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il caso

Cuba offre alla Cina una base per spiare gli Usa

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Il regime castrista avrebbe firmato un accordo con il regime di Pechino in base al quale la Cina potrebbe dispiegare mezzi e risorse di spionaggio elettronico sull'isola caraibica, a meno di 200 chilometri dalla terraferma statunitense. Cuba riceverebbe in cambio miliardi di dollari. L'amministrazione Biden non conferma, ma la tensione si alza. 

Esteri 10_06_2023

La logica di guerra è in campo anche tra Cina e Usa. Ebbene la Cina muove pesantemente verso Cuba, con la tacita complicità o finta superficialità europea. La notizia è delle scorse ore, il nuovo obiettivo della Cina a Cuba sarebbe quello della creazione di un centro di spionaggio elettronico sull'isola, un avamposto per spiare con attenzione gli Usa, dopo la farsa dei palloni areostatici spie, prima tollerati e poi abbattuti da Biden lo scorso febbraio.

Il regime castrista avrebbe firmato un accordo con il regime di Pechino in base al quale la Cina potrebbe dispiegare mezzi e risorse di spionaggio elettronico a meno di 200 chilometri dalla terraferma statunitense. Secondo il Wall Street Journal, sull'isola caraibica verrebbe allestito un centro operativo cinese per intercettare le comunicazioni a livello regionale. Per l'installazione di questa infrastruttura, di cui non sono stati forniti né l'ubicazione né ulteriori dettagli, Cuba riceverebbe in cambio "miliardi di dollari".

La struttura proposta dai due regimi è stata paragonata a una postazione di ascolto costruita a Cuba dall'Unione Sovietica durante la Guerra Fredda e permetterebbe alle spie cinesi di accedere alle comunicazioni tra le basi militari nel sud-est degli Stati Uniti. Secondo quanto riportato dal NYTimes, la Cina ha già una presenza militare e una possibile installazione di radar di sorveglianza a Cuba, a Bejucal, una città a sud della capitale L'Avana. 

Il viceministro degli Esteri cubano Carlos Fernández de Cossío ha dichiarato in un comunicato, ripreso da molteplici mass media internazionali, che si tratta di "informazioni infondate", "calunnie" e "falsità" volte a giustificare le sanzioni statunitensi contro Cuba e a destabilizzare l'isola. Ha aggiunto che il regime cubano rifiuta "qualsiasi presenza militare" in America Latina e nei Caraibi, compresa quella statunitense a Guantánamo (Cuba orientale).

Pechino non ha rilasciato alcun commento ufficiale sulle informazioni pubblicate, ma il presunto accordo con Cuba non sarebbe altro che una risposta specchio delle azioni compiute dagli Stati Uniti che si intromettono in modo irresponsabile nel proprio "cortile di casa", tra cui la navigazione di navi da guerra attraverso lo Stretto di Taiwan o il sorvolo di aerei militari nel Mar Cinese Meridionale.  

Non possiamo dimenticare che il presidente cinese Xi Jinping lo scorso fine gennaio aveva approfittato del vertice della Comunità degli Stati dell'America Latina e dei Caraibi (Celac), tenutosi a Buenos Aires, per invitare con un caloroso video messaggio gli Stati membri della organizzazione latino americana a entrare in una "nuova era" di cooperazione con Pechino. In un discorso video proiettato durante il vertice, Xi aveva affermato che la Cina è "pronta a continuare a lavorare con i Paesi dell'America Latina e dei Caraibi per aiutare e progredire insieme, e sostenere la pace, lo sviluppo, l'equità, la giustizia, la democrazia e la libertà". 

Per certo sappiamo che un'installazione di spionaggio sulle coste di Cuba consentirebbe a Pechino di raccogliere le comunicazioni elettroniche dal sud-est degli Stati Uniti, dove si trovano molte basi militari americane, di monitorare il traffico navale e sorvegliare il quartier generale del Comando Centrale degli Stati Uniti che ha sede a Tampa (Florida) e Fort Liberty, ex Fort Bragg, la più grande base militare statunitense che si trova nella Carolina del Nord.

Al momento l’Amministrazione Biden ha negato di essere a conoscenza o ritenere fondate le notizie di un tale accordo e della costruzione di una base cinese di spionaggio sulle coste cubane, tuttavia è chiaro che se anche ne fosse a conoscenza, non sbandiererebbe ai quattro venti questo potenziale pericolo alla sicurezza nazionale.

L’Europa dei diritti e delle libertà, quella che sbandiera ad ogni sospiro la propria purezza nei difendere i valori è stata da anni totalmente disinteressata, almeno nelle azioni diplomatico commerciali guidata dalla Commissione europea, verso le migliaia di manifestanti che si erano opposti alla stretta illiberale del governo cubano nel 2021 e dei 909 dissidenti che rimangono in cella senza alcun diritto riconosciuto, lo dice un recentissimo report della organizzazione ‘Justicia11J’ nemmeno quello di un equo processo.

Nonostante queste evidenti prove a consolidare violazioni di ogni diritto, l’Alto rappresentante della politica estera della UE e Vicepresidente della Commissione Josep Borrell, a cui di fatto è stato relegato ogni rapporto con il regime cubano, dal 25 al 27 maggio scorso, era a Cuba ad esortare il governo comunista a "rafforzare" le sue relazioni con l’Europa che è il principale partner commerciale e investitore dell'isola, "nonostante tutte le limitazioni" imposte dall'embargo statunitense, in vigore dal 1962.

Borrell durante la visita ha annunciato la creazione di un fondo di 14 milioni di euro a sostegno delle piccole imprese locali per solidificare ulteriormente il rapporto di reciproco rispetto, oltre ad assicurare l’impegno di Cuba nel rispetto dei diritti umani. Le parole di Borrell a Cuba seguono di qualche giorno l’impegno che Russia e Cuba preso con la firma di accordi economici in una dozzina di settori durante il quale il presidente Miguel Díaz-Canel ha giurato il "sostegno incondizionato" alla Russia "nel suo confronto con l'Occidente".

Vi pare normale che la Commissione ed il suo Alto Rappresentante spendano decine di milioni dei nostri soldi per sostenere la repressione del regime comunista cubano e gli affari strategico militari di Cuba con Russia e Cina? E’ Borrell o l’intera Commissione che fa il ‘gioco delle tre carte’ con i nostri soldi e sulle nostre teste?