Dall'Europa: stop all'immigrazione con la contraccezione
Macron ha spiegato che il problema del mancato sviluppo dell'Africa sono i troppi figli. Il ministro danese Tornaes ha detto che occorre impegnarsi per ridurre le nascite e fermare i flussi immigratori con i contraccettivi. Ma gli africani si ribellano: "Siamo contro l'aborto, quello che ci serve sono aiuti sanitari, alimentari ed educativi"
“Quando dei paesi contano ancora sette o otto figli per donna, puoi decidere di spendere miliardi di euro, ma non stabilizzerai proprio niente”. Così si è espresso durante il recente G20 il presidente francese Emmanuel Macron parlando dell’Africa. L’affermazione ha offeso mezzo mondo, meritando al leader persino l’accusa di razzismo tanto più che poco prima, nella stessa conferenza stampa, Macron aveva osato dire niente meno che quello africano è un problema di civiltà innanzi tutto.
Le sue parole sono state commentate duramente da mass media, blogger e assidui frequentatori di social network. Il presidente Macron però ha detto ben altro, rispondendo ai giornalisti: bastava leggere il testo della conferenza stampa per scoprirlo. Ha infatti spiegato che un Piano Marshall per l’Africa ovvero inondare di denaro il continente non è la soluzione perché i problemi africani derivano da tanti fattori interni: Stati falliti, terrorismo islamico, fondamentalismo violento, traffico di droga, armi, persone, complesse transizioni democratiche e via dicendo. “Il piano Marshall era un piano di ricostruzione – ha detto – la sfida dell’Africa è del tutto diversa e molto più profonda, è una sfida di civiltà, dobbiamo sviluppare politiche molto più sofisticate”.
In sostanza il presidente francese ha detto quello che tutti sanno, anche se molti omettono di parlarne. Dove Macron sbaglia è però nell’includere il fattore demografico tra gli ostacoli allo sviluppo africano. Sbaglia perché ha esagerato con i numeri: le donne africane da tempo hanno smesso di generare 7-8 figli. Il tasso di fecondità è sceso sotto il 3% in Nord Africa e sotto il 5% in Africa subsahariana. Ma sbaglia soprattutto per il fatto che gli africani non sono poveri perché fanno tanti figli. È vero il contrario. Gli africani vogliono avere tanti figli perché sono poveri e abbandonati a se stessi da governi incapaci e irresponsabili, per cui i tassi di mortalità infantile si mantengono elevati e mancano sistemi di assistenza e previdenza sociale affidabili, il che rende indispensabile poter contare sui propri figli.
Senza contare poi che il continente africano per ora è poco popolato: ha 65 abitanti per miglio quadrato, la metà della media mondiale e molto meno rispetto, ad esempio, alle 203 persone per miglio quadrato dell’Asia. Tuttavia Macron non è il solo a considerare la crescita demografica un ostacolo allo sviluppo dell’Africa. L’11 luglio a Londra si è svolta una conferenza internazionale proprio allo scopo di raccogliere fondi nell’ordine di centinaia di milioni di dollari per rendere disponibili i metodi anticoncezionali alle centinaia di milioni di donne che vivono in paesi poveri e ancora non vi hanno accesso, soprattutto in Africa. All’evento non poteva mancare la fondazione di Bill e Melinda Gates. Melinda non ha perso occasione per deplorare i tagli decisi dall’amministrazione Trump alle organizzazioni non governative che includono l’aborto nei servizi offerti alle popolazioni assistite.
La Danimarca è tra gli Stati che hanno aderito all’iniziativa impegnandosi a contribuire con ulteriori 14 milioni di dollari ai prossimi programmi di pianificazione famigliare. Nel mondo ci sono 225 milioni di donne che ancora non hanno accesso a metodi contraccettivi – ha spiegato Ulla Tornaes, ministro danese per la cooperazione allo sviluppo – le gravidanze indesiderate comportano costi umani e sociali enormi nei paesi più poveri del mondo, accrescono i tassi di mortalità materna senza contare che milioni di giovani donne sono costrette per questo a interrompere gli studi. Inoltre l’eccessiva crescita demografica impedisce lo sviluppo di molti Stati. Il ministro Tornaes ha poi dichiarato che ridurre l’aumento della popolazione, in particolare in Africa, grazie ad un maggiore accesso alla pianificazione famigliare e alla contraccezione è un’importante priorità della politica estera del governo danese. Favorire la riduzione delle nascite – ha aggiunto – significa fornire un contributo decisivo allo sviluppo dei paesi poveri. Inoltre costituisce un utile mezzo per limitare i flussi migratori perché “se la popolazione in Africa continuerà a crescere ai ritmi attuali, entro il 2050 gli abitanti del continente raddoppieranno. Quindi la soluzione per ridurre le pressioni migratorie sull’Europa in parte consiste nel ridurre l’elevata crescita demografica in molti Stati africani”.
“Non è con i contraccettivi che usciremo dalla povertà – invano replica la nigeriana Obianuju Ekeocha, fondatrice dell’associazione Culture of Life Africa, Cultura della vita Africa – la stragrande maggioranza degli africani rifiuta l’aborto e con i pochi fondi a disposizione bisognerebbe migliorare la situazione alimentare, idrica, sanitaria e scolastica dei nostri paesi. Quella che voi chiamate lotta per combattere la povertà è in realtà una forma di colonizzazione ideologica”. Culture of Life Africa è nata per difendere la sacralità della vita contro la cultura della morte, spiega la sua fondatrice, siamo entrati in una nuova era, “un’era in cui ogni nuovo bambino africano è considerato un ‘incremento demografico’ invece che un prezioso dono di Dio, un’era in cui alle donne africane si insegna che la loro libertà non viene da Dio, ma da una pillola contraccettiva”.