Donne cardinale, Svezia e Germania ci riprovano
Forse per un eccesso di slancio derivato dalla festa dell'8 marzo, la Conferenza episcopale tedesca ha sostenuto la tesi che conduce alla nomina di donne cardinale. E una teologa femminista svedese si è spinta a ipotizzare le omelie pronunciate al femminile. Ipotesi su cui il Magistero della Chiesa ha già detto di no
Qualche giorno fa “Donne chiesa mondo”, inserto a tema dell'Osservatore romano, aveva lanciato l'idea delle “donne che predicano”. La teologa cattolica, femminista svedese, Madeleine Fredell, si è detta dispiaciuta di una sola cosa: «Non poter pronunciare l'omelia durante la messa», anche se si sente inclusa nella comunità cattolica.
Chissà, forse per un eccesso di slancio derivato dalla festa dell'8 marzo, sul sito della Conferenza episcopale tedesca hanno buttato il cuore oltre l'ostacolo. Con un'intervista al giornalista Gudrun Sailer hanno messo in pagina tesi che conducono fino alla possibile nomina di donne cardinale.
«Spesso - dice Sailer - le donne non sono state riconosciute [nella Chiesa] a causa di un forte pensiero gerarchico», e aggiunge che in Germania e Austria, i vescovi sono sempre più consapevoli che «qualcosa deve essere fatto» per coinvolgere le donne nei «processi decisionali».
Il problema sarebbe di diritto canonico perché, ad oggi, «solo i sacerdoti sono autorizzati a prendere decisioni giuridicamente vincolanti per altri sacerdoti». Ma, specifica Sailer, ci sono al lavoro dei canonisti per trovare un «maggiore spazio per i laici», e quindi aprire ad un nuovo ruolo delle donne nella Chiesa. La sua argomentazione conduce alla porpora romana per le donne in quanto il cardinalato sviluppato nell'XI secolo «non è stato stabilito da Gesù», quindi, conclude, «sarebbe possibile creare un tale nuovo ufficio».
Enzo Bianchi, priore di Bose e consultore del Pontificio consiglio per l'unità dei cristiani, nell'inserto dell'Osservatore romano non si era spinto fin a questo punto, ma si era limitato ad elencare le condizioni che, a suo giudizio, sarebbero necessarie per far tenere l'omelia anche alle donne. Un «mandatum praedicandim» rilasciato dal vescovo, la benedizione del sacerdote durante la messa prima di salire all'ambone e, infine, la consapevolezza da parte di chi tiene l'omelia di avere quel carisma, ratificato anche dal vescovo tramite una «imposizione delle mani che è una benedizione, non un sacramento». Una via mediana rispetto a quella del sacerdozio femminile a cui lo stesso Papa Francesco aveva già espressamente chiuso le porte: «Con riferimento all'ordinazione delle donne», disse sull'aereo di ritorno dalla GMG di Rio, «la Chiesa ha parlato e dice: No. L'ha detto Giovanni Paolo II, ma con una formulazione definitiva».
Tuttavia, allo slancio di questi giorni a favore del nuovo ruolo delle donne nella Chiesa possiamo aggiungere anche un passaggio di Padre Ermes Ronchi, sacerdote servita che in queste ore sta predicando gli esercizi al Papa e alla Curia romana nella Casa del Divin Maestro di Ariccia. Parlando dell'episodio evangelico della donna che piange e cosparge di olio profumato i piedi di Gesù, ha domandato al Papa e ai suoi collaboratori: «Se Gesù domandasse anche a me - ha detto sorridendo padre Ronchi - la vedi questi donna? Dovrei rispondere no, Signore, qui vedo solo uomini. Non è molto normale questo ammettiamolo. Dobbiamo prendere atto di un vuoto che non corrisponde alla realtà dell'umanità e della Chiesa». «Non era così nel Vangelo», dove molte donne seguivano e servivano il Maestro, ma «al nostro seguito non le vedo».
Su di un nuovo ruolo della donna nella Chiesa si è espresso più volte Papa Francesco che, sempre in quella conferenza stampa di ritorno da Rio, non aveva però dato indicazioni precise, ma soltanto una indicazione di approfondimento. «La Madonna, Maria, era più importante degli Apostoli, dei vescovi e dei diaconi e dei preti. La donna, nella Chiesa, è più importante dei vescovi e dei preti; come, è quello che dobbiamo cercare di esplicitare meglio, perché credo che manchi una esplicitazione teologica di questo».
Sull'importanza delle donne nella Chiesa si erano pronunciati anche Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, ma nessuno ha mai parlato di istituzione cardinalizia, la quale fin dalle sue origini è sempre stata associata alla condizione clericale. E, a proposito di omelie, papa Francesco ha approvato un “Direttorio omiletico” che, tra l'altro, ricorda come «in quanto parte integrante del culto della Chiesa, l'omelia deve essere tenuta soltanto dai vescovi, dai sacerdoti o dai diaconi, […] o comunque sempre da chi è stato ordinato per presiedere o stare all'altare».