E l’Europa metta subito al bando la sharia
L’unica strada oggi percorribile in Occidente per riformare l’islam è quella della messa al bando della sharia perché incompatibile con i diritti umani e con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo promulgata dall’Onu nel 1948.
La recrudescenza degli atti terroristici in Europa, l’emergere di un numero crescente di jihadisti tra i cosiddetti “rifugiati” e l’apparente incapacità del mondo islamico cosiddetto “moderato” di controllare dall’interno le derive estremistiche aprono gravi interrogativi circa il futuro della convivenza civile tra religioni e culture diverse anche sul territorio europeo.
Se la difficile integrazione degli islamici emerge chiaramente dal numero di foreign fighters “europei” e soprattutto di estremisti islamici presenti nel Vecchio Continente dove hanno trasformato interi quartieri in “ghetti” autogestiti in cui si applica la sharia, i massicci flussi di immigrati clandestini alimentano l’instabilità sociale in tutta Europa.
Esattamente un anno or sono il ministro degli Esteri britannico Philip Hammond chiedeva ai suoi colleghi europei se vi fosse un qualche interesse nel consentire di entrare nel Vecchio Continente ad altri milioni di islamici che avrebbero compromesso la sicurezza anche sociale dei popoli europei. Nessuno ha risposto a quella domanda, ma in compenso i flussi migratori illegali hanno contribuito non poco a far vincere il Brexit nel recente referendum.
Così, mentre in Europa e in Italia ci si affanna a definire “squilibrati” i terroristi islamici e i media sono pronti ad auto censurare foto, video e dettagli delle violenze e delle stragi di matrice islamica per cercare di nasconderle all’opinione pubblica sempre più impaurita, ma anche arrabbiata, da più parti i paladini del politicamente corretto sottolineano il peso del quasi invisibile islam moderato invocando che l’islam è una religione di pace.
Concetto forse un po’ azzardato per una fede che è anche ideologia politica e che per definizione “dominerà il mondo”. In ogni caso, le parole che identificano l’islam (termine che significa “sottomissione” non “pace”) con la non violenza devono essere scritte in modo poco chiaro o di difficile interpretazione a giudicare da quanti fedeli di Allah non le abbiano comprese.
Anche il tanto propagandato “Islam moderato” non sembra godere di buona salute a giudicare dalle tante condanne timide o condizionate del terrorismo jihadista se non addirittura di giustificazione. Tutti i sondaggi condotti tra le comunità islamiche in Europa evidenziano campioni di almeno un terzo di fan dei jihadisti e altrettanti che lo giustificano e del resto su questo tema le dimissioni di Hocine Drouiche, vice presidente degli imam francesi, la dice lunga circa la reale situazione.
«Malgrado tutti gli sforzi della riforma religiosa, l’islam non ha potuto liberarsi delle interpretazioni e dei giudizi del Medioevo» ha scritto Drouiche. «Gli ultimi attentati avvenuti in Occidente e nel mondo musulmano mostrano come la riforma religiosa sia divenuta necessaria per la continuità dell’esistenza dell’slam e dei musulmani. Tali avvenimenti hanno mostrato l’importanza di questa riforma per la pace mondiale!».
Trasformare la parole di Drouiche in realtà concreta non sarebbe poi così difficile, se non nel mondo islamico, almeno qui in Europa. Mettere fuorilegge l’islam, come chiedono alcuni, sarebbe assurdo per un Occidente che continua a essere un faro di libertà, diritti e benessere per tutto il mondo. Checché ne dicano i terzomondisti che però ben si guardano dal trasferirsi nelle risaie vietnamite o nelle brulle savane del Sahel. L’unica strada oggi percorribile in Occidente per riformare l’islam è quella della messa al bando della sharia perché incompatibile con i diritti umani e con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo promulgata dall’Onu nel 1948, documento mai firmato dai Paesi islamici proprio perché non aderente alla sharia.
Del resto come si può conciliare la legge coranica e la “sottomissione” islamica con i principi della Dichiarazione che all’articolo 1 recita che «Ogni essere umano nasce libero»? Mettere fuori legge la sharia ed espellere o incarcerare chiunque la predichi, la pratichi o la incoraggi propagandandola come nemico dei diritti umani rappresenterebbe una formidabile risposta dell’Europa e dell’Occidente. Non solo in termini ideali, culturali e di difesa di principi universali che costituiscono un argine contro la barbarie, ma anche in termini legali perché sarebbe così disponibile uno strumento giuridico idoneo a far piazza pulita degli estremisti, oggi tollerati e padroni di interi quartieri delle nostre città in cui la sharia viene applicata fuori da ogni controllo pubblico.
Mettere fuorilegge la legge coranica e ogni forma esteriore che possa ricordare il fondamentalismo islamico, come i veli femminili che coprano qualcosa di più dei capelli, consentirebbe di individuare subito chi e quanti sono veramente gli islamici moderati togliendo ogni legalità a tutti i movimenti che hanno come obiettivo l’imposizione di uno Stato Islamico: dai salafiti e wahabiti che considerano la democrazia uno strumento di Satana, ai Fratelli Musulmani che la considerano uno strumento utile a conquistare il potere per poi imporre la sharia come dimostrano anche gli esempi di Hamas a Gaza, Mohamed Morsi in Egitto ed Erdogan in Turchia.
L’iniziativa di mettere al bando questi movimenti e tutti i fan dello Stato islamico scoraggerebbe, inoltre, l’immigrazione musulmana e, se accompagnata da respingimenti e rimpatri degli immigrati clandestini, potrebbe in breve tempo ridurre il peso della componente islamica nella mostra società, rispondendo finalmente alla domanda posta a Hammond. L’obiettivo è far risiedere nel Vecchio Continente solo comunità musulmane che si riconoscano nella Dichiarazione Universale del 1948, islamici tolleranti e di conseguenza tollerabili e tollerati, quindi con maggiori possibilità di integrazione.
Anche se non è il caso di farsi troppe illusioni in proposito, c’è inoltre la possibilità che una riforma islamica imposta in Europa possa estendersi anche ai Paesi islamici scongiurando il rischio fatto balenare dal presidente egiziano Adel Fattah al-Sisi, che all’università al-Azhar disse di non poter accettare che «1,6 miliardi di islamici pensino di poter vivere su questa Terra solo sterminando coloro che hanno una fede diversa». Certo, per abrogare la sharia dalle nostre terre ci vogliono decisioni politiche condivise, almeno in ambito europeo, leader politici determinati e pronti a difendere gli interessi nazionali anche al prezzo di compromettere i lucrosi ma ambigui rapporti con le monarchie sunnite del Golfo Persico, sponsor a suon di petrodollari di tutti i movimenti estremisti e fondamentalisti islamici i cui imam hanno messo piede e continuano ad espandersi rapidamente in Europa per indottrinare al jihad decine di migliaia di giovani.
Quanto sta accadendo in Europa non lascia più spazio ad ambiguità politiche a chi finora, in nome del multiculturalismo, ha evitato di schierarsi tra i soprusi della sharia e i diritti umani.