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TERRORISMO

Di fronte al Jihad, Berlino opta per il suicidio politico

La Germania è attaccata da un esercito di terroristi e “depressi” (come è d'uso chiamarli adesso) e il governo di Berlino risponde nascondendo la testa sotto la sabbia. Cioè: evitando di dare notizie sul terrorismo, rifiutando di diffondere dati sulla criminalità dei clandestini, disarmando i tedeschi e proponendo il reclutamento dei rifugiati nelle forze armate. Un vero suicidio politico.

Esteri 26_07_2016
Ursula von der Leyen

La Germania è attaccata da un esercito di terroristi e “depressi” (come sembra che Berlino abbia ordinato di definire coloro che compiono aggressioni e omicidi multipli ignorandone la fede islamica), ma per rispondere a questa sfida valuta di arruolare rifugiati islamici nell’esercito e limitare la diffusione di armi legali tra gli onesti cittadini.

Provvedimenti che uniti al chiaro intento di attribuire a crimini comuni molti reati di matrice islamica e a tenere segreto il numero imponente di crimini compiuti da immigrati illegali e “rifugiati” (38mila nel solo 2014, l’anno precedente il boom di arrivi da Libia e Balcani), ben dimostrano come la Germania stia affrontando la più importante sfida alla sua sicurezza mettendo la testa sotto la sabbia. Dopo i recenti attacchi omicidi e terroristici compiuti da giovani afghani, iraniani, e siriani, in Germania ci si interroga sulle leggi che consentono la detenzione di armi, con diversi esponenti di primissimo piano del governo che chiedono una stretta dell’accesso dei cittadini alle armi. A cominciare dal vice cancelliere Sigmar Gabriel secondo il quale bisognerebbe fare tutto il possibile per limitare al massimo la circolazione di armi da fuoco, la cui diffusione legale è in pieno boom dopo che l’afflusso di un milione di “rifugiati” e immigrati clandestini ha determinato negli ultimi due anni un incremento esponenziale dei crimini compiuti da queste persone, reati in molti casi legati alla loro appartenenza all’islam.

"Una persona labile o psicologicamente malata non dovrebbe mai entrare in possesso di un'arma" ha detto Gabriel in un'intervista. "Il controllo delle armi è un punto importante. Dobbiamo fare di tutto per limitare e controllare rigidamente l'accesso ad armi che possono uccidere". Ridurre l’accesso alle armi ai cittadini tedeschi però non risolverà il problema ma, anzi, lo aggraverà, perché ridurrà il numero di persone oneste in grado di difendersi dal dilagare della violenza. I commando dell’Isis che colpirono a Parigi e Bruxelles utilizzarono kalashnikov provenienti dal mercato nero balcanico ed esplosivi fatti in casa, mentre il tedesco-iraniano Alì Soboly ha utilizzato nell’eccidio di Monaco una pistola Glock 17 calibro 9 millimetri, un’arma facilmente acquistabile legalmente con cifre comprese tra i 600 e i 900 euro. Il 18enne però non aveva il porto d'armi e la pistola (con il numero di matricola cancellato) era stata comprata sul “darkweb”, uno dei canali oggi più sicuri per acquisire armi, anche da guerra, ma del tutto al di fuori dai controlli dello Stato.

La Germania ha istituito recentemente un Registro Nazionale delle Armi da Fuoco che incorporerà i dati su tutte le armi registrate, ma non contribuirà certo a trovare quelle illegali. Se in Germania non è difficile avere il permesso per possedere armi di piccolo calibro è altrettanto vero che solo il 10% dei crimini compiuti con armi di fuoco vede protagoniste le armi legalmente detenute, solitamente rubate a cittadini incensurati. Ciò nonostante il ministro degli Interni tedesco, Thomas de Maiziere, ha detto di voler proporre modifiche alle normative sulla detenzione di armi in un momento in cui aumentano vendite e richieste di permessi proprio a causa dell’immigrazione incontrollata e del terrorismo. In Baviera nel 2015 oltre 45.000 persone avevano una licenza per armi leggere e di piccolo calibro, 3.000 in più rispetto al 2014 mentre a Berlino le licenze sono aumentate del 30% nel 2015 rispetto all’anno precedente.

L’iniziativa politica tedesca segue di pari passo quella della Ue, nota come direttiva 91/477/CEE, relativa al controllo e limitazione dell’acquisizione e della detenzione di armi sportive e civili che punta a disarmare i cittadini colpendo persino le armi da collezione. Un obiettivo che secondo i maligni la Ue intende perseguire non tanto per ricavarne maggiore sicurezza, ma per togliere le armi a una popolazione sempre più ostile all’Unione e alla sua politica demenziale e autoritaria. "Le nostre leggi sulle armi sono già adesso molto rigide e con la prossima approvazione in Europa delle nuove linee guida sulle armi, vogliamo fare ulteriori progressi” ha detto de Maizière mostrando come, anche in Germania, i politici non abbiano nessuna percezione della realtà e dei problemi concreti. Certo resta il sospetto che puntare l’attenzione sulle armi e non su chi le usa contribuisca a sviare l’attenzione dalla matrice islamica che caratterizza quasi tutte queste azioni violente.

Del resto l’afghano sul treno aveva una mannaia, il siriano omicida di Reutlingen un machete e il kamikaze siriano di Ansbach ha usato probabilmente esplosivo fatto in casa mischiato a lamette metalliche per ferire 12 persone a un concerto. La sconcertante serie di sciocchezze pronunciate da chi governa la Germania sembra però raggiungere una vetta quasi comica con le dichiarazioni del ministro degli Interni bavarese, Joachim Hermann, che circa il kamikaze siriano di Ansbach dice: "non sappiamo se abbia progettato il suicidio o se avesse intenzione di uccidere altri". Un suicida che non vuole fare del male a nessuno ma si toglie la vita con una bomba imbottita di lamette metalliche fatta esplodere a un concerto? Certo anche lui era forse depresso: aveva visto respinta due volte la sua domanda d’asilo e siccome in Siria c’è la guerra dovevano rimandarlo in Bulgaria anche se finora nessuno ha spiegato perché l’espulsione non era mai stata effettuata. Un dettaglio non da poco per i 12 feriti, colpiti gravemente da un uomo che lo Stato tedesco avrebbe dovuto espellere da tempo. Del resto stime della polizia valutano di aver individuato tra i “profughi” almeno 410 sospetti terroristi, riferisce la Bild citando i dati dalla Bka (la polizia federale criminale), sottolineando che si tratta di un significativo aumento rispetto ai 369 casi registrati a maggio. Di questi solo su 60 la polizia ha aperto un'indagine.

Alla fiera del ridicolo riservata ai politici tedeschi ha partecipato con entusiasmo anche il ministro della Difesa Ursula von der Leyen annunciando che intende reclutare rifugiati nelle forze armate. In una intervista alla Frankfurter Allgemeine am Sonntag il ministro ha annunciato il varo di un "progetto pilota con un centinaio di rifugiati richiamati a svolgere compiti civili come costruzioni, genio, ingegneria, corpo sanitario e logistica. L'idea è che così quando potranno tornare, in Siria ad esempio, potranno aiutare la ricostruzione del Paese, ma anche contribuire all'addestramento delle forze armate locali". 

La von der Leyen aveva già reso nota l’intenzione di aprire il reclutamento nella Bundeswehr ai cittadini di altri Paesi Ue ma arruolare immigrati clandestini o rifugiati lascia sconcertati. Nessuno sente il bisogno di avere in Europa altri immigrati islamici in grado di usare armi da guerra ed esplosivi.