Dal finanziere alla sindacalista, l'economia del governo Trump
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Alla guida dell'economia Usa, Trump sceglie un ex uomo di Soros, Scott Bessent. Al lavoro la campionessa del sindacato degli autotrasportatori Lori Chavez-DeRemer. Un castiga-burocrati al Bilancio: Russell Vought (Progetto 2025). Una fedelissima all'Agricoltura. Pam Bondi rimpiazza Gaetz.
Nell’ultimo fine settimana, il presidente eletto Donald Trump ha riempito le caselle che mancavano per completare il suo futuro governo federale. E, stando alle nomine al Tesoro e agli altri ministeri economici, possiamo prevedere un altro aspetto importante della futura politica degli Usa da qui al 2028. Scott Bessent sarà al Tesoro (equivalente del nostro Ministero dell’Economia e Finanza), Russel Vought al Bilancio, Brooke Rollins all’Agricoltura e Lori Chavez DeRemer al Lavoro. Sono tutti fedelissimi del presidente eletto, anche se la scelta di Bessent ha provocato una prima crepa nel rapporto sinora idilliaco fra Trump ed Elon Musk, che aveva posto il suo personale “veto” su quel nome.
Scott Bessent ha infatti lavorato per il nemico, cioè per George Soros, anche in tempi recentissimi, con un ruolo strategico di grande investitore. Di solida formazione accademica, Bessent è uno storico dell’economia e docente all’Università Yale. Come investitore, dopo aver lavorato per Soros si è messo in proprio fondando il Key Square Capital Management, un fondo investimento che ha realizzato ottimi risultati negli ultimi anni. Ex finanziatore dei Democratici, proprio come il suo ex datore di lavoro, ultimamente si è convertito alla causa di Trump, per contestare la politica di forte indebitamento dell’amministrazione Biden.
Nella sua prima intervista, subito dopo essere stato nominato, Bessent ha dichiarato che la sua priorità politica sarà quella di trasformare in realtà promesse di Trump sul taglio delle tasse. Renderà permanenti i tagli del primo mandato ed eliminerà le tasse su mance, prestazioni sociali e straordinari. La sua strategia politica è quella che chiama “3-3-3”, che non è uno schema di calcio, ma una politica che consiste nel taglio del deficit di bilancio del 3% entro il 2028, una promessa di crescita del Pil del 3% (tramite deregulation e taglio delle tasse) e la produzione di 3 milioni di barili di petrolio al giorno. È una politica ispirata indirettamente alla strategia delle “tre frecce” dell’ex premier giapponese Shinzo Abe.
La scelta per il segretario al Bilancio, invece, fa già tremare le vene ai polsi dei Democratici: Russell Vought, ex capo dell’Ufficio Budget nella prima amministrazione Trump, è il fondatore sia del Centro per il Rinnovamento Americano, un think tank conservatore che combatte la Teoria critica della razza (leggasi: il marxismo applicato alla questione razziale), sia uno dei coordinatori del Progetto 2025, del think tank Heritage Foundation, cioè il piano per rimpiazzare tutte le burocrazie di Washington. Quel che i Democratici temono, dunque, è che il nuovo segretario al Bilancio faccia un repulisti generale nelle burocrazie del governo federale. Ed è esattamente il motivo per cui Trump lo ha nominato.
Viene da una storia opposta Lori Chavez-DeRemer, nuova segrataria del Lavoro, ex sindaco nell’Oregon e poi Rappresentante al Congresso. È espressione dei sindacati degli autotrasportatori vicini a Trump, in uno Stato fortemente democratico quale è l’Oregon ed è dunque la donna al prossimo governo più in sintonia con il voto operaio, già espresso dalla scelta di JD Vance alla vicepresidenza.
Brooke L. Rollins è invece un’altra fedelissima del presidente eletto, a capo dell’America First Institute, dunque del think tank che ha preparato sia la filosofia che la strategia di governo di Trump.
Queste nomine giungono dopo la soluzione del primo grave intoppo nel nuovo governo: Matt Gaetz, che era stato nominato Procuratore Generale (equivalente del Ministro della Giustizia da noi) si è ritirato perché travolto da troppi scandali, soprattutto sessuali, anche se le accuse nei suoi confronti erano già cadute. È stato sostituito con Pam Bondi, procuratrice generale della Florida, altra fedelissima che si è battuta in difesa di Donald Trump, sia nelle cause di impeachment che nei quattro processi che lo riguardavano. Come Gaetz prima di lei, si è sempre opposta apertamente all’uso politico della giustizia da parte dei Democratici. Ma contrariamente a Gaetz il suo curriculum è specchiato e non è attaccabile. Anche i Rappresentanti e i Senatori repubblicani si dichiarano già disposti a votarla a gran maggioranza.