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Decisione vaticana minaccia l'identità delle scuole cattoliche

Una scuola gesuita di Indianapolis disobbedisce al vescovo che chiede il licenziamento di un insegnante unito civilmente con un altro uomo. Il vescovo si vede costretto a togliere il nome cattolico all'istituto, ma questo si appella a Roma. Ora la vicenda diventa scottante: l'agenzia Cna sostiene che - secondo fonti interne al Vaticano -  la Congregazione per l'Educazione Cattolica darà ragione ai gesuiti. Il prefetto spiega alla Nuova Bussola che «l'articolo della Cna non è attendibile» ma senza chiarire in cosa. Ma se davvero la Santa Sede desse ragione alla scuola si tratterebbe di un precedente gravissimo.

Ecclesia 26_12_2020

Improvvisamente la decisione che la Congregazione per l’Educazione Cattolica dovrà prendere in merito ad una controversia, cominciata nel 2017, fra una scuola gesuita e il vescovo della diocesi che la governa, diventa un caso internazionale. Secondo fonti vaticane riportate dall'agenzia Catholic News Agency (Cna), dal Vaticano è in arrivo un verdetto a favore della scuola, cosa che sarebbe clamorosa in quanto contraddirebbe il diritto canonico e sarebbe contro la libertà religiosa.

Nel 2017, infatti, la Brebeuf Jesuit Preparatory School, della diocesi di Indianapolis (Indiana), venne a conoscenza che uno dei suoi dipendenti (Layton Payne-Elliot, insegnante di matematica) si era unito civilmente ad un altro uomo, Joshua Payne-Elliot, che invece insegnava nella scuola diocesana Cathedral High School.

Viste le polemiche emerse in merito, il vescovo Charles Thompson aveva immediatamente richiamato entrambi gli istituti a non rinnovare il contratto ai due insegnanti, seguendo quanto il diritto canonico stabilisce e per cui sebbene esista «l’autonomia sulla conduzione interna di tali scuole (gestite da ordini religiosi, ndr)» compete «al Vescovo diocesano […] dare disposizioni che concernono l’ordinamento generale delle scuole cattoliche» (canone 806). Sopratutto, si legge al canone 803: «I maestri si distinguano per retta dottrina e per probità di vita» e «nessuna scuola, benché effettivamente cattolica, porti il nome di scuola cattolica, se non per consenso della competente autorità ecclesiastica».

Per tutti questi motivi, di fronte alla disobbedienza ripetuta della Brebeuf Jesuit Preparatory School, retta dai gesuiti, il vescovo aveva dichiarato la scuola non più cattolica. A quel punto è accaduto che i gesuiti hanno deciso di chiedere l’intervento del Vaticano, che in questi casi decide tramite la Congregazione per l’Educazione Cattolica, oggi guidata dal cardinal Giuseppe Versaldi. Inoltre, dato che a differenza della scuola gesuita, la Cathedral High School aveva invece obbedito al vescovo, Joshua Payne-Elliot aveva deciso di portare il caso del mancato rinnovo del contratto davanti alla giustizia civile, nonostante il regolamento della scuola che lo aveva assunto dica esplicitamente che la "condotta personale" di tutti gli insegnanti deve "trasmettere ed essere di supporto agli insegnamenti della Chiesa cattolica".

La Catholic News Agency ha ricordato che ad intervenire nel caso giudiziario è stata anche l’amministrazione Trump: il dipartimento di giustizia ha infatti inviato un parere alla corte ricordando che, non solo la Chiesa, ma anche lo Stato americano sancisce che “i datori di lavoro credenti hanno il diritto di assumere in ruoli chiave solo persone le cui convinzioni e comportamenti sono coerenti con i (loro) precetti religiosi” e il governo non può interferire "con l'autonomia delle organizzazioni religiose". La diocesi ha invece domandato al tribunale di archiviare il caso, ma sempre secondo la Cna la richiesta sarebbe stata respinta: il giudice avrebbe proposto di attendere la decisione di Roma, promettendo di archiviare il caso solo se questa si rivelasse a favore del vescovo. Secondo l’agenzia cattolica, però, fonti interne al Vaticano avrebbero rivelato che “l'identità cattolica della Brebeuf rimarrà probabilmente intatta e l'autonomia pratica degli istituti amministrati da ordini religiosi sarà sancita dalla decisione della Congregazione”.

L’ufficio stampa della Congregazione per l’educazione cattolica, interpellato dalla Nuova Bussola Quotidiana, ha commentato così l’articolo della Cna: “Nella decisione è coinvolta anche la Segreteria di Stato non solo noi, in ogni caso non possiamo esprimerci finché la decisione non sarà resa pubblica”. Il cardinal Versaldi ha invece fatto sapere alla Nuova Bussola Quotidiana che “l’articolo della Cna è inattendibile e non intendiamo aggiungere altro”.

Si auspica comunque che la cose siano chiarite in fretta, data la precisione con cui si è mosso il vescovo obbedendo al diritto canonico in un caso aperto ormai da oltre tre anni. E si spera davvero che la Cna si sbagli rispetto alle sue fonti (anche se il cardinale non ha precisato i motivi per cui l'articolo sarebbe inattendibile), altrimenti ci si troverebbe davanti al caso paradossale in cui lo Stato federale difenderebbe la Chiesa, la sua autonomia e la libertà religiosa, mentre la Chiesa ammetterebbe che le sue scuole contraddicano la morale cristiana.

Non solo, una scelta contraria a quanto previsto dal diritto canonico sulla giurisdizione del vescovo e su una autonomia degli istituti religiosi che non possono però avere maestri che contraddicano con la loro vita la dottrina, creerebbe anarchia rispetto alla fedeltà al proprio credo richiesta alle istituzioni educative cattoliche. Infine, lascerebbe senza difese vescovi, scuole e diocesi, già attaccati dal potere e da chi vuole stravolgere le fondamenta della fede, come il noto attivista e gesuita arcobaleno James Martin, che aveva twittato che «una scuola gesuita di Indianapolis sta dalla parte dei suoi impiegati Lgbt».