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Dove apparvero sul muro il Battista e Maria con il Bimbo

La chiesa di Santa Maria della Steccata, a Parma, è legata a eventi miracolosi. Nel 1392, infatti, sul muro di una casa sita nell’antica via San Barnaba, apparve un’effigie di san Giovanni Battista. Poco più tardi sul muro dell’edificio comparve un’altra immagine, ritenuta miracolosa, raffigurante Maria che allatta il Bambino.

Cultura 04_06_2016
L'immagine di Maria che allatta il Bambino nella chiesa di Santa Maria della Steccata a Parma

L’origine della chiesa di Santa Maria della Steccata, a Parma, è legata a epifanie miracolose. Nel 1392, infatti, sul muro di una casa sita nell’antica via San Barnaba, apparve un’effigie di san Giovanni Battista. Il prodigio comportò la conseguente nascita, in quel luogo, di un oratorio e di una Confraternita, di laici ed ecclesiastici, che se ne prese cura. 

Poco più tardi sul muro dell’edificio comparve un’altra immagine, da subito ritenuta miracolosa, raffigurante Maria che allatta il Bambino. L’attuale santuario insiste proprio sull’area di quel primitivo oratorio e l’affresco, staccato, è oggi la pala del suo altare maggiore. Il 1521 fu l’anno di posa della prima pietra. Non si sa a chi fu richiesta la progettazione architettonica che Vasari, senza esitazione, attribuì a Bramante; i lavori del cantiere, invece, furono sicuramente affidati agli Zuccagni, padre e figlio, cui successe Gian Francesco d’Agrate, fino a che la chiesa, nel 1539, fu finalmente consacrata. 

L’impianto è una croce greca con quattro bracci inframmezzati da altrettante cappelle quadrate e conclusi da absidi simmetriche. La grande cupola centrale, in stile romano, fu realizzata da Antonio da Sangallo il Giovane tra il 1526 e il 1527. La decorazione dello spazio interno, dove è più leggibile la planimetria a croce, in origine era stata commissionata al Parmigianino che doveva eseguire l’intero programma iconografico mariologico. Il maestro, che per i ritardi nella consegna del lavoro ebbe un rapporto molto travagliato con i suoi committenti, realizzò, infine, solo gli affreschi dell’arcone orientale, raccontando, tra rosoni dorati e preziose cornici, la parabola delle Vergini Savie e delle Vergini Stolte.  

Le sei eleganti e sinuose fanciulle, distribuite sulle due estremità della volta a botte, sorreggono sul capo un vaso ricolmo di gigli e tengono tra le mani, rispettivamente, le lampade accese e quelle spente. Il tema era legato alla cerimonia, che aveva luogo alla Steccata, durante la quale la Confraternita donava a ragazze vergini non abbienti la dote necessaria alla monacazione o al matrimonio. Del geniale e tormentato maestro, ma risalenti alla sua produzione giovanile, sono anche gli sportelli dell’organo, che raffigurano Santa Cecilia e David. 

La celebrazione mariana venne portata avanti da altri artisti, tra cui Michelangelo Anselmi, che realizzò l’Incoronazione della Vergine, su disegno di Giulio Romano, nel catino absidale, e Bernardino Gatti che affrescò la calotta della cupola con un’Assunzione di chiara ispirazione correggesca. Un’Adorazione dei Pastori, la Pentecoste e l’Adorazione dei Magi completano il programma negli altri nicchioni.

Nel 1718 Papa Clemente XI donò la Steccata al Duca di Parma e Piacenza, Francesco Farnese, che a sua volta la rese sede dell’Ordine Cavalleresco Costantiniano di San Giorgio, discendente dalla milizia che combatté la celeberrima battaglia di Ponte Milvio. Nel 2008 il Santuario parmense è stato elevato a Basilica Minore.