Date il premio Hitler alla Brambilla
Assolutamente muta quando ad essere nel mirino sono i bambini, l'ex ministro ritrova tutta la sua forza e indignazione quando si tratta di andare in soccorso di qualche animale o c'è da fare campagna - come ora - per abolire la presenza degli animali nei circhi. Merita proprio quel premio (goliardico) creato da Federfauna.
Alcuni giorni fa il direttore di questo quotidiano, Riccardo Cascioli, ricordava ieri che "in Italia nel fine settimana sono stati sgozzati (senza il previo stordimento previsto dalla legge sulla macellazione) decine di migliaia di capi di ovini, caprini o bovini come previsto dalla tradizione rituale" islamica, nel "silenzio generale". Il generale che non ha parlato, che non ha suonato le trombe di guerra, ha un nome e un cognome: si chiama Michela Vittoria Brambilla ed è fondatrice, insieme a Francesca Pascale e Silvio Berlusconi, del Movimento animalista.
Proprio in qualità di leader di questo movimento, il generale Brambilla è spesso in armi: ieri contro il palio di Siena, oggi contro gli animali nei circhi. E non importa nulla il fatto che la legge che sta promuovendo, insieme al PD, per vietare gli animali sotto i tendoni, faccia perdere il lavoro a migliaia di persone, nè che in verità nei circhi gli animali siano di solito trattati molto bene, costituendo la ricchezza principale dei circhi stessi (clicca qui).
Eh sì, la voce di Michela appare talora stentorea e indignata, talora invece risulta del tutto assente, come nel caso della macellazione islamica di cui si è detto, o della difesa dei diritti dei cuccioli d'uomo (per esempio dalla vergognosa pratica dell'utero in affitto, che di fatto Brambilla ha sostenuto appoggiando la legge Cirinnà), cosa ci si potrebbe aspettare venendo a sapere che ella ricopre, non si sa con quali titoli e con quanta dedizione, il ruolo di presidente della Commissione bicamerale per l’infanzia e l’adolescenza!
E' a partire da queste constatazioni che vorrei proporre, che il prossimo anno venga assegnato proprio a Lei il goliardico Premio Hitler, promosso alcuni anni orsono da Massimiliano Filippi, segretario generale di FederFauna, la Confederazione sindacale degli Allevatori, Commercianti e detentori di animali.
A chi viene assegnato, in modo ovviamente scherzoso, il riconoscimento, a cui Brambilla è stata già candidata, ma ahimè senza successo? A chi calpesta o ignora i Diritti Umani in nome di ideologici diritti degli animali.
Il premio - che in passato è stato vinto dagli animalisti che avevano insultato e minacciato di morte Caterina Simonsen, una giovane padovana affetta da quattro malattie rare, perchè aveva sostenuto la ricerca ed i test sugli animali grazie ai quali oggi è viva -, ha una sua ragione storica: nel fatto che il 24 novembre 1933 il cancelliere tedesco Adolf Hitler firmò la "Legge sulla protezione degli animali" (Tierschutgesetz), nello stesso anno in cui, prendendo esempio dai gulag comunisti, creava il primo lager in Germania.
Hitler era infatti un accerrimo animalista: in nome di una visione panteista, sosteneva di "vivere in comunione con la natura" e di amare tutti "gli animali e in special modo i cani"; negava ogni "frontiera tra l'organico e l'inorganico" e tra l'uomo e l'animale, adottando di conseguenza una dieta vegetariana; promuoveva leggi a difesa delle cavie; affermava senza ambagi che "l'uomo è indubbiamente il microbo più pericoloso che si possa immaginare", uno sfruttatore del suolo all' "origine delle catastrofi che si verificano periodicamente sulla faccia della terra". La sera dell'11 novembre 1941 confidava ai suoi ospiti: "quel che posso predire ai mangiatori di carne è che il mondo futuro sarà vegetariano!" (Adolf Hitler, Conversazioni a tavola di Hitler, Libreria editrice Goriziana, 2010, p.42, 144 ecc.).
Come lui, molti gerarchi nazisti, che accusavano gli Ebrei e la Bibbia, tra l'altro, di aver imposto la malefica distinzione tra uomini ed animali. Accanto ad Hitler si può ricordare, almeno il terribile Heinrich Himmler, il capo delle SS, sterminatore di ebrei e di slavi, favorevole gli esperimenti sui prigionieri vivi in nome della scienza, ma capace di bandire la macellazione ebraica. Himmler, come ricorda lo storico Joachim Fest, provava una "avversione quasi isterica per la caccia", come risulta anche da questo discorso che tenne al suo medico: "Come potete provar piacere, mio caro Kersten, a sparare sui poveri animali che stanno pascolando al margine del bosco? A pensarci bene si tratta di un vero e proprio assassinio. La natura è così meravigliosa e ogni animale ha diritto di vivere...". Himmler, richiamandosi agli antici popoli indogermanici e ai monaci buddisti, biasimava persino l'uccisione, involontaria, di lumache e vermi schiacciati per errore dai piedi dei viandanti, vantando il fatto che "noi tedeschi siamo gli unici al mondo a provare pietà per gli animali" (Joachim Fest, Il volto del Terzo Reich, Mursia, p. 192-193).