Dall'Emilia rossa parte la riscossa anti gender
Laici continuamente sotto attacco per la loro testimonianza contro dittatura del gender, relativismo e nichilismo. Le aggressioni alle Sentinelle in piedi e ai gruppi anti aborto di Bologna sono ormai all'ordine del giorno. Ma dall'Emilia parte la riscossa dei cattolici che si rifiutano di essere rinchiusi nelle sagrestia.
L'idea è quella del popolo dietro al suo pastore e mai come di questi tempi il movimento pro life ha bisogno di questa immagine. Laici continuamente sotto attacco per la loro testimonianza contro dittatura del gender, relativismo, laicismo, nichilismo. Le aggressioni alle Sentinelle in piedi sono ormai all'ordine del giorno, come l'assenza di condanna da parte del mondo politico. E così anche gli insulti, e a volte le minacce nei confronti dei gruppi di preghiera davanti agli ospedali contro l'aborto, trattati con sufficienza, se non con ostilità da una parte considerevole della gerarchia cattolica. Il giudizio espresso da monsignor Nunzio Galantino su di loro fa tendenza e poco importa se alla fine il segretario della Cei ha dovuto ricalibrare il tiro, dando la colpa immancabilmente ai giornalisti: l'impressione è che a dare testimonianza contro la dittatura del relativismo ci si scotti sui carboni ardenti.
Ma quella che arriva dall'Emilia è forse una spia significativa che non tutti hanno alzato bandiera bianca contro una battaglia da combattere soprattutto con armi sempre più culturali e sempre meno clericali. A Bologna e Modena ad esempio il 3 agosto scorso i militanti dell'associazione Giovanni XXIII, che promuovono da 15 anni i Rosari davanti agli ospedali Sant'Orsola-Malpighi e al Policlinico di Modena hanno ricevuto la lettera forse più gradita, dopo una scia interminabile di accuse e intimidazioni. È una lettera, scritta di suo pugno, dal cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Emilia Romagna. Una prosa asciutta e per nulla imbarazzata. E soprattutto un invito a continuare nella battaglia. Se è vero che dove abbonda il peccato sovrabbonda la grazia, è in Emilia che si possono osservare le migliori dinamiche di rivoluzione e controrivoluzione: da una parte una Regione che non perde occasione per riaffermare i principi dominanti della violazione del diritto naturale, vedi il caso della fecondazione eterologa e dei matrimoni gay, peraltro aiutata dai giudici. Dall'altra parte un popolo che sembra sempre più ritrovarsi attorno ai suoi pastori. «Desidero esprimere la mia totale approvazione e condivisione della vostra bella testimonianza davanti al S.Orsola-Malpighi», dice Caffarra rivolgendosi al gruppo di preghiera nato dal carisma di don Oreste Benzi. «Il segno più chiaro che in quel gesto significate l'amore di Gesù verso i più piccoli sono le varie contestazioni a cui siete soggetti. Mai in maniera così tanto chiara si manifesta il tentativo di chiudere i cristiani nelle sagrestie, di rendere del tutto irrilevante la loro testimonianza della preziosità incomparabile di ogni persona umana».
Al motto dunque di «uscite dalle sagrestie», Caffarra ha sentito il bisogno di confortare un'opera di testimonianza unica e insostituibile. Poi l'auspicio: «Vi prego di continuare nei modi che riterrete più opportuni, ma senza perdere la vostra visibilità. Non abbiate paura. Cristo è più forte, ha vinto il mondo. Ed infine, ma non dammeno desidero ringraziarvi per l'edificazione che ci offrite». Fuori dalle sagrestie e visibilità: due parole d'ordine che sembrano stonare con il tentativo di ridurre ad esperienze “private” e di pochi integralisti, una testimonianza coraggiosa e disinteressata contro il delirio dell'aborto. Il gesto di Caffara si presenta dunque come una mano tesa nei confronti del movimento pro life. Lui che in battaglia c'è da tempo. Caffarra conosce le critiche del mondo e anche delle gerarchie ecclesiastiche e le conosce proprio dall'interno.
Quando venne designato dal futuro San Giovanni Paolo II preside dell'Istituto per Studi su Matrimonio e Famiglia, uno dei tanti lasciti profetici lasciatici da Woytjla, Caffarra venne fatto oggetto di pesanti critiche. Critiche a cui Giovanni Paolo II – come rivela il libro di Stanislaw Grygiel Dialogando con Giovanni Paolo II (Cantagalli, 2013) – rispondeva: «Dio lo ricompenserà per quello che dovrà sopportare». Un segno dunque. Ma un segno che in Emilia sta facendo scuola.
A Ferrara il combattivo arcivescovo Luigi Negri ha già annunciato che parteciperà pubblicamente ad uno dei Rosari che vengono recitati davanti all'ospedale di Cona. E a Carpi il settimanale diocesano nostro tempo ha scritto un lungo articolo a difesa della preghiera davanti alle cliniche perché «Maria era ai piedi della croce e pregava, non faceva altro». Se non è una rinascita cristiana nell'Emilia rossa, è comunque un segno che la battaglia prosegue con una convinzione maggiore.