Croazia, strada in salita per il presidente Josipović
Ivo Josipović, presidente uscente, post-comunista, ha superato la sua principale rivale di centro-destra di 1,22 punti percentuali. Ora rischia di perdere, a causa dell'impopolarità del governo di centro-sinistra. Ma il voto, fra astensione e protesta alle stelle, rivela un diffuso malcontento. Ora si attende il ballottaggio.
Nonostante il forte maltempo che ha colpito il paese, invogliando molti a restare a casa, e la forte astensione dovuta alla sfiducia di molti nelle Istituzioni, il primo turno delle elezioni presidenziali croate del 28 dicembre si è distinto per una serie di risultati inattesi.
Infatti, sebbene il presidente uscente e candidato del Sdp (Partito Socialdemocratico Croato) Ivo Josipović sia riuscito a superare la sua principale avversaria Kolinda Grabar-Kitarović dell’Hdz (Unione Democratica Croata), per il centro-sinistra si tratta di una vittoria a metà. Diversamente dalle aspettative, i due candidati sono separati solo dall’1,22% dei suffragi (38,46% a 37,22%), elemento che non solo rende più difficile la riconferma dell’attuale Capo di Stato, che dovrà impegnarsi in un difficile ballottaggio, ma che galvanizza anche la leader del centro-destra, convinta che il distacco sarebbe stato maggiore.
In ogni caso, la vera sorpresa di questa tornata elettorale è sicuramente rappresentata dal terzo posto ottenuto, con il 16,42% dei consensi, dall’attivista 25enne Ivan Sinčić, leader di Živi Zid, un’associazione che si occupa della lotta agli sfratti alle famiglie in difficoltà a causa della generalizzata difficoltà economica del paese. Ultimo classificato è giunto Milan Kujundžić, candidato della destra, che con il 6,30% dei voti è lontano dall’obiettivo dichiarato di sfondare quota 10%.
Secondo la maggior parte dei quotidiani locali, comunque, questo primo turno di votazioni ha lanciato dei chiari messaggi a tutti i partecipanti e, più in generale, ha espresso il grande disagio del Paese. Infatti, se all’astensione, che ha raggiunto il 52,86%, si aggiungono i voti di protesta dati al più giovane dei candidati, si nota che i partiti tradizionali di centrosinistra, centrodestra e destra sono riusciti a mobilitare poco meno del 31% degli aventi diritto. Questi dati, inoltre, confermano la scarsa fiducia di cui gode l’esecutivo targato Sdp di Zoran Milanović che, addirittura, secondo alcuni articolisti del Jutarnji List sarebbe la ragione sia dello scarso risultato di Josipović sia della buona prestazione della Grabar-Kitarović. A tal proposito, alcuni commentatori arrivano a dire che la vittoria si deciderà in base alla capacità dei candidati al ballottaggio di distanziarsi sia dalle politiche governative che, paradossalmente, dalla linea seguita dal Capo di Stato durante il mandato che si sta per concludere.
E’ certo, comunque, che la corsa dei due ultimi sfidanti rimasti in gara non si è fermata neanche per un istante, poiché entrambi hanno già iniziato ad organizzare la raccolta dei voti necessari a trionfare. Se, come affermano quasi tutti i media croati, la Grabar-Kitarović potrà contare quasi sicuramente sull’appoggio degli elettori di Kujundžić e, attaccando ancora l’attuale esecutivo, anche su nuovi appoggio nel Centro, la strada per l’attuale Presidente è tutta in salita. Come afferma ironicamente Ante Gugo di Politikaplus.com, ad esempio, la vittoria di Josipović sarebbe possibile solo se il Primo Ministro e i suoi collaboratori andassero a fare una vacanza sulla neve lontano dai microfoni e dalle telecamere. Posto che tale condizione non si verificherà, egli dovrà sicuramente tentare di avvicinare le proprie posizioni a quelle dei tanti elettori di Sinčić, nonché di convincere gli astensionisti a recarsi alle urne per scongiurare la vittoria dell’Hdz. La chiave di volta, quindi, sembra proprio stare nella posizione che prenderà il leader di Živi Zid che, tramite la sua pagina Facebook, ha invitato i suoi sostenitori ad andare a votare al ballottaggio scrivendo il suo nome sulla scheda in segno di protesta. Tale soluzione, però, pare non piacere a tutti, tanto che è facile leggere commenti di utenti che invitano a prendere seriamente le elezioni e ad esprimersi per uno dei due candidati rimasti.
In conclusione, pare difficile prevedere chi possa trionfare. Certo è che il Presidente uscente deve necessariamente dare una svolta alla propria campagna elettorale, criticata da alcuni a causa della scarsa incisività dimostrata sui temi fondamentali per la gente comune (fra i quali svetta ovviamente il problema della disoccupazione), e cercare di capire le ragioni che l’hanno portato a vincere solo in 7 “regioni” su 20 e nella capitale Zagabria. La Grabar-Kitarović, dal canto suo, ha un compito più agevole, poiché può sparare a zero su un Governo malvisto dalla popolazione (cosa che, ovviamente, Josipović non può fare essendo membro dello stesso partito del Primo Ministro) e può contare sul voto dei croati all’estero, fra i quali ha raggiunto il 77% dei consensi. Tale risultato plebiscitario ha infastidito non pochi elettori, che in molti casi hanno utilizzato i social networks per accusare i propri connazionali non residenti in Patria di non conoscere i problemi del paese e di votare solamente su base ideologica.