Dellai, l'attivismo di un politico a due facce
Non perde occasione di accreditarsi come rappresentante del mondo cattolico, ma il capogruppo alla Cmera di Scelta Civica nel suo Trentino ha sponsorizzato progetti contro la vita, come la ricerca sulla "vita artificiale".
Mentre Scelta Civica pare destinata al naufragio e viene data dai giornali alla deriva verso il Pd dopo aver mollato l’alleato Udc, qualcuno dei suoi leader non si rassegna. Così Lorenzo Dellai, capogruppo alla Camera del partito di Mario Monti ma noto ex sindaco di Trento ed ex Presidente della Provincia Autonoma, lo scorso 8 agosto ha scritto una bella lettera a Il Foglio dove, in linguaggio strettamente politichese, ha perorato la causa della necessità di Scelta Civica. Nel farlo ha voluto anche sottolineare la sua appartenenza cattolica. Ed è proprio su questo che vale la pena soffermarsi, perché questa appartenenza non si sa più a cosa corrisponda. Nessuno può giudicare la fede, ci mancherebbe, però c’è da chiedersi che rapporto ci sia – o ci debba essere - tra la verità annunciata dalla Chiesa e le scelte fatte in politica.
Nel caso di Dellai, basterebbe solo ricordare la rapidità con cui nella sua provincia ha introdotto l’uso della pillola abortiva RU486 (quella che lo scienziato cattolico Jérôme Lejeune descriveva come il “pesticida umano”). Per fare un confronto basta pensare a come i governatori di Piemonte e Veneto, Cota e Zaia, hanno fatto resistenza e non vengono neanche lontanamente dalla tradizione democristiana. Ma Dellai, da presidente della Provincia ha fatto molto di più e di peggio: ha messo Trento al centro di un grande progetto per la realizzazione della “vita artificiale”, la più radicale ed estrema sfida che le scienze biologiche lanciano al creato. Ha così “strappato” agli Stati Uniti uno dei più importanti ricercatori in questo settore, Sheref Mansy, mettendogli a disposizione un dedicato Centro per la Biologia Integrata (CIBio, secondo l’acronimo inglese) presso l’Università di Trento. E ha lanciato in pompa magna l’iniziativa mascherandola come una ricerca “sulle origini della vita”.
In realtà bisogna sapere che il vero obiettivo su cui Mansy sta lavorando è quello della vita artificiale, ovvero la creazione della vita partendo da materiale non-vivente. Sarebbe a dire, trovare il modo in cui si creano le prime forme di aggregazione della materia vivente, e farle vivere ed evolvere senza passare per cellule preesistenti. Non per nulla, la disciplina è anche detta Biologia Sintetica.
Craig Venter, lo scienziato-businessman che detiene il “primo brevetto di forma di vita creata dall’umanità”, da anni racconta di un mondo futuro fatto di batteri sintetici che divorano l’inquinamento, producono carburante etc. Gli interessi della speculazione finanziaria su simili progetti sono ovviamente alle stelle. Anche da un punto di vista strategico, non hanno mancato di inquietare i contratti che la DARPA - la branca di ricerca scientifica del Pentagono - ha stipulato con Venter, nella dichiarata volontà di creare “Fonderie Viventi”, ossia catene di montaggio bioingegneristiche. Come era successo anche per la fissione dell’atomo, i militari vogliono mettere le mani sulla tecnologia al confine dell’umanità: la bomba atomica prometteva una potenza distruttrice soprannaturale, la biologia sintetica, promette un potere ancora più complesso: infondere la vita. Creare e distruggere, come una divinità nella più efferata hybris tecno-fantastica: sostituirsi a Dio non solo nel reggere la procreazione umana, come fanno la bioingegneria e l’eugenetica, ma sostituirlo sino nel profondo del mistero della materia vivente. Così Dellai, coinvolgendo le locali Fondazioni, ha messo il Trentino al centro di questo progetto che descrive il delirio di onnipotenza dell’uomo.
Sheref Mansy era ad Harvard nel team del premio Nobel per la Medicina Jack W. Szostak. Divenuto giovanissimo professore a Denver, gli succede di vincere il premio di un milione di dollari americani della Fondazione Armenise-Harvard. Da qualsiasi parte si guardi in rete, Mansy è considerato come un enfant prodige della Biologia Sintetica. Un articolo del Sole 24 ore sui “Venter italiani” lo descrive come l’uomo che vuole ossessivamente creare una protocellula sintetica: “Semplice, anzi semplicissima; una vescicola con dentro delle molecole, poi si vedrà. La scintilla davvero iniziale, insomma, ma senza copiare nulla”. Cioè, a differenza di Venter, Mansy vuole produrre una cellula “ricostruita, non fotocopiata, e magari anche a modo nostro, con pezzi diversi da quelli della natura (o della creazione, come volete)”, perché la storia che veramente interessa al ricercatore è un'altra: “La vita, anche a livello minimale, l'avremo davvero capita quando l'avremo ricostruita”. Insomma, un programma ancora più incredibilmente estremo di quello di Venter.
Ovviamente tutto questo non è stato spiegato da Dellai & co. Ufficialmente invece è passata la storia di Mansy “Mister milione di dollari”, che avrebbe deciso - bontà sua - di venire a spenderlo in Trentino. E il progetto, come detto, viene spiegato come “Le origini della vita”, come è stato fatto, ad esempio, anche in un intervento a Unomattina, il programma mattiniero di Rai Uno: “Sono venuto per studiare le origini della vita”, ha detto. E ci mancherebbe: avesse parlato di Vita Artificiale, di creazione biochimica di organismi, del superamento della soglia tra animato ed inanimato e così via, magari a qualcuno si sarebbero alzate le antenne. Invece in un filmato su You Tube chiamato Transnatural, lo si vede raccontare la sua ricerca della differenza tra animato ed inanimato: ecco la slide dove alla foto di un gattino è affiancata la foto di una roccia, e lui spiega che vuole costruire partendo da materiale non-vivente qualcosa che sia considerato come “vivente”.
Insomma non basta l’aborto, Dellai è il protagonista di un progetto che ha portato a Trento una scienza che crede sul serio nella promessa del Serpente dell’Eden: eritis sicut dei, sarete come Dio. Questo altro non è che transumanismo, effettuato con le tasse del contribuente.
Dellai comunque non ci vede alcun problema con la sua asserita appartenenza cattolica.