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CRISTIANI

Cristiani uccisi, arrestati, in fuga: più di 100 milioni

"Perseguitati. Cristiani e minoranze nella morsa fra terrorismo e migrazioni forzate" è il titolo del nuovo Dossier pubblicato da Caritas Italiana sugli oltre 100 milioni di cristiani vittime di discriminazioni, persecuzioni e violenze messe in atto da regimi totalitari o adepti di altre religioni nel mondo. 

IL DOSSIER DELLA  CARITAS

 

Libertà religiosa 31_07_2015
Chiesa in Iraq bruciata dagli islamisti

 Non è solo lo Stato Islamico a perseguitare i cristiani e violenze e discriminazioni contro chi crede in Cristo non sono certo limitate a Siria e Iraq. Sono infatti oltre 100 milioni i cristiani vittime nel mondo di discriminazioni, persecuzioni e violenze messe in atto da regimi totalitari o adepti di altre religioni secondo quanto denunciato dal dossier "Perseguitati: cristiani e minoranze stretti nella morsa fra terrorismo e migrazioni forzate” pubblicato dalla Caritas Italiana. Un documento che evidenzia situazioni tragiche, alcune delle quali ben poco trattate dai media. Solo in Corea del Nord, governata dal sanguinario regime comunista di Kim Jong-un, ci sono tra 50 e 70 mila cristiani rinchiusi in campi di detenzione a causa della loro fede.

Violenze e discriminazioni sono invece all’ordine del giorno in quasi tutti i Paesi islamici o maggioranza musulmana: soprattutto in Somalia, Iraq, Siria, Afghanistan, Sudan e Iran, dove i cristiani sono perseguitati con maggiore intensità. Ma anche in Indonesia (il più popoloso Paese islamico con oltre 200 milioni di abitanti) e in India dove conversioni forzate e persecuzioni sono attuate tanto da estremisti islamici quanto da quelli induisti. «Il numero dei cristiani perseguitati al mondo oscilla tra i 100 e i 150 milioni. Questa cifra, in continuo aumento, fa del cristianesimo la religione più perseguitata del pianeta». Cosi, ricorda il rapporto della Caritas – disse il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, in occasione del cinquantesimo anniversario dell’enciclica Pacem in Terris nell’ottobre 2013. Purtroppo, nel corso di quasi due anni la situazione dei cristiani nel mondo ha subito un ulteriore peggioramento.

Da novembre 2013 al 31 ottobre 2014 il rapporto della Caritas si calcola che i cristiani uccisi per ragioni strettamente legate alla loro fede sono stati 4.344, mentre le chiese attaccate per la stessa ragione sono state 1.062. Una barbarie che peraltro colpisce molte altre minoranze religiose ed etniche e che rivela un preoccupante aumento dell'intolleranza. Specie in Medio Oriente, teatro dei conflitti in Siria e in Iraq e della presenza delle milizie dello Stato Islamico che un anno fa conquistarono Mosul determinando l’inizio di un esodo che in poche settimane ha coinvolto oltre un milione di persone costretti a rifugiarsi nella regione irachena del Kurdistan: cristiani, yazidi e altre minoranze, accolte in particolare nella regione di Erbil, Dohuk e Zakho. Con gli sviluppi bellici la situazione si è ulteriormente aggravata con nuove ondate di sfollati verso la regione del Kurdistan. «La Chiesa locale si è subito mobilitata dando accoglienza nei cortili, nelle chiese e in ogni spazio disponibile», sottolinea il direttore di Caritas Italiana, don Francesco Soddu, che insieme al segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, lo scorso ottobre ha visitato i ampi profughi a Erbil. La Chiesa italiana aveva già promosso una giornata di preghiera, il 15 agosto, giorno dell'Assunzione e papa Francesco è più volte tornato sulla questione. Dopo la missione, l'impegno di Caritas Italiana si è concentrato su progetti di assistenza nelle diocesi di Erbil e Dohuk con un programma di gemellaggi per oltre un milione di euro a favore di 13 mila famiglie di cristiani e della minoranza degli yazidi, costrette a fuggire dai loro luoghi di residenza.

Del resto, l’esodo dei cristiani dall’Iraq e da tutto il Medio Oriente è in atto da oltre dieci anni e prese il via con il consolidarsi della presenza di al-Qaeda e dei gruppi jihadisti sunniti nell’Iraq dopo la caduta di Saddam Hussein in seguito all’invasione anglo-americana. Del milione di cristiani che viveva in Iraq nel 2003 oggi ne sono rimasti non più di 400 mila, forse ancor memo ne restano in Siria dove prima della guerra le diverse comunità cristiane contavano 1,8 milioni di abitanti, il 10 per cento della popolazione nazionale anche se il rapporto della Caritas valuta che cristiani e altre minoranze vengano perseguitasti in Siria per il loro ruolo politico nel conflitto in atto a sostegno del regime di Assad e non in funzione del loro credo religioso. Una valutazione discutibile dal momento che le minoranze (curdi inclusi) affiancano le forze governative perché il regime di Assad ha sempre garantito quella libertà di culto che mai concederebbero i miliziani sunniti (salafiti, Fratelli Musulmani, qaedisti e Stato Islamico) sostenuti dalle monarchie del Golfo, dalla Turchia e dallo stesso Occidente. Basti vedere con quale cieco fanatismo viene imposta la sharia più rigida nei territori siriani “liberati” dai ribelli.

Qualche giorno un reportage sul magazine del New York Times si chiedeva se «assisteremo alla fine del cristianesimo in Medio Oriente». Domanda più che legittima anche se si segnala, in Iraq come in Siria, la costituzione di brigate di combattenti cristiani intenzionati a liberare città e villaggi occupati dallo Stato Islamico. Molti cristiani combattono con le forze di Assad e con i curdi con l’obiettivo di sconfiggere i jihadisti sunniti che hanno sequestrato case, distrutto chiese rapito donne e bambini. Molti analisti valutano che anche dopo la sconfitta dell’Isis per i cristiani ci sarà sempre meno spazio in un Medio Oriente travolto dal settarismo alimentato dallo scontro tra sciiti e sunniti, destinato probabilmente a svilupparsi per molti anni. Del resto, non c’è dubbio che a discriminare i cristiani sono soprattutto gli islamici. Il rapporto della Caritas non lo dice esplicitamente ma dei 50 Paesi dove i cristiani subiscono maggiori violenze ben 38 sono musulmani.

Certo non mancano le eccezioni quali Cina, Vietnam, India, Nord Corea, e Laos ma nel mondo sono soprattutto gli Stati musulmani a perseguitare le minoranze, quelle cristiane in testa. Al di là del rapporto della Caritas e delle valutazioni del New York Times resta un altro dato incontrovertibile quanto inquietante. Se violenze, guerre e discriminazioni stanno cacciando i cristiani dal Medio Oriente e in generale dal mondo islamico, immigrazione selvaggia e lassismo dei nostri governanti stanno favorendo l’aumento esponenziale dei musulmani in Europa. Difficile considerarla una buona notizia.