BIOETICA
E i media s'inventarono il bambino OGM
Un classico - e riprovevole - caso di selezione prenatale presentato come un prodigioso intervento di ingegneria genetica per evitare i tumori.
Attualità
21_03_2011
E’ apparso sulla stampa come un prodigioso intervento di ingegneria genetica; invece è più terrestremente un caso di selezione ed eliminazione dei piccoli embrioni “a rischio”. Ma si tratta davvero del “primo bambino che non potrà mai ammalarsi di cancro” (!) o del caso in cui è stato “tolto all’embrione il gene responsabile del cancro ereditario”, come riportano certi giornali? In realtà si tratta di un bambino/embrione che non ha il gene che lo predispone al tumore al seno e per questo è stato preferito per impiantarlo in utero agli altri più sfortunati che, con quella predisposizione, sono stati “accantonati”.
Esseri umani, questo è il punto, che erano a rischio di sviluppare delle malattie – nemmeno malati!, ma solo a rischio - e per questo sono stati considerati “indesiderabili”. Come i clandestini che si affacciano alle frontiere di un Paese ricco, così sono stati bloccati alla frontiera della nascita, privati del diritto di cittadinanza.
Senza curare nessuno, dato che il rischio di cancro non è stato curato, ma semplicemente sono stati messi in frigo perché portatori del fattore di rischio. Nessuna ingegneria genetica, dunque; nessuna terapia. Solo semplice selezione.
Oltretutto, come leggiamo nel sito www.lastampa.it, “questo non significa che il neonato abbia il 100% delle probabilità di non sviluppare il tumore, ma l’eliminazione le riduce sensibilmente, tra il 50 e l’80%.”. E dobbiamo notare anche che “il cancro alla mammella, infatti, è considerato una malattia complessa, che interessa anche altri geni e su cui i fattori ambientali hanno il loro peso”, dunque si rischia di rassicurare, e far abbassare la guardia contro una malattia che si scatena anche per errati stili di vita (vedi fumo di sigaretta).
Ma non sarebbe più corretto fare una prevenzione forte e basilare dei tumori, piuttosto che eliminare i piccolissimi portatori che forse (!) svilupperanno la malattia da adulti?
La legge italiana e di molti altri Paesi non permette questa selezione genetica, ma sarebbe bene che i giornali la spiegassero nei dettagli, per non creare false aspettative, e non confondere quello che è selezione con quello che è terapia.
Europa Donna, associazione che si batte per i diritti delle donne nella lotta al tumore al seno, chiede altro, che non eliminare le portatrici allo stato embrionale: arrivare a 30 “Breast Unit” certificate in Italia entro il 2016, cioè centri specializzati nella lotta a 360 gradi al cancro del seno – dalla diagnosi precoce, alla terapia, alla riabilitazione – distribuiti capillarmente lungo lo Stivale, in modo da garantire la disponibilità di una struttura ad hoc ogni 2 milioni di abitanti.
“Così come stabilisce la stessa Ue – spiega in un incontro a Milano Rosanna D’Antona, presidente del movimento di opinione lanciato nel 1993 dall’oncologo Umberto Veronesi – le donne devono poter fare affidamento su centri in grado di gestire tutte le fasi della malattia, senza essere costrette a rivolgersi a unità generiche dove corrono il rischio di ricevere trattamenti non adeguati, oppure a migrare in regioni più avanzate dal punto di vista dell’offerta sanitaria”. Questa battaglia va supportata, e aiutata in tutte le forme: le donne devono essere libere da questo rischio, e Stato ed ospedali devono facilitare l’azione di chi chiede garanzie in questo senso. Insomma: diagnosi precoce gratuita, seria e per tutte, segno di civiltà e buona scienza. La diagnosi pre-impianto per eliminare gli embrioni malati, lasciamola da parte, please.