Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Colombano a cura di Ermes Dovico
RAPPORTO OSA IN LATINOAMERICA

“Democrazie sotto attacco, colpa di Cuba e Venezuela”

“Le proteste antigovernative nei paesi sudamericani sono promosse da Cuba e Venezuela”. La tesi è confermata dal segretario generale dell'Organizzazione degli Stati americani (Osa), Luis Almagro. “Attraverso la tecnologia, i social network e azioni organizzate” il castrochavismo “destabilizza costringendo le democrazie del continente a difendersi”. 

Esteri 23_12_2019 Español

La tesi secondo cui le massicce proteste antigovernative in diversi paesi sudamericani sono promosse da Cuba e Venezuela è stata confermata giovedì scorso dal segretario generale dell'Organizzazione degli Stati americani (Osa), Luis Almagro, in una conferenza stampa dedicata al bilancio della sua gestione durante l'anno 2019. Una tesi che era già stata denunciata da Elliott Abrams, rappresentante degli Stati Uniti per il Venezuela alla fine di novembre.

“Le democrazie hanno dovuto reagire a questa escalation di attacchi e quindi penso che sia la priorità oggi nel nostro emisfero: difendere la democrazia e garantire l'ordine pubblico nel pieno rispetto dei diritti umani”. Almagro considera che questi “attacchi” sono “preoccupanti”, poiché le rivolte sono state promosse utilizzando interventi con presenza fisica e con strategie di comunicazione attraverso i social network.

“Ci sono azioni di attori internazionali nelle proteste che si sono verificate nel continente. Nel caso colombiano è molto noto, sono stati persino presentati i rapporti sul lavoro di destabilizzazione bolivariana (Chavista) prima delle proteste. In Cile, ad esempio, abbiamo informazioni molto specifiche sulla partecipazione degli agenti bolivariani negli appelli di protesta e nelle richieste di dimissioni o interruzione del mandato presidenziale”, ha affermato.

Le prove sono sotto gli occhi di tutti. La società cilena ConnectaLabs AI, specializzata in soluzioni di intelligenza artificiale, ha confermato la diffusione su Twitter di messaggi di massa pro-mobilitazioni provenienti da account esteri (venezuelani, nicaraguensi e cubani). In Ecuador, il ministro del governo María Paula Romo ha riferito che 57 stranieri sono stati arrestati (di cui 41 venezuelani) durante i saccheggi di ottobre a Guayaquil. Il 25 novembre, 59 venezuelani sono stati espulsi dalla Colombia per decisione delle autorità di immigrazione e della polizia nazionale per aver partecipato ad atti di vandalismo. E la polizia boliviana ha riferito della presenza in Bolivia del combattente guerrigliero delle Farc, Facundo Morales, in compagnia del colombiano Pedro Nel Carvajalino Amaya e del venezuelano Oswaldo Rivero Curvelo (entrambi produttori di un programma televisivo pro-Maduro), durante i giorni delle proteste scatenate dopo la partenza di Evo Morales.

“Questa metodologia di azione non è nuova”, ha affermato Luis Almagro, ricordando la partecipazione cubana in diversi movimenti di guerriglia e destabilizzazione politica che sono esistiti nel continente americano. “Attualmente hanno anche partecipato attraverso la tecnologia, i social network, e anche con azioni organizzate. Per noi queste azioni di destabilizzazione sono preoccupanti perché hanno costretto le democrazie del continente a difendersi”.

Ma per capire l'origine degli attacchi, il caso Venezuela è argomento obbligato nel bilancio presentato da Almagro, spiegando i 6 pilastri che supportano Maduro: “Uno è ovviamente la presenza di oltre 20 mila cubani in Venezuela che, inoltre, si portano via circa 30 mila barili di petrolio al mese”, ha affermato e ha denunciato che il regime cubano è responsabile dell'aumento delle violazioni dei diritti umani e dei metodi repressivi nella nazione sudamericana.

Il secondo pilastro e il terzo pilastro sono l'Eln e le Farc. Il segretario dell'OSA ha confermato la presenza di questi movimenti di guerriglia in Venezuela, dove ottengono “gran parte del loro finanziamento, attraverso il narcotraffico e le attività di estrazione mineraria illegale”, pertanto “per loro è molto importante la sostenibilità di questo regime”.

Hezbollah e l'Iran sono inclusi nel macabro conteggio di Almagro, che afferma che anche loro ottengono fondi per autofinanziarsi con il narcotraffico in Venezuela. Inoltre, “abbiamo i cartelli della droga, che sono il quinto pilastro”. E l’ultimo pilastro sarebbe “endogeno”: è “lo stesso apparato repressivo del regime con l’aiuto di molta cooperazione internazionale, c’è l'intelligence iraniana, c’è l'intelligence cubana, con meccanismi di cooperazione e tortura basati anche su questa cooperazione internazionale”. Situazione in cui sarebbero coinvolti anche la Russia e la Cina, due potenze che mantengono stretti rapporti con la dittatura Castro-Chavista.

Almagro sostiene che il regime di Maduro è ancora in piedi perché questi pilastri che lo sostengono “non sono stati colpiti”. Infine, il Segretario Generale ha indicato che durante la sua amministrazione, che sta per concludersi il prossimo mese di marzo 2020, si è concentrato sulla promozione di spazi per la democratizzazione e la protezione dei diritti umani nel continente; motivo per cui è stata sempre presente la sua denuncia sulla crisi venezuelana. “Non è che ci siano posizioni di parte, invece ci sono posizioni di buon senso... Non abbiamo margine quando si parla di tortura, quando si parla di esecuzioni extragiudiziali, quando si parla di bambini che muoiono negli ospedali per non avere un vaccino o per mancanza di anticonvulsivi”.

Infatti, l'OSA in questo anno ha preso provvedimenti con l'attivazione del TIAR (Trattato interamericano di assistenza reciproca), che ha aperto le porte all'uso di azioni coercitive di natura militare contro il dittatore Nicolas Maduro e contro le mafie che si sono radicate in Venezuela.