Dopo Corvetto l'ordine verrà ristabilito solo da una pax sovietica
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La strategia marxista è sempre la stessa: sabotare tutto fino a mandarlo in malora. Poi, quando il potere sarà tornato nelle mani “giuste”, allora calerà la pax sovietica. Non ci saranno più scioperi né manifestazioni né proteste, e si potrà dormire con la porta aperta. Riflessioni sul caso Corvetto.
Guerriglia urbana l’altra notte nel quartiere milanese di Corvetto. Ricordiamo l’antefatto: una motoretta con a bordo due giovani (nel linguaggio delle giornaliste, fino ai trent’anni et ultra si tratta di “ragazzi”) non si è fermata all’intimazione dei carabinieri. È partito l’inseguimento, il veicolo –dicono i protestatari - è stato tamponato dai carabinieri, è andato a sbattere e il passeggero seduto dietro è rimasto secco per la caduta. Piccolo dettaglio che i cosiddetti operatori dei media, riportando la notizia, inizialmente hanno relegato in fondo all’articolo: uno dei due inseguiti era tunisino, l’altro egiziano. Morale: il carabiniere alla guida dell’auto inseguitrice è indagato per (sic!) omicidio stradale insieme all’inseguito sopravvissuto.
Una prima considerazione: strette tra l’incudine della magistratura e la martellante propaganda woke delle sinistre (che praticamente controllano media, tivù, nani & ballerine), le forze dell’ordine devono operare con una mano legata dietro alla schiena o come in un celebre duello di Cochi & Renato, lui con la pistola e l’altro con una macchina fotografica (lo sfidato aveva la “scelta” delle armi). Perciò, se fossi un poliziotto, per evitare guai e scaricabarile dei superiori dal ministro in giù, di fronte a una situazione potenzialmente rischiosa (per me, alla luce di quel che si è detto) mi girerei dall’altra parte.
Seconda considerazione: data l’etnia dei due inseguiti, è quasi sicuro che a dar fuoco al Corvetto (cassonetti e pure un autobus assaltato, tanto paga Pantalone) siano stati nordafricani. Solo che nelle cronache risultano tutti “giovani”, che hanno sfogato la loro “rabbia” contro gli agenti antisommossa. Erano non meno di duecento stando alle prime cronache (che però fonti della polizia hanno ridotto a settanta), tuttavia i cosiddetti giornalisti sono indotti a minimizzare – o tacere del tutto - certe cose perché qualche governo fa a qualcuno è venuta la felice idea dei cosiddetti corsi di aggiornamento. Che sono obbligatori e, come tutte le iniziative in cui hanno gran parte le parole, subito monopolizzati dalla cultura woke.
Di cui le sinistre, psicodipendenti dai liberals americani, sono ormai maestre, tanto da avere, con ogni evidenza, intimidito anche le destre, il loro governo e i ministri di ogni dicastero. Ma torniamo al Corvetto. Una notte, anzi due, di scontri e, risultato? Un (uno!) arresto. Su duecento (o settanta) spaccatori e incendiari. Ora, poiché non è la prima volta che una sommossa di piazza coinvolgente decine se non centinaia di casseurs finisce con pochissimi fermi, i più a piede libero per giunta, i casi sono due: o le nostre forze dell’ordine non valgono niente, o i loro superiori temono, nell’ordine, i rimbrotti di Mattarella, l’inversione dell’onere della prova, il dover fare una colletta per pagarsi gli avvocati, insomma di finire nei guai.
Da qui la mano che definire leggera è un eufemismo, e il totale della somma è questo: è inutile avere forze dell’ordine che l’ordine non garantiscono. O lo garantiscono solo ai Vip, come le cronache dimostrano anche per il semplice furto di un borsello. Dove andremo a finire? Domanda futile, perché ci siamo già finiti. La strategia marxista è sempre la stessa: sabotare tutto fino a mandarlo in malora.
Poi, quando il potere sarà tornato nelle mani “giuste”, allora calerà la pax sovietica. Non ci saranno più scioperi né manifestazioni né proteste, e si potrà dormire con la porta aperta come ai tempi del Duce. Il meccanismo è noto e collaudato: i cittadini, esasperati dall’insicurezza crescente, si volgeranno ai soli che, a quel punto, quella sicurezza possono garantire. In termini mafiosi si chiamerebbe pizzo, ma il woke sa bene come cambiare senso alle parole.