Dopo Brexit e Trump, niente sarà più come prima
I due grandi shock del 2016, l'uscita del Regno Unito dall'Ue e la vittoria di Donald Trump negli Usa, hanno lasciato le attuali classi dirigenti sorprese e incapaci di comprendere la sconfitta. Cosa cambia, adesso? E su quali idee si regge il sistema politico-economico che è entrato in crisi? Ecco qualche previsione di ampio respiro.
Dopo le elezioni presidenziali in Usa ci aspettiamo una serie di cambiamenti di modelli economici, destinati a far funzionare il mondo in modo piuttosto diverso da prima: processi inflazionistici anziché deflazionistici, tassi di interesse in risalita anziché sottozero, crescita nella fiducia nel dollaro, ripresa di rapporti strategico-economici con la Russia. Ed infine, di nostro maggior interesse, l’Europa dovrebbe esser costretta a rileggersi il progetto europeo dei padri fondatori e ricostituirsi su basi più realistiche e (speriamo!) senza gli attuali miopi e inadeguati burocrati. Ma che è successo per accendere queste speranze?
Spesso è molto difficile riuscire a capire il senso degli avvenimenti, soprattutto di quelli illogici. Abbiamo infatti faticato a comprendere come potesse sopravvivere un modello di globalizzazione, manifestamente insostenibile, gestito da leader inadeguati che pensavano persino di poter “ricreare l’ordine della Creazione” per perfezionare lei e la creatura stessa. Avevano deciso di omogeneizzare le culture nel mondo globale, relativizzando le religioni dogmatiche, influenzando le democrazie dei vari paesi grazie a organismi internazionali, simili a super-governi. Ma avevano anche deciso, di far crollare il tasso di crescita della natalità nel mondo occidentale per ridimensionare il numero di creature umane dannose all’ambiente. In questo son riusciti, provocando uno squilibrio globale ingestibile e scoprendo che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi.
Queste “nobili” aspirazioni son nate in una cultura liberal-protestante, come quella americana ed hanno provocato il crollo dell’economia occidentale nonché le sue conseguenze che vanno dal terrorismo, alla immigrazione, esplosione di ideologie malthusiano-ambientaliste, e naturalmente povertà diffusa ed oppressione dei più deboli. Persistere in queste politiche non poteva non provocare reazioni impreviste, solo l’arroganza di chi si fida della propria (in)coscienza soggettiva poteva non capirlo. La Brexit manifesta l’insoddisfazione per la nomenclatura che ha mal gestito il progetto europeo sottratto agli ideali dei padri fondatori. L’elezione di Trump manifesta il rifiuto americano al mantenimento della stessa nomenclatura, fallita in tutto, al controllo politico economico degli Usa. Invece di riconoscere gli errori del fallimento, detta nomenclatura accusa gli oppositori di populismo. Riferendoci alla Brexit, osa chiedere di sottrarre tali decisioni a referendum proposti al volgo... Riferendoci al trionfo di Trump, lo si accusa (da Bruxelles) di non saper nulla del mondo e pertanto di ritardare di due anni le decisioni sulle necessarie decisioni strategiche da prendere. Siamo sconcertati da tanta miopia ed arroganza, evidenziata da chi non ha saputo altro che inventare i fiscal compact, ambientalismo, immigrazione, per peggiorare lo stato delle economie e creare povertà ed oppressione. Ma allora vuoi vedere che chi ha originato le condizioni per creare poveri ed oppressi, è questa nomenclatura liberal luterana, neomalthusiano-ambientalista e gnostica?
Dovrebbe perciò esser spiegato alla Autorità Morale, anzitutto, che per vincere la miseria materiale si deve prima vincere la miseria morale. Per riuscirci si deve fare opera di evangelizzazione. Per farla, oltre a santi sacerdoti, ci vuole magistero, preghiera e sacramenti, come peraltro ben chiarito in Lumen Fidei. In pratica si dovrebbe fare il contrario di quello che ha fatto il luteranesimo (separazione fede-opere, giustificazione, coscienza soggettiva verso il magistero dell’Autorità della Chiesa, cancellazione di quasi tutti i sacramenti…). Anche perché se c’è una cultura religiosa che in economia non ha mai considerato i poveri è proprio il luteranesimo. Marx inventa il comunismo e si scaglia contro il disinvolto capitalismo protestante, non contro quello mite cattolico, soggetto agli insegnamenti della autorità della Chiesa.
A creare la povertà non è la inequità (di ripartizione risorse) bensì l’iniquità (il fare il male, peccare). A risolvere il problema della povertà non è “l’eguaglianza” imposta, bensì la sana imprenditoria di privati che hanno appreso a dar senso ai loro talenti cercando il bene comune. La teologia della liberazione, come il comunismo, produce solo più poveri, ed in più armati. Non è l’economia ad uccidere, è l’uomo che la usa male perché non ha una coscienza formata dalla fede, che può creare le condizioni di sofferenza, e morte persino, per i suoi simili. L’economia è uno strumento neutrale, il capitalismo è segno di contraddizione perché produce benessere ma può creare confusione se non si insegna dottrina e si nutre l’uomo solo materialmente, forse un po’ intellettualmente, e zero spiritualmente. Ci si rilegga Lumen Fidei.