimità, devono prendere le distanze dal fronte Fateh al-Sham e dall'Isis.

2 -  L'impegno di regime e ribelli "moderati" ad astenersi da eventuali attacchi o tentare avanzate territoriali e rispettare il cessate il fuoco.

3 - L'ingresso di aiuti umanitari alle zone assediate o di difficile accesso, tra cui Aleppo. In questa città è prevista la smilitarizzazione della strada di Castello, asse principale per gli approvvigionamenti ai quartieri controllati dai ribelli e situati a nord della città. Libero passaggio di civili, degli aiuti e beni commerciali per il quartiere Ramoussa, nel sud-ovest della città, da pochi giorni riconquistato dalle truppe di Assad.

4 – La costituzione di un centro di coordinamento russo-americano (non un vero comando militare congiunto ma qualcosa del genere), in particolare attraverso la definizione di "una condivisione delle informazioni necessarie per delimitare i territori controllati dal Fronte al-Sham Fateh e dai gruppi di ribelli moderati". Passo indispensabile a definire le aree in cui la tregua è in vigore e quelle in cui i combattimenti contro i gruppi jihadisti continueranno.

5- Se il cessate il fuoco e l'accesso umanitario terranno per una settimana intera, Stati Uniti e Russia potranno iniziare azioni militari congiunte contro l'Isis e il Fronte Fateh al-Sham, compreso il coordinamento di attacchi aerei nelle zone delimitate ma senza coinvolgervi le forze siriane.

In attesa che emergano ulteriori dettagli occorre quindi precisare che non si tratterà di un vera tregua ma più che altro di una “ridefinizione” degli schieramenti che punta a separare i gruppi ribelli “moderati” da quelli jihadisti con l’obiettivo di spazzare via i miliziani del Califfato e gli ex qaedisti per poi dare vita a un negoziato politico tra i ribelli “accettabili” e il governo di Bashar Assad.

Il raggiungimento di un’intesa tra russi e statunitensi sui questo punto rappresenta una vittoria per Damasco e Mosca che hanno convinto Washington a combattere per davvero i jihadisti e ad abbandonare i gruppi islamisti sostenuti apertamente da Arabia Saudita e Qatar che da anni sostengono l’Esercito della Conquista, formazione militare che unisce il Fronte Fateh al-Sham milizie salafite e dei Fratelli musulmani. L’esercito della Conquista è la formazione militare più forte tra quelle che combattono Assad, seconda per capacità militari sollo Stato Islamico (di cui è rivale), controlla la gran parte dei territori in mano ai ribelli inclusa una vasta fetta dei quartieri orientali di Aleppo. Come sarà possibile imporre una tregua in quella città e nelle altre aree in mano al Fronte Fateh al-Sham?

Da quanto enunciato le milizie salafite e dei fratelli musulmani alleate degli ex qaedisti verranno escluse dalla tregua se non prenderanno le distanze dal Fronte Fateh al-Sham senza il quale però il loro peso militare sarà molto ridimensionato. Il rischio è quindi che sul campo di battaglia la tregua cambi ben poco poiché i territori in mano all’Isis sommati a quelli presidiati dall’Esercito della Conquista costituiscono la gran parte del territorio siriano sfuggito al controllo di Damasco.

Interessante, a questo proposito, valutare le reazioni all’annuncio del piano russo-americano. L’Europa (che nella crisi siriana non ha alcun peso) pare entusiasta: Matteo Renzi ha definito la notizia "molto importante", per Federica Mogherini, alto rappresentante dell'Ue per la politica estera e la sicurezza, l'accordo "è molto benvenuto" mentre per l'inviato speciale dell'Onu Staffan De Mistura l'intesa tra Stati Uniti e Russia "apre una finestra di grandi opportunità". Le opposizioni siriane in esilio, sostenute dagli Stati Uniti, hanno chiesto che Mosca faccia pressioni su Damasco perché rispetti l'accordo e ieri sera il governo siriano ha accettato l'intesa e del resto Mosca ha assicurato che il regime siriano rispetterà il cessate il fuoco. La Turchia ha accolto con soddisfazione la tregua e il Ministero degli Esteri ha reso noto che Ankara farà ogni sforzo per garantire "l'effettiva applicazione del cessate il fuoco" anche se non c’è un impegno preciso a cessare le operazioni contro i curdi siriani.

Dura la reazione dell’Esercito della Conquista che ha fatto sapere all'Associated Press, che in caso di attacchi subiti da russi o americani "risponderemo immediatamente e i nostri mujaheddin faranno terra bruciata", ha detto un responsabile che ha parlato a condizione di mantenere l'anonimato. L'accordo raggiunto "sarà sicuramente un fallimento" prevede Fares al-Buyush, portavoce dell'Esercito Siriano Libero che dovrebbe costituire l’elemento principale dei cosiddetti “ribelli moderati”. Al-Buyush ha spiegato a Sky Arabia che "noi combattenti ribelli non riteniamo che questa sarà' una grande occasione di successo per la pace in Siria perché il regime di Bashar al Assad e la Russia non rispetteranno l'accordo".

Nessuna reazione per ora dalle monarchie del Golfo Persico, e soprattutto da Qatar e Arabia Saudita che vedono messe all’indice ed escluse dalla tregua le milizie jihadiste da loro sponsorizzate e che hanno come obiettivo politico l’imposizione della sharia in Siria. Alla luce dei fatti, Doha e Riad emergono quindi come i veri sconfitti dell’accordo tra russi e statunitensi.