Dopo il maresciallo e il sindaco ci mancava pure Fiorello
Stop a tutte le processioni religiose nella diocesi di Oppido-Palmi. Lo ha deciso il vescovo, Francesco Milito, dopo l’inchino alla casa del boss durante la processione con la statua della Madonna. Ma il caso, serio e drammatico, sui giornali è ormai scivolato verso la farsa.
Oppido Mamertina come l’isola del Giglio, con lo sciagurato parroco, don Benedetto Rustico, nei codardi panni del capitano Schettino e la sua povera Madonna vergognosamente capottata davanti al covo del boss. Come la Costa Concordia. Ma come nel vile naufragio (anche lì c’era di mezzo un parroco, sgamato in vacanza all’insaputa dei suoi parrocchiani, e non ci fece una bella figura) ecco l’eroe a riscattare l’onore perduto e a salvare capra e cavoli. Ricordate l’ordine di De Falco, il capo della capitaneria di porto, lanciato all’impaurito Schettino la notte del naufragio? Con quel suo «Torni subito a bordo, ca… o!» entrò già il giorno dopo negli annali della storia italiana, come l’obbedisco di Giuseppe Garibaldi a Teano.
Ecco, anche Oppido ha il suo eroe: Andrea Marino, maresciallo dell’Arma dei Carabinieri che la domenica dello scandalo, giacca d'ordinanza e pantaloni blu con la riga rossa, si sfilò dalla processione al subito apparire del primo accenno d’inchino. Non ci fosse stato il maresciallo, la blasfema genuflessione imposta alla Vergine dai portantini collusi, sarebbe passata, come gli anni scorsi, in cavalleria e senza pagare dazio. Merito suo se stavolta il coperchio sulle infiltrazioni mariano-mafiose è stato sollevato e la Benemerita ne è uscita a testa alta e con il pennacchio in tiro. Eppure lo scafato Marx (Karl, non il "fratello" Groucho) ci aveva avvertito: «la storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa».
Quello che è successo il 2 luglio a Oppido Mamertina è senza dubbio una tragedia, perché l’episodio della Madonna inchinata ha svelato quanto sia capillare e diffuso il controllo di boss e cosche mafiose sul territorio calabro, così forte da trasformare manifestazioni nate dalla pietà popolare in riti pagani e criminali, dove al posto dei sacerdoti comandano i capibastone mafiosi o camorristi di un quartiere o di un paese. Per questo monsignor Francesco Milito, vescovo di Palmi-Oppido, ieri ha deciso di sospendere a tempo indeterminato tutte le processioni della Diocesi, un segnale forte a una Chiesa che per decenni qualche suo ministro ha sopportato e anche accettato di servire Dio e il Padrino e ha confuso il servizio alla comunità cristiana con la devozione alla Famiglia.
Ma a questo punto, il dramma calabrese, sta tristemente assumendo i contorni della commedia. Colpa di giornali e tv che hanno allestito a Oppido un palcoscenico da cabaret, un dietro le quinte grottesco, dove tutto pare ormai virato sulla burla. Non sono, infatti, battute da operetta le impettite dichiarazioni di magistrati che promettono indagini a raffica, raccolgono prove, sequestrano smartphone a caccia di foto e filmati sull’inchino, promettono che portantini ‘ndranghetisti non la passeranno liscia? Esageriamo? Beh, sentite con che enfasi il cronista di Repubblica racconta gli sviluppi delle indagini. «Il fascicolo aperto dalla Dda di Reggio Calabria si fa corposo. Nelle ultime ore l’inchiesta si è arricchita dei nomi di 25 portatori della vara della Madonna. Persone che non appartengono a organizzazioni o congregazioni religiose, ma scelte in un gruppo di volontari, compreso chi ha dato l’ordine di fare “l’inchino”. Si tratta, al momento, soltanto di persone che gli inquirenti stanno “studiando” acquisendo profili personali e familiari. Si cerca di capire in altri termini se vi siano dei collegamenti diretti o indiretti con i clan di Oppido». Fossero sempre così zelanti nell'acchiappare i malviventi. Insomma, le indagini continuano e si prevedono clamorosi sviluppi.
E che dire del maresciallo Marino? I media l’hanno promosso a “santo subito” e grazie al suo gran rifiuto (ma non faceva meglio, invece di filarsela, a impedire la sosta e rimettere in carreggiata la processione?) è diventato la nuova star anti-mafia, il simbolo della lotta ai clan. L’inviato del Corriere della Sera, ad esempio, scava per giorni nella vita privata del sottufficiale e alla fine ci rivela che: «Marino ha gli occhi chiari, è appassionato di ciclismo, in Tv ama vedere programmi d’inchiesta (Ballarò, Report, le Iene), ascolta musica di Renato Zero e Mia Martini, ce la mette tutta per sentirsi calabrese d’adozione (è nato a Catania), è interessato alle musiche folk e ai corsi di organetto e lira calabresi. Sul comodino libri sul crimine e la mafia. Infine, è uno che dedica il tempo libero all’impegno sociale».
Per la serie: anche i carabinieri, oltre a scrivere, sanno leggere e hanno pure un’anima buona. Il maresciallo, sparito da domenica, è improvvisamente riapparso su Facebook per lanciare un appello ai compaesani: «La ’ndrangheta a Oppido esiste, ma non si deve avere paura di vivere liberi». E aggiunge: «Oppido e gli oppidesi hanno vissuto passivamente e ammutoliti cruente faide di cui oggi ancora in tanti portano addosso i segni. Il piagnisteo non giova a nulla, al pari del nascondimento. Servono azioni concrete». Infine i ringraziamenti a «coloro i quali hanno manifestato apprezzamento per quanto fatto nel corso della processione». E fra tutti, «gli oppidesi onesti, che sono tanti: pubblicamente e non, hanno comunque scalfito quel muro di silenzio che qui è più duro del cemento armato».
Bel discorso forse un po’ troppo politico per un uomo dell’Arma, uso a obbedire tacendo: qualcuno potrebbe offrirgli un posto in lista alle prossime elezioni. Poi c’è il sindaco, Domenico Giannetta: come il parroco è accusato di non aver seguito l’esempio del maresciallo-eroe e di aver disatteso gli accordi per evitare il rito dell’inchino. Giannetta vola basso, fa il pesce in barile e dichiara di non essersi accorto di nulla. Sì, era in processione, ma non ha visto né sentito. Però, a differenza delle tre celebri scimmiette, parla a raffica e annuncia che il Comune si costituirà parte civile contro i portantini e chiunque si sia macchiato dell’odioso reato di dirottamento di funzione religiosa. Fine della farsa? Macché.
A rinfocolare le risate è arrivato pure Fiorello che su twitter ha lanciato l’hastag #iononmiinchino! Dopo l’invito di Fiore, sembra che pure Jovanotti si sia messo al lavoro per pubblicare un rap sullo stesso tormentone: “Io no che non m’inchino, no che non m’inchino, io no”. Beh, loro sono professionisti del cazzeggio e tirano anche la Madonna al loro mulino. Ma nessuno poteva immaginare che il borgomastro Giannetta prendesse la cosa sul serio: lesto a cogliere la palla al balzo è corso subito a lisciare il pelo al allo showman furbacchione. Lui che c’era ma non ha visto un’acca, ora dice che «l’amministrazione comunale intende raccogliere l’appello virtuale di Fiorello», ma non solo. «Vorrei», ha annunciato ai giornali, «che mi desse la sua disponibilità per incontrarci e per organizzare insieme un evento annuale che possa coinvolgere tutti coloro i quali si impegnano quotidianamente nel sociale e da sempre si battono contro ogni tipo di mafia». Un’iniziativa di «musica, danza, cultura, sport e divertimento per dire con gioia e insieme, qui a Oppido, “io non mi inchino” e per sensibilizzare tutti, soprattutto i giovani, sul delicatissimo tema della legalità. Potrebbe coincidere proprio con i festeggiamenti in onore di Maria delle Grazie». Questo sì che significa pensare in grande e buttare la politica oltre l’ostacolo. Bravo sindaco, bella idea: lei al maresciallo eroe le fa davvero un baffo. Sempre meglio un bel concertone della solita processione con la Madonna: così almeno, dopo tanta omertà, anche a Oppido qualcuno si deciderà a cantare. E tutti gli faranno l'inchino.