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STORIE AUTENTICHE

Don Gaetano da Castellina. Un pastore, il suo gregge

«Mi piacerebbe fare qualche giorno
da vescovo. Per far cogliere il vero Vaticano II». Parola di parrocco 80enne, ordinato al tempo di Pio XII.

Cultura 05_02_2011
Castellina
Castellina Marittima è un piccolo comune collinare – appena 2mila anime – distante solo pochi minuti da Rosignano Marittimo e da Rosignano Solvay, la frazione che vanta una particolarità unica non soltanto in Toscana, ma in tutta Italia: il calcare cotto e finemente tritato prodotto negli anni dalla vicina fabbrica di bicarbonato fa assomigliare questo tratto di mar Tirreno alle spiagge caraibiche più ambite. Per questa ragione, Rosignano Solvay da primavera fino al principio d’autunno è meta di decine di migliaia di turisti che possono sognare di trovarsi a Santo Domingo anche se sono solo in provincia di Pisa.

Eppure, salendo la strada che conduce al paese di Castellina, si ritrovano le immagini, gli odori e le sensazioni di quel piccolo mondo antico raccontato prima da Fogazzaro e poi da Guareschi.
Giunti alla chiesa di San Giovanni Evangelista ci si trova di fronte una parrocchia come ce ne sono tante, un edificio semplice semplice che mantiene poco dell’antica pieve romanica originariamente edificata. Accanto alla chiesa, però, c’è un centro giovanile vivo e attivo, cresciuto anno per anno con pazienza e devozione dal sacerdote del luogo, don Gaetano Sonnoli.

Don Gaetano, 80 anni tondi tondi, per la verità è in pensione. Ha subito un duro colpo, qualche tempo fa. Un grave malore lo ha messo fuori uso per alcuni mesi, ma poi è tornato lucido e attivo come prima. Ciò nonostante, anche per don Gaetano – ordinato nel 1955, quando sul soglio di Pietro sedeva ancora Pio XII – è giunto il momento del meritato riposo e così da qualche mese ha un po’ più di tempo libero, anche se di fatto continua a servire Dio e a seguire i parrocchiani: «C’è un sacerdote titolare della parrocchia – spiega –, ma ci aiutiamo vicendevolmente perché questi era già impegnato con un’altra chiesa e quindi non può essere sempre qui».

Padre Gaetano si è avvicinato alla fede da bambino entrando nel convento dei Frati Minori di Pistoia. «Ho studiato molto per diventare sacerdote – spiega – e siccome ero particolarmente versato in pedagogia, si pensò di utilizzarmi prima nelle scuole e successivamente affidandomi una parrocchia a Piombino, caratterizzata da un gran numero di giovani. Dopo Piombino fui trasferito presso la parrocchia di San Francesco di Villafranca in Lunigiana. I giovani che lo conobbero e che oggi hanno 50-60 anni lo ricordano come «un aggregatore, un pastore nato, una forza della natura. Dovunque si recasse fiorivano splendide realtà: il coro, i gruppi di ascolto, il cineforum e poi in estate il campeggio. Trasmetteva a tutti l’ottimismo e la positività tipici di un vero cristiano».

«Ora sono anziano – dice sereno padre Sonnoli –, ma fino a pochi anni fa bambini e ragazzi mi cercavano appellandomi “DonGa!” e insieme ci avvicinavamo a Cristo».
A ogni modo padre Gaetano resta un punto di riferimento per una comunità che lo conosce da 31 anni: «Arrivai a Castellina nel 1980 e devo dire che ebbi con la gente un incontro-scontro. Ben diverso era il carattere e la fede vissuta dalle popolazioni della Lunigiana e della Versilia. Qui a Castellina ho sperimentato in prima persona la freddezza di chi non crede a nulla e prova persino disprezzo per i preti. Un disprezzo cresciuto a partire da un ateismo radicato. E ho dovuto lottare contro il demonio».

Demonio? Padre Gaetano, del demonio non parla più nessuno. Talvolta neppure i sacerdoti. «Non ne parla nessuno? Ne parlo io, che l’ho visto in azione nella vita di tutti i giorni nel materialismo, nell’ateismo, nel comunismo, nell’intenzione di distruggere tutto ciò che la Chiesa fa o rappresenta, nel rifiuto di tutto ciò che c’è di spirituale, nel lupo travestito da agnello. Ma l’uomo, alla fine, può vincere. La diffidenza iniziale nei confronti dei servi di Dio si vince con l’umanità che impariamo dal Vangelo. La simpatia, l’impegno quotidiano, rompono anche la scorza più dura. Così ho fatto quando sono arrivato a Castellina. Il catechismo nelle scuole, l’opera di ricostruzione della chiesa e dell’oratorio, la vicinanza ai problemi delle persone ogni giorno – in particolare bambini e anziani – ha reso possibile il dialogo anche con chi non entra in chiesa».

56 anni trascorsi da servo di Dio insieme a sei pontefici. Come è cambiata la Chiesa in questi anni? «Molto. E talvolta mi garberebbe parecchio fare per qualche giorno il vescovo. Negli anni si è perso lo spirito della tradizione, non riuscendo al tempo stesso a cogliere il messaggio di rinnovamento del Concilio Vaticano II che resta un’ opera incompiuta. Vorrei vedere la Chiesa più all’attacco: più convinta di sé, della propria storia e del proprio portato di valori e insegnamenti».

Padre Gaetano, ottant’anni suonati, è ancora lì a Castellina Marittima accanto al suo gregge. Ad ascoltare, a confessare, a pregare, a convertire. Negli anni gli è riuscito anche qualche “miracolo”, come “trascinare” il sindaco e la giunta insieme ai suoi parrocchiani al Santuario della Madonna di Montenero. Davanti a tutti, padre Gaetano ha detto rivolgendosi alla Madre di Dio: «Tu sola puoi volgere lo sguardo a questo povero mondo. Porta la pace nelle famiglie, nei paesi e nelle città. Fa che i nostri giovini ritrovino i valori che contano e che danno loro dignità».