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SIRIA

Di nuovo le armi chimiche? Per Mosca è un fake

Il ministero della Difesa russo e per il viceministro degli Esteri Sergei Ryabkov, gli Usa e la Gran Bretagna si starebbero preparando a mettere un scena un falso attacco chimico nella provincia di Idlib per cogliere il pretesto di altri raid contro le forze di Damasco. Da Washington e Parigi, d'altronde, partono già avvertimenti ad Assad.

Esteri 30_08_2018
Mute NBC

Dopo le ultime vittorie conseguite nel sud e nell’est del Paese, le truppe siriane si apprestano ad attaccare l’ultima roccaforte dei ribelli jihadisti, nella provincia di Idlib. Per scongiurarla, Washington e i suoi alleati europei sarebbero pronti a scatenare nuovi raid aerei col pretesto di nuovi presunti attacchi chimici.

Ne è convinta la Russia che ha accusato gli Stati Uniti di preparare un “falso attacco chimico” per giustificare un nuovo attacco contro le forze del regime di Damasco. Prima il generale Igor Konashenkov, portavoce del ministero della Difesa russo, ha rilevato che sono stati notati alcuni movimenti militari da parte delle forze Usa in Medio Oriente. Poi il vice ministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov ha affermato che “Jabhat al-Nusra, movimento che attualmente si autodefinisce Hayat Tahrir al-Sham, sta per mettere in scena una provocazione molto grave nell'area Idlib utilizzando sostanze chimiche contenenti cloro, come già fatto in precedenza". Il Consigliere per la sicurezza nazionale americano, John Bolton, ha affermato nei giorni scorsi che "se il regime siriano utilizzerà armi chimiche, risponderemo molto energicamente". "Ne' la Francia, ne’ nessun altro Paese deve indicare chi dovrebbe guidare la Siria", tuttavia mantenere il al potere Bashar al-Assad sarebbe un "grave errore" ha detto il presidente francese, Emmanuel Macron, parlando agli ambasciatori stranieri a Parigi.

Per Macron la situazione in Siria, dove il regime di Damasco "minaccia di provocare una crisi umanitaria a Idlib", è “allarmamte” e, ha aggiunto “la Francia risponderà militarmente a eventuali attacchi chimici condotti dal regime a Idlib”. Avvertimenti in questo senso sono arrivati anche dalla Gran Bretagna, consentendo al ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, di dichiarare che le minacce dell'Occidente contro Damasco in relazione a una possibile provocazione chimica vengono utilizzate per impedire che i terroristi vengano allontanati da Idlib. "Si ha l'impressione che le minacce che vengono fatte contro il governo siriano abbiano lo scopo di impedire che i terroristi vengano allontanati dalla zona”.

Attualmente il territorio siriano è controllato per il 64% dall’Esercito Siriano e dai suoi alleati, per il 26,8% dalle milizie curde filo Usa (FDS) mentre le diverse milizie ribelli incluse quelle filo turche e i jihadisti dell’ex Fronte al-Nusra controllano il 7,35% del territorio e lo Stato Islamico solo l’1,5%. Come ad Aleppo, Ghouta e in altre località siriane, gli Occidentali sono saldamente schierati con i jihadisti qaedisti e salafiti, cioè gli stessi movimenti che contribuiscono alla minaccia terroristica che incombe su Usa ed Europa. Per questo vogliono evitare il collasso delle milizie sunnite di Idlib che ridurrebbe la minaccia portata con gli attacchi di piccoli droni contro la base aerea russa di Hmeymim e consentirebbe ad Assad di controllare oltre il 70% del territorio nazionale. Il ministero della Difesa russo ha circostanziato le sue accuse affermando che un gruppo di jihadisti, addestrati alla manipolazione di armi chimiche dai contractors della Private Military Company britannica Olive Group, è già arrivato a Jisr al-Shughur, nella “sacca di Idlib”.

Secondo Mosca i miliziani "metteranno in scena la decontaminazione delle vittime di un attacco di armi chimiche. L'attuazione di questa provocazione, condotta con l'assistenza dei servizi segreti britannici, è intesa come l'ultimo pretesto per gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Francia per scatenare un attacco missilistico contro le strutture statali ed economiche in Siria", ha detto il generale Konashenkov. Gli Usa hanno schierato nel Golfo e nel Mediterraneo due cacciatorpediniere armati con missili da crociera così come sulla base di al-Udeid. In Qatar, sono pronti al decollo i bombardieri B-1B Lancer anch’essi dotati di missili da crociera e già protagonisti dei “raid punitivi” dell’aprile scorso. Un dispositivo a cui Mosca ha replicato rafforzando la flotta nel Mediterraneo ora composta da 10 unità navali incluse due fregate con missili da crociera e due sottomarini.

La provincia di Idlib è controllata per il 60% dai quaedisti di Hayat Tahrir al-Shaam, mentre il resto è diviso tra diverse milizie estremiste islamiche inclusi migliaia di miliziani evacuati nei mesi scorsi da altre aree della Siria liberate dalle truppe di Damasco. Non è la prima volta che Mosca annuncia la messa a punto di falsi attacchi chimici. I russi anticiparono già nel marzo scorso il rischio che i ribelli jihadisti (in quel caso la milizia filo-saudita di Jaysh al-Islam) con l’appoggio dell’intelligence della Coalizione a guida Usa mettessero in scena un finto attacco chimico a Douma per giustificare la risposta armata degli anglo-franco-americani. Del resto Assad non ha nessun ragione per impiegare armi chimiche e un rapporto provvisorio dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac) ha annunciato il 6 luglio di non aver trovato la prova dell’utilizzo di gas nervino nell’attacco. Dietro il pretesto di punire attacchi misteriosi attacchi chimici si cela quindi la volontà delle potenze occidentali di non farsi tagliare fuori dalla partita sul futuro della Siria ostacolando l’intesa tra Russia, Turchia e Iran che stanno definendo ruoli e aree d’influenza e che si incontreranno per questo in Iran il 7 settembre.