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MUSULMANI

Divorzio come prescrive l'islam: bastano 3 sms

Il Corano prevede l’annullamento del matrimonio per gravi motivi, come ad esempio la sterilità, e il suo scioglimento, che può avvenire tramite divorzio e ripudio. Il divorzio, al verificarsi di determinate condizioni indicate dalle varie scuole coraniche, può essere chiesto sia dal marito sia dalla moglie. Il ripudio, “talaq”, invece è un atto unilaterale, non recettizio, di scioglimento del matrimonio ed è prerogativa del marito. 

Esteri 12_11_2015
Talaq, il ripudio islamico

A Monza, nei giorni scorsi, la polizia ha scoperto un egiziano con due mogli, ciascuna con tre figli: una sistemata in un appartamento e l’altra in un garage di uno stesso stabile. I mass media hanno dato rilievo soprattutto alle condizioni abitative malsane e degradanti della famiglia costretta a vivere nel garage. Ma non doveva passarsela molto bene nemmeno l’altra moglie, benché in appartamento, visto che un anno fa ha denunciato il marito per maltrattamenti. 

Dai commenti dei lettori comunque si direbbe che ormai un caso di bigamia, se si tratta di immigrati, non susciti molto interesse né curiosità. Ci stiamo abituando a tutto, a quanto pare. D’altra parte la poligamia, meglio sarebbe dire poliginia, è l’istituzione islamica forse più conosciuta, di cui si parla da più tempo. Meno noto probabilmente è il fatto che il matrimonio islamico non è un sacramento, ma un mero contratto, normato dal Corano. Per stipularlo occorre il consenso delle parti che però la donna deve esprimere tramite un tutore matrimoniale: il padre, un parente maschio oppure un giudice. 

Inoltre, per essere valido, il contratto richiede che venga corrisposto il “prezzo della sposa”, un ammontare di denaro e beni che il marito deve offrire alla moglie oppure, se permane l’influenza delle regole matrimonali tribali pre-islamiche, al padre della sposa. È previsto l’annullamento del contratto matrimoniale per gravi motivi, come ad esempio la sterilità, e il suo scioglimento, che può avvenire tramite divorzio e ripudio. Il divorzio, al verificarsi di determinate condizioni indicate dalle varie scuole coraniche, può essere chiesto sia dal marito sia dalla moglie.

Il ripudio, “talaq”, invece è un atto unilaterale, non recettizio, di scioglimento del matrimonio ed è prerogativa del marito. Per chi non lo sapesse, si tratta semplicemente di dire «talaq», «ti ripudio», anche non alla presenza della moglie.Poiché il talaq è revocabile, ma solo per due volte, mentre alla terza volta che viene pronunciato diventa definitivo e irrevocabile, è anche chiamato “divorzio verbale”. Ogni talaq dovrebbe essere registrato e prima dovrebbero essere verificate le condizioni in cui è stato pronunciato. Ad esempio, non si dovrebbe considerare valido quello di un uomo ubriaco o mentalmente alterato. Un ripudio dovrebbe inoltre diventare effettivo solo dopo che la moglie ne è stata informata. Tra un taraq e l’altro, infine, dovrebbe passare un lungo lasso di tempo, durante il quale tentare una riconciliazione dei coniugi.

Ma non sempre è così. Molti giudici ammettono che la formula sia pronunciata tre volte di seguito dando quindi immediata validità irrevocabile al ripudio senza verifiche né altre formalità. In altre parole, diventa sufficiente dire per tre volte «io ti ripudio» per sciogliere un matrimonio: anche per telefono. Anzi, ormai ci sono giudici che riconoscono valido persino il ripudio comunicato via e mail, Skype, sms e whatsapp: il dubbio, caso mai, è se bisogna spedire tre distinti messaggi o mail oppure ne basta uno, scrivendo per tre volte «ti ripudio». 

Una docente di Istituzioni di diritto islamico raccontava di una donna che in Pakistan era andata in tribunale a comunicare la fine del suo matrimonio perché, così diceva, svegliandosi una notte aveva sentito il marito dire per tre volte «ti ripudio». Il marito negava, la moglie sosteneva che lui non se ne ricordava solo perché aveva parlato nel sonno. Come è noto, l’Islam giudica i comportamenti anche se inintenzionali, involontari: ad esempio, chi tocca qualcosa di impuro senza saperlo, è in colpa lo stesso. Su questo – sul fatto che la formula avesse valore comunque – contava la donna, evidentemente stanca del suo matrimonio, per ottenerne lo scioglimento rapido. Tuttavia, la maggior parte delle donne temono il ripudio, tanto più se nella forma disinvolta dei tre talaq senza intervalli di tempo che le lascia da un momento all’altro prive di marito, spesso con prospettive incerte sia dal punto di vista economico che sociale.

Il Bharatiya Muslim Mahila Andolan, un’organizzazione di donne islamiche con sede a Mumbai, ha condotto di recente un sondaggio in India su un campione di 5.000 donne musulmane in dieci Stati della federazione. Risulta che il 92% delle intervistate vorrebbe l’abolizione del “triplo talaq”, l’88,5 % chiede sanzioni per i chierici musulmani che inviano a pagamento i talaq per conto di mariti poco pratici dei nuovi mezzi di comunicazione, il 93% si sono dette inoltre favorevoli a un arbitrato vincolante che giudichi caso per caso. 

Un particolare curioso è che, dopo il terzo e ultimo talaq, un uomo, nel caso ci ripensi e si penta, non può risposare la ex moglie, a meno che nel frattempo lei sia stata sposata a qualcun altro. Per ovviare al problema, a quanto pare si ricorre a un amico che si presti a sposare la ex moglie e subito ripudiarla: trascorsi i tre mesi di attesa imposti alle donne divorziate e ripudiate prima di rimaritarsi, gli ex coniugi possono convolare di nuovo a nozze.