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CHIESA IN USCITA

Cresce il numero dei cattolici nel mondo. Ma pesano meno

Cresce il numero dei cattolici nel mondo, che sono quasi 1 miliardo e 300 milioni. Ma in rapporto alla popolazione mondiale, in percentuale, pesano meno che in passato. E crescono più lentamente. C'è poi una diminuzione dei sacerdoti religiosi e una crisi di vocazioni che completano il quadro. L'Africa è l'unica felice eccezione.

Ecclesia 15_06_2018
Cattolici in Africa

Cresce il numero dei cattolici nel mondo, che sono quasi 1 miliardo e 300 milioni. E questa è una buona notizia che è stata ampiamente diffusa dai media, sia laici che religiosi. E’ ricavata dai numeri dell’Annuario Statistico della Chiesa riferito al 2016, presentato assieme all’Annuario Pontificio 2018. Un esame più approfondito del documento, tuttavia, rivela novità non altrettanto positive. Perché se è vero che, in termini assoluti, il numero dei cattolici nel mondo cresce, in proporzione alla crescita della popolazione mondiale i cattolici “pesano” meno. E crescono più lentamente. Non dappertutto allo stesso modo: è soprattutto l’Africa che tiene viva la fiamma del cattolicesimo, registrando la più rapida crescita in tutto il mondo.

Secondo i dati dell’Annuario: “I cattolici battezzati nel pianeta sono passati da 1.285 milioni nel 2015 a 1.299 milioni nel 2016, con un aumento complessivo relativo pari all’1,1%”. Ma, appunto, “Tale aumento risulta inferiore a quello medio annuo rilevato nel corso del periodo 2010-2015 (1,5%); ed ancora tale crescita è di poco inferiore a quella della popolazione mondiale fra il 2015 e il 2016; di modo che la presenza relativa dei cattolici battezzati non diminuisce che di pochi millesimi: si passa da 17,73 cattolici per 100 abitanti nel 2015 a 17,67 nell’anno successivo”. Se dunque il dato grezzo, assoluto, mostra un aumento numerico dei cattolici nel mondo, quello relativo alla popolazione mondiale è statico, anzi in leggera diminuzione. Cresce la popolazione mondiale, non quella cattolica. E in prospettiva, il ritmo di crescita della popolazione è decrescente.

L’Africa è l’eccezione, come si può vedere da queste statistiche: il continente nero raccoglie il 17,6% dei cattolici dell’intero pianeta “e si caratterizza per una diffusione della Chiesa cattolica assai dinamica: il numero dei cattolici passa da poco più di 185 milioni nel 2010 agli oltre 228 milioni nel 2016, con una variazione relativa pari al 23,2%”. Oltre oceano, “Si consolida la posizione dell’America quale continente a cui appartiene il 48,6% di fedeli battezzati del mondo. Di questi il 57,5% risiede nell’America del Sud (il 27,5% nel solo Brasile che si conferma il paese con la più alta consistenza di cattolici al mondo), il 14,1% nell’America del Nord e il restante 28,4% nell’America Centrale”. Invece, al di qua dell’oceano: “L’Europa, pur ospitando quasi il 22% della comunità cattolica mondiale, si conferma l’area meno dinamica, con una crescita del numero dei cattolici nel periodo 2010-2016 pari ad appena lo 0,2%”. Mentre è in crescita anche l’Asia: “con un peso di oltre il 60% della popolazione del pianeta, si mantiene attorno all’11% circa per tutto il periodo”. Quindi assistiamo a fenomeni diversissimi. A un cristianesimo cattolico in piena espansione in Africa nera, un intero continente che si sta convertendo. E invece un’Europa stagnante, sia nella crescita demografica che nell’aumento del numero di battezzati.

Anche per quanto riguarda i pastori, sono in crescita in Africa, ma in calo in tutto il resto del mondo: “I sacerdoti religiosi, salvo qualche eccezione di incremento come l’Africa, l’area asiatica sud orientale e l’America Centro Continentale, sono in generale decrescita numerica con punte di qualche rilievo, nel Nord America ed in Europa. Di contro, i sacerdoti diocesani mostrano una tendenza opposta: qui le aree di decrescita, limitate al Nord America, all’Europa e in misura molto minore in Oceania, costituiscono l’eccezione di una situazione di generale crescita anche se in qualche caso piuttosto blanda”.

In prospettiva, la diminuzione di sacerdoti sarà ancor più notevole, perché calano le vocazioni: “si passa da 116.843 seminaristi maggiori del 2015 ai 116.160 del 2016 (683 unità in meno, pari a 0,6%); il tasso di vocazione (seminaristi per 100.000 cattolici) regredisce, da 9,09 a 8,94. A livello territoriale l’America (specialmente quella Meridionale) risulta essere il continente con il più basso tasso di vocazione (5,13 seminaristi per 100.000 cattolici); l’Europa segue da vicino con un quoziente pari a 6,17”. In termini relativi: “Nel mondo, tra il 2010 e il 2016, si registra una diminuzione di 2.830 seminaristi maggiori che è la risultante dell’aumento di 1.061 seminaristi del periodo 2010-2012 e del calo di 3.891 unità del successivo periodo”. Anche qui, però, l’Africa fa eccezione: “In tale continente, infatti, il numero dei seminaristi maggiori è costantemente cresciuto con un incremento assoluto dal 2010 al 2016 di 3.538 unità”.

Due le conclusioni possibili. La prima è che il futuro del cristianesimo si giocherà soprattutto in Africa. La conversione del continente potrebbe cambiare anche il modello di sviluppo di quella che è tuttora il fanalino di coda del mondo, da tutti i punti di vista. Conversione, fra l’altro, tutt’altro che facile: è solo così che si spiega l’impennata di violenza dell’islam radicale, che fa proseliti anche “con la spada”, nelle stesse aree in cui il cattolicesimo di diffonde.

La seconda conclusione è che nel resto del mondo cattolico c’è un problema, soprattutto in Europa e in America Latina, dove si registrano i più bassi tassi di crescita del cattolicesimo e i più bassi tassi di vocazioni. Ed è un problema legato alle chiese locali, al loro modus operandi, evidentemente. Forniscono servizi sociali, a beneficio della società, sicuramente. Ma evidentemente hanno perso quello slancio a convertire che è alla base di ogni chiesa sana. Vengono incontro a chi cattolico non è, ma non gli portano efficacemente la testimonianza della Chiesa. Il Papa continua a sottolineare che la Chiesa debba “uscire”, debba andare verso le periferie. Ora le periferie sono i continenti tradizionalmente cattolici, il vecchio continente e proprio quella “fine del mondo” da cui arriva Francesco.